prof. Davide Betto

laurea in Architettura conseguita presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dottorato di ricerca conseguito presso la Facoltà di Napoli in Metodi di Valutazione. Si è abilitato all'insegnamento nella classe di concorso "A033 - Educazione Tecnica nella scuola media" nel 2004 e dal 2007 è diventato docente di ruolo. Insegna a Catania presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri. Appassionato di informatica che, insegna nelle classi 2.0 e 3.0, webmaster per diletto e utilizzatore avanzato di programmi C.A.D., grafica e video produzione. Autore di questo blog e vincitore del premio internazionale come miglior sito dell'anno 2016 nell'area Carriera e Formazione. Autore per casa editrice Lattes Editori di Torino per la quale cura il blog iLTECHNOlogico.it e le pubblicazioni di tecnologia.

Ago 222017
 

In un’epoca in cui si parla sempre più spesso di energie alternative ai combustibili fossili, sia in termini di costo, che ambientali, che di durata, l’anchorman Jamie Hyneman, autore e conduttore della nota serie televisiva MythBusters miti da sfatare, ha realizzato un impianto pilota  di quello che è noto come progetto SOLETAIR.

SOLETAIR01

Di cosa si tratta? Del primo sistema in grado di produrre combustibili fossili liquidi a partire da energie pulite. Il progetto SOLETAIR, ideato dalla INERATEC è stato in grado di produrre circa 200 litri di carburante sintetico utilizzando solo energia solare, anidride carbonica estratta dall’aria e idrogeno ottenuto dalla dissociazione dell’acqua ottenuta, anche questa, con l’energia solare.

SOLETAIR03La maggior parte di noi sanno che, i combustibili fossili sono composti da idro-carburi, ossia molecole formate da idrogeno e carbonio. Ad esempio il metano che si presenta in natura allo stato gassoso è composto da una molecola molto semplice che ha formula CH4. Il carbonio è presente nell’anidride carbonica e l’idrogeno nell’acqua.

SOLETAIR02

Il sistema SOLETAIR, è costituito da un semplice container facilmente trasportabile e installabile ovunque, in grado di produrre i più comuni idrocarburi come benzina, gasolio o metano, ma anche molecole diverse come quelle necessarie per la produzione di materie plastiche.

L’impianto è in grado di produrre, da queste semplici materie prime, circa 80 litri di benzina al giorno. Inoltre, è modulare, ossia consente il collegamento di più container per ottenere un impianto la cui produzione soddisfi le esigenze del contesto e il processo di sintesi è ottimizzato per sviluppare il minor calore possibile e per realizzare i carburanti con le migliori proprietà.

GUARDA I VIDEO:
SOLETAIR04

Dal sito: http://www.neocarbonenergy.fi/soletair/

PUOI LEGGERE ANCHE:
Ago 082017
 

Ancora novità all’interno del nostro sito. Parte oggi una nuova rubrica dedicata ai grandi articoli pubblicati su queste pagine. Si tratta del meglio di quanto è stato pubblicato durante questi anni. Un modo per mettere in evidenza rispetto ai tantissimi articoli pubblicati, quelli che, per estensione, approfondimento, argomento trattato, meritavano una maggiore visibilità. In questo modo potranno essere trovati con maggiore facilità all’interno dell’immensa quantità di informazioni che questo sito raccoglie.

Una pagina molto curata graficamente e di facile consultabilità, che ordina quanto trattato per data mettendo gli articoli più attuali in alto nella pagina e a seguire quelli più vecchi come in un viaggio temporale a ritroso.

Accedere a questa nuova pagina è semplicissimo: puoi farlo in due diversi modi. Il primo è attraverso il menù in alto posto sotto la voce INNOVATION:

Schermata 2017-08-08 alle 11.33.56

il secondo, invece, attraverso il comodo widget posto nelle colonne a destra degli articoli:

Base 30

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura con i Grandi Articoli selezionati per voi.

Buona lettura a tutti.

prof. Davide Betto

Ago 012017
 

Il popolamento eccessivo di alcune aree del nostro pianeta, soprattutto delle grandi megalopoli, ha reso urgente il problema di trovare nuovi spazi territoriali dove delocalizzare parte della popolazione ed ha messo in moto la fantasia e la creatività di architetti e progettisti il cui frutto sono stati una serie di progetti utopistici. Ma da qualche tempo, da queste utopie, sono state nate idee concretizzabili nella realtà anche se nel medio-lungo periodo.

