Set 192019
 

Spesso veniamo informati dei media sulle condizioni non proprio ottimali delle nostre strade. Buche, manto stradale non idoneo alla carrabilità, cedimenti. Da anni si cerca una soluzione al problema utilizzando nuove miscele di asfalto capaci di resistere sempre di più all’usura, all’azione degli agenti atmosferici e a tutte quelle azioni meccaniche che tendono a modificarne la condizione iniziale.

Forse la soluzione a questo problema giunge proprio dall’Italia, dove Interchimica, un’azienda italiana leader mondiale nello sviluppo di soluzioni high-tech per l’asfalto e Directa Plus, produttore di prodotti a base di grafene, hanno stretto un accordo e realizzato per la prima volta una nuova miscela di asfalto basata sul materiale del futuro ( leggi, WONDER MATERIAL: GRAFENE), chiamato Gipave. 

Secondo quanto riportato dei calcoli della stessa Interchimica, la nuova super miscela stradale, permetterà di realizzare strade 3 volte più resistenti che con il tradizionale asfalto. Inoltre questo nuovo materiale resiste alla fatica il 250% in più e incrementa la resistenza al passaggio dei veicoli del 35% migliorando così anche la resistenza alla deformazione e riducendo in modo consistente le tracce lasciate dagli pneumatici.

L’esperimento è stato realizzato proprio lì dove le problematiche stradali sono state più volte evidenziate dai mass media, cioè a Roma sulla strada provinciale Ardeatina dove, una società indipendente ha effettuato l’analisi delle performance del manto stradale. I risultati sono stati in linea con quelli comunicati da Interchimica e questo aperto la strada alla sperimentazione in altre regioni italiane e in altri paesi quali Oman, Regno Unito e U.S.A.

L’amministratore delegato di Interchimica in un’intervista, ha affermato che gli esperimenti condotti sull’Ardeatina, sono stati effettuati semplicemente per validare sul campo i risultati già ottenuti in laboratorio. L’altro aspetto incredibile di questo nuovo materiale e che queste strade sono riciclabili al 100%, prodotte a bassa temperatura, durature, senza buche e rispettose dell’ambiente. Le strade infatti ottenute con questo nuovo materiale potranno essere smontate e ri-pavimentate all’infinito utilizzando sempre il materiale dello smontaggio riducendo così anche gli interventi di manutenzione.

Il punto di forza sicuramente di questo nuovo composto sta nella sua capacità di reggere meglio alle escursioni climatiche soprattutto al grande caldo e al grande freddo. Le sperimentazioni, infatti, in Gran Bretagna e in Oman hanno appunto questo scopo, ossia testare il prodotto in quelle condizioni estreme opposte.

Gipave è frutto di uno studio durato ben tre anni e al termine del quale, nel novembre 2017, la società ha depositato il brevetto di questo super modificatore.

L’uso di Gipave, è pensato per strade a grande traffico, quali autostrade, aeroporti e porti e l’obiettivo primario è quello di creare un nuovo sistema capace di essere al passo con le richieste tecnologiche del momento ed essere altamente sostenibile.

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Apr 152019
 

Come era prevedibile, passano i giorni e i mesi e cominciano a vedersi i primi risultati, le prime applicazioni concrete del “wonder material“, il grafene. Per la prima volta un gruppo di ricerca della Columbia University, guidato da Young Duck Kim, è riuscito a realizzare una lampadina a base di grafene la cui luce viene generata da un filamento di dimensione mono atomica. Questo significa che è stata progettata e realizzata la più piccola lampadina mai costruita dall’uomo.

Questo studio apre degli incredibili risvolti dal punto di vista dei dispositivi elettronici e di comunicazione. Lo scopo è quello di implementare fonti di luce infinitesimali all’interno di chip in silicio, cioè quelli utilizzati nei processi di computer, che utilizzino la luce anziché l’elettricità per processare le informazioni il che, comporterebbe un notevole incremento nella velocità e nella quantità di dati trattabile nell’unità di tempo.

