Set 102018
 

Da anni si continua a parlare del grafene e delle sue incredibili proprietà, ma di applicazioni pratiche ancora poche e ristrette ad alcuni settori militari, sportivi e di bricolage. Il problema è legato alla enorme difficoltà per lavorarlo, agli ingenti costi di produzione e alla difficoltà di realizzarlo in grandi quantità.

Adesso iniziano a vedersi i primi prodotti in cui il sottilissimo strato di carbonio inizia a evidenziare tutte le sue potenzialità.

La Vollebak, una start-up britannica, ha lanciato sul mercato una linea di abbigliamento sportivo utilizzando per la prima volta il grafene. Il risultato di questo utilizzo è un giubbotto reversibile, risultato dell’unione con il nylon ad alta resistenza. Il grafene è assolutamente impermeabile, ma al tempo stesso traspirante. Questo perché la distanza tra le sue molecole è talmente ridotta da impedire il passaggio di quelle dell’acqua. Il risultato è un tessuto che consente una perfetta termoregolazione corporea e una distribuzione del calore uniforme su tutta la superficie. Anzi a detta dei produttori, se il lato con lo strato di grafene viene posto al sole, questo accumula il calore rilasciandolo gradualmente dando la piacevole sensazione di tepore come quando si indossa un piumone ma con un tessuto molto meno spesso e infinitamente più leggero.

Gli scienziati della Vollebak sul loro sito chiamano tutti a partecipare alla sperimentazione con questo nuovo prodotto per essere partecipi dell’evoluzione che, probabilmente, si chiamerà “era del carbonio”. Il nylon non può condurre il calore, ma unito con uno strato sottilissimo di grafene da un solo lato, si. Nasce così una nuova combinazione che rende possibili cose che sugli indumenti erano solo immaginabili. Leggerissimo, assolutamente impermeabile, traspirante, accumulatore di calore su di un lato, con i colori naturali dei due materiali, tasche con tagli laser senza cuciture assolutamente impermeabili. Data l’alta conduttività del grafene, si è deciso di aumentare la resistenza elettrica al tessuto per lasciarlo conduttivo ma non pericoloso per le persone che lo indossano. Allo stato originale, se si fosse collegato un lato della giacca con una sorgente elettrica, collegando una lampadina dall’altro lato questa si sarebbe accesa. La giacca è inoltre in grado di disperde grandi quantità di umidità, facendo sudare di meno o termo-regolando il corpo in maniera più rapida e efficace di ogni altro tessuto, ma purtroppo ancora non è chiaro il meccanismo con cui questo fenomeno avviene.

Ma i benefici del grafene non sono finiti qui: è batteriostatico, ossia i batteri non possono crescere o riprodursi sulla sua superficie, è anallergico e antistatico e inoltre atossico. Quindi, essendo un tessuto sportivo, non sarà fonte di sudore e cattivi odori.

Il costo è elevato, circa 700 euro, ma la difficoltà sull’uso del grafene in questo momento è proprio il processo produttivo estremamente costoso.

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Dic 112015
 
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La tecnologia, l’innovazione e la ricerca si spingono ogni giorno più a fondo per creare nuovi oggetti che possano rendere migliore la nostra esistenza e il nostro quotidiano. L’ultima fantasiosa creazione la dobbiamo ad una giovane architetto e design, Behnaz Farahi abituata ad esplorare le potenzialità offerte dall’interazione tra l’ambiente e il corpo umano.

I suoi studi e le sue realizzazioni spaziano a tutto campo, ma questa volta ha dato vita “letteralmente” ai vestiti, creando quello che lei stessa ha chiamato “Caress of the Gaze”, ossia un vestito vivente che reagisce agli sguardi comportandosi come una seconda pelle sul corpo di chi lo indossa.

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Lo studio è ispirato alla flessibilità della pelle e per la prima volta vengono utilizzate particolari stampanti 3D in grado di applicare materiali diversi per zone diverse, creando così un tessuto caratterizzato da densità che cambiano in base alle aree del corpo. Per cui si avranno zone con densità maggiore e zone con densità minore, proprio come la nostra pelle. Per rendere realistico il movimento, la designer, ha studiato anche un sistema di azionamento che prende spunto dai muscoli del corpo umano, attraverso un sistema di attuatori in lega capaci di riprodurre le sinuosità e l’ondulamento della pelle durante il movimento. Il tutto è collegato con un sistema ottico in grado di registrare sesso, età e orientamento dello sguardo di chi sta di fronte all’abito, in modo da impartire specifici ordini al sistema di movimento dei tessuti artificiali.

Questo sistema complesso, rende il nuovo abito capace di reagire a stimoli, sensazioni. Viene reinventato il concetto stesso di abito. E’ un nuovo modo di relazionarsi tra soggetto e ambiente che ci circonda, un ribaltamento del concetto stesso di rapporto tra uomo e ambiente.

Questa innovazione apre enormi spazi al design e ad un approccio tecnologico nella moda, che fornisce nuovi strumenti creativi agli stilisti, veri alchimisti della sperimentazione.

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