Partendo dal forte congestionamento urbano, gli architetti hanno iniziato a guardare oltre, per trovare nuovi spazi abitativi; essendo la superficie terrestre per la maggior parte sommersa da acqua, hanno iniziato ad ipotizzare che potesse essere quello il luogo ideale per progettare nuovi spazi insediativi.

L’obiettivo non era solo quello di realizzare nuove case dislocate in luoghi una volta ritenuti non colonizzabili, ma anche quello di rispettare e integrare questi nuovi insediamenti con l’equilibrio biologico del pianeta.

SEACREAPERS04

Si è iniziato così a parlare dei così detti grattacieli marini noti come seacreapers o water creapers, sorta di edifici verticali, totalmente o parzialmente immersi nell’acqua, dotati di tutti i comfort ma anche di tutte le tecnologie necessarie al loro auto-sostentamento.

Queste torri sottomarine dovranno anche essere in grado di essere autosufficienti da un punto di vista energetico attraverso la trasformazione dell’energia da fonti pulite quali le onde e le correnti del mare, il vento e il sole.

SEACREAPERS05

Dovranno sostentarsi anche dal punto di vista alimentare auto-producendolo attraverso sistemi avanzati di acquacoltura e coltivazione idroponica. Dovranno, infine, produrre acqua potabile attraverso la raccolta di quella piovana o sistemi di desalinizzazione delle acque marine posti ai livelli più bassi delle torri.

Tante visioni, tanti progetti, tante soluzioni, ma tutte centrate sullo sfruttamento sostenibile, sulla bio-compatibilità tra strutture tecnologiche e ambiente biologico. Vediamo qualcuno di questi avveniristici progetti.

AEQUOREA – LA CITTA’ MEDUSA

aequorea03

Ad opera dell’architetto visionario belga Vincent Callebaut, Aequorea è un ambiziosissimo progetto di città sottomarina, in grado di sopravvive e nutrire i propri abitanti autonomamente. Si tratta di un complesso di oltre 1000 cupole che richiamano le teste delle meduse emergenti dalle acque del mare ognuna dal diametro di 500 metri. Queste teste ospiteranno gli ingressi verso le parti più profonde capaci di ospitare circa 10.000 abitazioni oltre a uffici e laboratori scientifici per le ricerche marine. Quasi 1.500.000 metri quadrati sviluppati sotto la superficie del mare dove troverebbero posto anche delle vere e proprie fattorie per la coltivazione di alghe e altre sostanze organiche necessarie allo sviluppo ed alla crescita della città. A pieno regime Aequorea dovrebbe ospitare circa 20.000 persone.

aequorea02

Per l’illuminazione Callebaut ha optato per soluzioni innovative e non inquinanti, studiando le creature bio-luminescenti dotate di quella sostanza chiamata luciferina in grado di generare luminosità (vedi: GLOWING TREES GLI ALBERI LUMINESCENTI)

aequorea04

GUARDA I VIDEO:

WATER CIRCLES – PIATTAFORME RICONVERTITE

CircleWater023jpg

Non solo abitazioni, ma anche idee innovative e geniali per riutilizzare e convertire vecchi impianti dismessi in utili sistemi produttivi.

CircleWater02

E’ il caso della riconversione degli impianti marini per l’estrazione di petrolio e combustibili fossili in strutture per il trattamento delle acque e la produzione, attraverso la desalinizzazione di acqua potabile da parte di un team di ricercatori sud coreani.

I vecchi tubi utilizzati per l’estrazione e il trasporto del greggio verrebbero riutilizzati per il trasporto dell’acqua a grandi contenitori sferici che, collegati ad un sistema di distillazione e depurazione, realizzerebbero ingenti quantità di acqua potabile da trasportare verso i paesi in cui questa scarseggia.

CircleWater01

All’interno della struttura saranno anche predisposti gli alloggi per il personale ed un centro di ricerca per lo studio marino.