Si tratta di un lavoro in collaborazione tra l’università americana e due gruppi accademici coreani il Seoul National University e il Korea Research Institute of Standards and Science che, hanno sviluppato questa nuova tecnologia. In pratica si tratta di filamenti di grafene attaccati ad elettrodi metallici, ma la cosa straordinaria è che non sono appoggiati sul chip di silicio, bensì sospesi al suo interno. Questi filamenti mono-atomici di grafene possono scaldarsi fino a 2500°C di temperatura, la metà di quella della superficie del Sole generando così una luce visibile a occhio nudo nonostante le dimensioni praticamente invisibili della fonte.Finora non era stato possibile raggiungere questi risultati perché nessun materiale di questa dimensione era stato in grado di sopportare tali temperature. Il grafene invece non solo alla capacità di resistere a questo elevatissimo calore e di concentrarlo solo nella parte centrale il foglio senza così  toccare gli elettrodi metallici che potrebbero fondere, ma anche di condurre l’elettricità contemporaneamente. Inoltre il fatto che il grafene sia sospeso e non appoggiato sul materiale, migliora di circa 1000 volte l’efficienza.L’altra cosa incredibile, è che la lunghezza d’onda di questa luce può essere variata in base alla posizione in cui è sospeso il foglio di grafene, permettendo così di regolarne anche l’intensità.

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Gen 162019
 

Era il 2004 quando due ricercatori, Andre Geim e Konstantin Novoselov, scoprirono quasi per caso un materiale che può definirsi senza ombra di dubbio il “materiale delle meraviglie“: il grafene. L’incredibile scoperta di cui ancora non si son ben definiti i limiti, è valsa dopo soli 6 anni, il premio Nobel per la Fisica ai due ricercatori.

Andre Geim e Konstantin Novoselov

Dotato di proprietà straordinarie che, hanno consentito di rivedere molte delle caratteristiche fisiche e chimiche conosciute, elencare le proprietà del grafene è quasi impossibile.

Partiamo dal fatto che è il materiale più sottile al mondo. Ha una struttura piana fatta di un reticolo dello spessore di un solo atomo, quando si pensava che non potessero esistere materiali con struttura atomica di questo spessore. Pensate che per ottenere un solo millimetro di questo materiale, bisognerebbe sovrapporne ben 3 milioni di strati.

Grazie al suo incredibile spessore, gli elettroni si spostano su una superficie, anziché su un volume. In questo modo, nel loro percorso non dovendo passare all’interno del materiale, scorrono come in un fiume, non scontrandosi con altre particelle che, come negli altri materiali conduttori tradizionali, li rallenterebbero e per attrito trasformerebbero parte della loro elettricità in calore da dover poi dissipare. Questo lo rende un conduttore elettrico eccezionale, 250 volte migliore del silicio e contemporaneamente non svilupperebbe calore al passaggio della corrente.

Una delle prime applicazioni del grafene in campo energetico è stata una lampada LED molto più potente, efficiente e durevole di qualsiasi altro tipo di illuminazione.

Ha una incredibile elasticità che permette di allungarlo fino al 120% della sua lunghezza, ma nonostante ciò è più duro del diamante. Questo ha consentito agli scienziati di creare una sorta di spugna da utilizzare in campo edile, decine di volte più resistente dell’acciaio.

E’ trasparente e la distanza dei suoi atomi è talmente ridotta da risultare impenetrabile da qualunque sostanza, compresi i più piccoli atomi, ossia quelli dell’elio. Questa proprietà lo rende perfetto per realizzare filtri in grado di separare l’acqua da qualunque altra sostanza rendendola assolutamente pura, oppure filtrando totalmente il sale dell’acqua marina trasformandola in acqua dolce.

Filtro al grafene

Grazie al grafene sono state realizzate nuove lampade a LED molto più efficienti, durevoli e potenti di qualunque altro tipo di illuminazione ad un costo decisamente ridotto.

Lampade LED in grafene già in commercio

Ma gli obiettivi sono molto più ambiziosi; proprio in virtù della sua struttura molecolare impenetrabile, il grafene potrà essere utilizzato per scomporre le molecole d’acqua così da ottenere l’idrogeno puro, già definito il carburante del prossimo futuro.

Il grafene potrà essere utilizzato anche per la creazione di pannelli fotovoltaici di nuova generazione. Una pellicola di grafene, spruzzata su un pannello, sostituirebbe il platino utilizzato adesso, abbattendo i costi di ben 10 mila volte e soprattutto nei pannelli al grafene, ogni singolo fotone ecciterebbe ben 2 elettroni, creando un effetto a cascata capace di creare una conversione della luce in elettricità di gran lunga superiore. Senza dimenticare che il grafene è pressoché trasparente, per cui uno strato di questo materiale sui vetri delle finestre consentirebbe di produrre tanta elettricità lasciando passare la luce.

E questo è solo l’inizio. Per capire esattamente a cosa siamo di fronte servirà del tempo, ma è indicativa una frase pronunciata durante un’intervista ad uno dei due scopritori, Andre Geim, quando gli chiesero a cosa potesse servire il grafene. Egli rispose: “Non lo so. È come presentare un pezzo di plastica a un uomo di un secolo fa e chiedergli cosa ci si può fare. Un po’ di tutto, penso“.

La rivoluzione, insomma, è appena iniziata.

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Set 102018
 

Da anni si continua a parlare del grafene e delle sue incredibili proprietà, ma di applicazioni pratiche ancora poche e ristrette ad alcuni settori militari, sportivi e di bricolage. Il problema è legato alla enorme difficoltà per lavorarlo, agli ingenti costi di produzione e alla difficoltà di realizzarlo in grandi quantità.

Adesso iniziano a vedersi i primi prodotti in cui il sottilissimo strato di carbonio inizia a evidenziare tutte le sue potenzialità.

La Vollebak, una start-up britannica, ha lanciato sul mercato una linea di abbigliamento sportivo utilizzando per la prima volta il grafene. Il risultato di questo utilizzo è un giubbotto reversibile, risultato dell’unione con il nylon ad alta resistenza. Il grafene è assolutamente impermeabile, ma al tempo stesso traspirante. Questo perché la distanza tra le sue molecole è talmente ridotta da impedire il passaggio di quelle dell’acqua. Il risultato è un tessuto che consente una perfetta termoregolazione corporea e una distribuzione del calore uniforme su tutta la superficie. Anzi a detta dei produttori, se il lato con lo strato di grafene viene posto al sole, questo accumula il calore rilasciandolo gradualmente dando la piacevole sensazione di tepore come quando si indossa un piumone ma con un tessuto molto meno spesso e infinitamente più leggero.

Gli scienziati della Vollebak sul loro sito chiamano tutti a partecipare alla sperimentazione con questo nuovo prodotto per essere partecipi dell’evoluzione che, probabilmente, si chiamerà “era del carbonio”. Il nylon non può condurre il calore, ma unito con uno strato sottilissimo di grafene da un solo lato, si. Nasce così una nuova combinazione che rende possibili cose che sugli indumenti erano solo immaginabili. Leggerissimo, assolutamente impermeabile, traspirante, accumulatore di calore su di un lato, con i colori naturali dei due materiali, tasche con tagli laser senza cuciture assolutamente impermeabili. Data l’alta conduttività del grafene, si è deciso di aumentare la resistenza elettrica al tessuto per lasciarlo conduttivo ma non pericoloso per le persone che lo indossano. Allo stato originale, se si fosse collegato un lato della giacca con una sorgente elettrica, collegando una lampadina dall’altro lato questa si sarebbe accesa. La giacca è inoltre in grado di disperde grandi quantità di umidità, facendo sudare di meno o termo-regolando il corpo in maniera più rapida e efficace di ogni altro tessuto, ma purtroppo ancora non è chiaro il meccanismo con cui questo fenomeno avviene.

Ma i benefici del grafene non sono finiti qui: è batteriostatico, ossia i batteri non possono crescere o riprodursi sulla sua superficie, è anallergico e antistatico e inoltre atossico. Quindi, essendo un tessuto sportivo, non sarà fonte di sudore e cattivi odori.

Il costo è elevato, circa 700 euro, ma la difficoltà sull’uso del grafene in questo momento è proprio il processo produttivo estremamente costoso.

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Mag 142018
 

I circuiti stampati, con i quali realizziamo i nostri processori, le schede madri, e gli altri dispositivi elettronici che riempiono i nostri gingilli elettronici, vengono ogni giorno potenziati e migliorati, ma uno dei fattori chiave di questo successo sono le dimensioni. Infatti, la tecnologia, sta tentando di ridurre il più possibile le dimensioni di questi elementi ma sta trovando sempre maggiore difficoltà nel miniaturizzarli, perché i processi con cui ciò avviene hanno quasi raggiunto il limite scientifico. Per cui gli scienziati, stanno cercando vie alternative ai normali processi di produzione. Inoltre, gli attuali chip, sono costosi e difficili da smaltire rendendo questo processo anche negativo per l’ambiente.

Sono tante le strade che si stanno sperimentando, ma una nuova idea giunge in questo campo dagli studiosi del dipartimento di ingegneria dell’Università di Pisa. Infatti, secondo il loro progetto, sarebbe possibile stampare su di un semplice foglio di carta utilizzando una comune stampante a getto di inchiostro, anziché lettere, circuiti stampati.

Questo prodigio è dovuto soprattutto all’uso di materiali definiti bidimensionali, come e soprattutto, il grafene.

Questo progetto, finanziato dalla Comunità Europea e realizzato con la collaborazione dell’Università di Manchester in Inghilterra, è appunto finalizzato ad indagare i possibili impieghi di questi materiali bidimensionali nel campo dell’elettronica.

L’idea è quella di stampare direttamente su supporti flessibili come la carta, circuiti elettronici in modo da renderli assolutamente bio-degradabili, smaltitili con facilità e di conseguenza rispettosi dell’ambiente.

Tante potrebbero essere la applicazioni di questa nuova tecnologia. Ad esempio per la realizzazione di etichette intelligenti, impossibili da contraffare o per specifici dispositivi bio-medicali.

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Giu 222017
 

Il cuore, come altri organi importanti del nostro corpo, quando per una molteplicità di cause, smettono di funzionare correttamente, è possibile mantenerli in attività attraverso specifici dispositivi medici. Il limite di questi, sta nel fatto che utilizzano sistemi di alimentazione basati su sostanze non sempre bio-compatibili e che devono sostituire gli accumulatori quando scarichi.

Superconduttore01

I ricercatori dell’Università della California, Los Angeles (UCLA) e dell’Università del Connecticut hanno realizzato un nuovo dispositivo che è totalmente bio-compatibile, sfrutta l’estrema sottigliezza del grafene ed ha carica praticamente inesauribile. Si tratta di una specie di batteria in grado di estrarre energia dal corpo umano e inviarla ad un circuito elettrico utilizzabile da dispositivi medici.

Si tratta di un super-condensatore composto da un elemento chiamato raccoglitore, formato con strati di grafene e proteine umane modificate. Questi si comportano come se fossero gli elettrodi di una pila, capaci di accumulare l’energia dal corpo umano a partire dal movimento e dal calore. In questo modo estraggono cariche elettriche dagli ioni che si trovano nei liquidi che lo compongono, come sangue e urine.

La scelta del grafene è dovuta alla sua estrema sottigliezza. Avendo infatti lo spessore di un solo atomo, è possibile creare dei dispositivi da impiantare sul corpo del paziente, estremamente sottili, anche meno di un capello e conseguentemente estremamente flessibili e adattabili.

Superconduttore03Il super-condensatori, inoltre, possono essere caricati e scaricati molto velocemente, offrendo una maggiore densità e quindi potenza, stabilità nei cicli di ricarica e la possibilità di utilizzare anche fluidi esterni al corpo umano come elettroliti.

I vantaggi di questa soluzione sono molteplici; questo sistema di accumulo, come detto è bio-compatibile, quindi dovrebbe eliminare i problemi di rigetto nei pazienti. Utilizza materiali non tossici, anzi altamente tollerabili dal corpo umano; i cicli di ricarica possono essere infiniti eliminando in questo modo la necessità di ricorrere a interventi per la sostituzione delle batterie.

Vedremo quali saranno le future applicazione di questa scoperta, intanto i ricercatori affermano che la soluzione è già pronta per le realizzazione di alcuni dispositivi bio-medicali, come pacemaker cardiaci.

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Gen 302017
 
Ogni giorno che passa la scienza trova nuove incredibili utilizzazioni per il grafene, il super materiale scoperto pochi anni fa e ottenuto dalla grafite.
Grafene3D04

Un gruppo di scienziati del MIT di Boston ha assemblato fogli bidimensionali di grafene in modo da ottenerne una “maglia tridimensionale”. Il risultato? Un materiale con una resistenza meccanica 10 volte maggiore di quella dell’acciaio ma con una densità pari a solo il 5% della lega ferrosa.

Approfondisco: la densità rappresenta il rapporto in una sostanza tra la massa e il suo volume (per massa si intende la quantità di materia presente in un corpo).

Il grafene è oramai ritenuto da tutti il materiale più resistente in assoluto tra quelli finora scoperti. Il problema fino ad oggi riscontrato dai ricercatori è stato proprio quello di poter utilizzare tale materiale per applicazioni che non fossero esclusivamente bidimensionali, in quanto è noto che la sua struttura è bidimensionale perché formata da un solo strato di atomi.

Struttura atomica del grafene

Struttura atomica del grafene

Gli studiosi del MIT, hanno passato a setaccio ogni singolo atomo del grafene analizzandone anche la disposizione geometrica e sono arrivati alla conclusione che combinando fiocchi di grafene in forme particolari si potesse sfruttare questa loro resistenza anche per scopi e soluzioni diverse. Sono state prese a riferimento le particolari strutture molecolari di alcuni coralli e delle diatomee, creature microscopiche il cui volume è bassissimo rispetto alla loro superficie. Sono stati assemblati fiocchi di grafene attraverso l’uso di calore e pressione in modo da modellarlo in forme tridimensionali che ricordano una spugna.

Grafene3D01

Campione di grafene 3D

Sono state provate differenti configurazioni geometriche fino a realizzare un campione che ha presentato una resistenza meccanica 10 volte superiore a quella di un buon acciaio ma con una densità  del 5% rispetto a quest’ultimo.

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Differenti configurazioni in prova

Immaginate quali potranno essere le possibili utilizzazioni di questo nuovo super materiale soprattutto nel campo dell’edilizia.

Strutture e reticoli di grafene che avvolgono i materiali base dell’edilizia formati attraverso l’uso di calore e pressione. Una volta conformato l’oggetto, si potrebbe togliere il materiale base e lasciare la super struttura in grafene molto più leggera e resistente. Immaginate costruzioni tipo ponti o grattacieli quale beneficio potrebbero trarre da questa incredibile scoperta. Vedremo quali saranno gli sviluppi commerciali che questo nuovo prodotto sarà in grado di generare.

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Giu 252016
 

STATENE_Scroll

Anche in campo elettrico, la ricerca procede a vele spiegate. Nuovi materiali vengono sperimentati ogni giorno nel tentativo di realizzare il conduttore perfetto. Questi nuovi materiali hanno una struttura bidimensionale (silicone, germanene, fosforene) e sono solo alcuni dei nuovi materiali definiti 2D perché con spessore di un solo atomo. Ma ognuno di essi presenta comunque dei limiti; anche se ottimi conduttori, parte dell’energia elettrica che li attraversa viene trasformata in calore a causa delle resistenza opposta al suo passaggio. In pratica questo accade perché gli elettroni nella loro corsa all’interno della materia si scontrano con le altre particelle e in questo sfregamento eccitandole, generano per attrito lo sviluppo di calore. Ma la soluzione a questo problema sembra a portata di mano.

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Lo statene, materiale anch’esso bidimensionale prodotto a partire dallo stagno, consentirebbe agli elettroni di percorrere la sua superficie senza scontrarsi con altri elettroni o atomi evitando la dispersione di elettricità sotto forma di calore.

Questa proprietà dovrebbe essere possibile in virtù del fatto che lo statene è un isolante topologico, ossia un materiale che si comporta come un isolante elettrico al suo interno e come un conduttore sulla sua superficie. In questo modo gli elettroni non posso attraversare il suo centro ma possono muoversi liberamente sulla sua superficie ossia su di un piano.

In pratica, gli elettroni possono mantenere una direzione coerente e la corrente elettrica non viene dissipata sotto forma di calore perché tutte le impurità dello statene non influiscono su questo moto, non rallentandoli, come avviene negli altri materiali.

Un materiale del genere, si proporrebbe come il candidato ideale per la realizzazione di circuiti elettronici se non fosse per il fatto che i suoi scopritori non hanno ancora dimostrato questa incredibile capacità.

Peide Ye e gli altri ricercatori della Purdue University di West Lafayette in Indiana negli Stati Uniti, stanno ancora lavorando per poter dimostrare questa incredibile capacità dello statene, forse non  ancora dimostrata a causa di un processo di produzione errato che potrebbe aver compromesso le proprietà di isolante topologico.

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Mag 032016
 

Altra applicazione del grafene giunge dalla Cina. Una società con sede a Canton, la OED Technologies, ha sviluppato un nuovo processo per produrre schermi per e-book reader. Fino ad adesso, questi schermi sono stati realizzati con l’indio, un metallo sfruttato per le sue proprietà conduttive per realizzare schermi luminosi.

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L’uso del grafene al posto di questo metallo comporta notevoli miglioramenti. Infatti, le sue straordinarie proprietà lo rendono ideale per questo tipo di applicazione per tutta una serie di motivi. Innanzitutto per lo spessore; infatti un singolo strato di grafene pari a solo 0,335 nanometri, è già in grado di condurre elettricità e calore, proprietà che altri materiali hanno ma necessitano di spessori maggiori per renderlo possibile. Inoltre, il grafene conferisce allo schermo maggiore resistenza e minore peso che in un e-book sono condizioni non di poca importanza. Ed ancora e non per ultimo, questa nuova soluzione permette la realizzazione di schermi più luminosi e contrastati oltre che flessibili.

La OED Technologies ha presentato il primo schermo di questo genere, da utilizzare nei moderni e-book, ma è chiaro che l’obiettivo finale della società non è questo, ma gli schermi  dei dispositivi indossabili come smartwatch o ausili per il fitness.

I vantaggi dell’uso del grafene però non si esauriscono qui; questo materiale deriva dal carbonio e di conseguenza i costi di produzione sono significativamente più bassi rispetto a quelli dei processi tradizionali soprattutto con l’uso dell’indio molto più raro e costoso.

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Pare che il processo produttivo per i nuovi schermi sarà avviato entro l’anno anche se ancora non si conoscono i nomi delle società interessate a questa nuova soluzione tecnologica.

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Feb 082016
 

Batterie esplosive01

Le batterie sono sicuramente il tallone di Achille di tutte le apparecchiature elettriche e soprattutto degli smartphone. Tutti i produttori stanno investendo e cercando soluzioni in grado di garantire ai loro dispositivi una maggiore durata e autonomia, consci che chi raggiungerà per primo l’obiettivo acquisirà prestigio e un’enorme fetta di mercato.

Ma la durata è solo uno dei problemi delle batterie di dispositivi elettronici. Infatti, i componenti chimici con cui sono realizzate, possono causare alcune volte l’esplosione delle stesse con gravi conseguenze sia per il dispositivo che per l’utilizzatore.

I ricercatori dell’Università di Stanford stanno sviluppando in questi giorni una tecnologia che mira proprio a garantire un maggiore sicurezza a protezione degli utenti.

Lo studio è condotto sulle normali batterie agli ioni di litio, quelle utilizzate in tutti i dispositivi, composte da due elettrodi e da un gel elettrolita che trasporta le particelle tra i due poli.

In una normale batteria, una accidentale foratura o un sovraccarico, possono provocare un aumento della temperatura fino a oltre i 150°C e l’elettrolita innescare un’esplosione. I ricercatori di Stanford hanno trovato una soluzione ingegnosa ricorrendo alle nano-tecnologie e al miracoloso grafene. Una pellicola di polietilene elastico, viene rivestita con particelle di grafene e nichel e avvolge tutto il corpo della batteria. La pellicola, collegata con uno degli elettrodi consente il passaggio della corrente solo quando le particelle di nichel e grafene si toccano tra di loro. Ma a causa di un corto circuito o di un sovraccarico, la temperatura aumenta e superati i 70°C il polietilene si espande. Le particelle finiscono per allontanarsi tra di loro e non toccandosi più, spengono di fatto la batteria.

Batterie esplosive02

Non appena questa si raffredda, la pellicola plastica si contrae riportando le particelle di nichel e grafene a contatto, riaccendendo la batteria.

Il valore di espansione della pellicola, può essere modificato i base al tipo di polimero utilizzato e al numero di particelle inserite.

L’ulteriore vantaggio deriva dalla reversibilità del sistema. Infatti, altri sistemi già sviluppati in passato consentivano lo spegnimento della batteria prima del raggiungimento dei 150°C, però rendevano la batteria inutilizzabile. Questo approccio consente invece di continuare ad utilizzare la batteria anche dopo diversi cicli di stop garantendo una lunghissima durata alle stesse.

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Gen 122016
 

Iniziano a vedersi le prime applicazioni pratiche nell’uso del GRAFENE, il miracoloso materiale scoperto da poco tempo, le cui caratteristiche e proprietà lo rendono a dir poco straordinario.

Schermo grafene

Questo materiale, spesso circa 1/100.000 di un foglio di carta può essere stirato e piegato all’infinito senza mai rompersi, è assolutamente impermeabile e presenta una resistenza meccanica superiore a quella del migliore acciaio e una durezza ancora superiore a quella del diamante che nella scala di Mohs risulta essere il materiale più duro sul nostro pianeta.

scala-di-mohs

Scala di Mohs

Una delle prime applicazioni del grafene per uso pratico è stata da poco dimostrata al CES di Las Vegas, la fiera dell’informatica e dell’Innovation Technology più importante al mondo.

Alcuni produttori di pellicole di vetro per smartphone, sono riusciti a sviluppare una miscela di vetro e grafene capace di resistere ad urti terribili e stress test infiniti senza subire alcun danno. Sto parlando dell’UU GLASS, un particolare composto che ha resistito a 200.000 urti consecutivi, sollecitazioni di compressione e resistenza a graffi continuati con materiali molto duri e taglienti.

La società produttrice, ha mostrato la speciale pellicola per cellulari, capace di rendere indistruttibile il device a qualunque urto. Un video mostra le proprietà di questa pellicola e la sua capacità di resistere a sollecitazioni ben superiori a quelle cui viene normalmente sottoposto un telefonino. La resistenza è dovuta alla presenza del grafene appunto impiegato per la prima volta in un prodotto del genere.

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