FLOATING CITY – LE CITTA’ GALLEGGIANTI

FloatingCity03

Un altro grande progetto nato dalla visione utopistica di due architetti statunitensi, William Erwin e Dan Fletcher, è quello della città galleggiante. Una sorta di megastruttura, in buona parte emergente dalle acque oceaniche, costruita in prossimità di zone con forti correnti marine, in modo che le sue turbine, poste sott’acqua, possano produrre una grande quantità di energia. Anche la parte emersa parteciperà al sostentamento energetico; infatti si tratta di un guscio ricoperto di celle fotovoltaiche in grado di trasformare l’energia del sole in elettricità.

FloatingCity02

La parte superiore è volutamente costruita con una forma concava per una duplice funzione; permettere alla luce solare diretta di penetrare anche all’interno dell’edificio e fungere al tempo stesso da grande imbuto per la raccolta delle acque piovane, da trattare e convertire in acqua potabile.

FloatingCity01

La sotto-struttura di questo grattacielo galleggiante, costituita da grandi tubi immersi in profondità, fungeranno da finta barriera corallina in modo da permettere, attraverso l’aspirazione delle acque profonde ricche di sostanze nutritive, la formazione di colonie di fitoplancton e base per coltivazioni marine e nutrimento dei pesci di superficie.

PLASTIC FISH – TORRE MANGIAPLASTICA

Fishtower2

Un progetto premiato al concorso Skyscraper 2012 è quello sviluppato da un team di ingegneri sud coreani, Y. Sunhee, C. Hyunbeom, Y. Hyungsoo e K. Hongseop, la cui idea nasce da quel disastro ambientale noto come G.P.G.P. (Great Pacific Garbage Patch).

Great Pacific Garbage Patch

Great Pacific Garbage Patch

Il loro grattacielo marino, nasce proprio con lo scopo di poter ripulire i mari dalle tonnellate di plastica che lo soffocano e per poterle trattare e riciclare.

Fishtower3

Il grattacielo è un’immensa piattaforma galleggiante a forma sferica, alto all’incirca 380 metri di cui buona parte sommersa. Solo alcuni piani fuoriescono dalla superficie marina per lo sfruttamento dell’energia solare e del vento. Il resto del grattacielo sfrutta l’energia cinetica marina delle onde e delle correnti.

Tutta la struttura è circondata da un immenso anello del diametro di 1 chilometro che ha la funzione di catturare i rifiuti galleggianti in mare e indirizzarli verso la struttura centrale per la loro rielaborazione.

Fishtower1

Il corpo principale della struttura ha la funzione di un’immensa fabbrica per la lavorazione e il trattamento delle materie plastiche, mentre l’anello esterno avrebbe la funzione di ospitare gli spazi pubblici e residenziali collegati attraverso un sistema di condotti trasparenti a tunnel.

HO2 IL GRATTACIELO CHE PARLA MALESE
HO2_1

Clicca per ingrandire

Ad opera dell’architetto malese Sarly Andre Bin Sarkum, HO2, è uno dei più ambiziosi e importanti progetti in ambito di architettura subacquea. Questa torre, quasi completamente sommersa, affiora dall’acqua per un’altezza di soli 2 piani, all’interno dei quali troviamo delle estese aree per la coltivazione agricola.

La torre, alta circa 381 metri è per il resto totalmente sommersa e mantenuta in posizione attraverso un sistema di cavi ancorati al terreno e da un sistema di zavorre galleggianti, grandi serbatoi estesi come dei tentacoli, che hanno la funzione di bilancieri per mantenere la struttura in posizione. Inoltre, un altro sistema di zavorre è posto nella parte più bassa della struttura per garantirne la stabilità e la posizione.

La torre nasce per essere totalmente autosufficiente, sia dal punto di vista energetico che da quello alimentare.

Energia cinetica delle onde e delle correnti, energia dal vento e dal sole in superficie hanno lo scopo di mantenere in funzione questa grande struttura. Inoltre, i tentacoli bio-luminescenti forniscono energia e un luogo perfetto per la proliferazione della fauna marina.

Coltivazioni agricole sul tetto, acquacoltura e idroponica, sono i sistemi studiati per il mantenimento della popolazione.

HO2_2

Al suo interno, alloggi, uffici, spazi ricreativi e sistemi di spostamento come all’interno di una vera e propria città.

LADY LANDFILL – L’ASPIRAPLASTICA DEI MARI
Lady landfill01

Clicca per ingrandire

Anche il water creaper Lady Landfill del trio di architetti serbi, M. Vidojevic, J. Pucaveric e M. Pihler, nasce con l’intento come la Plastic Fish, di risolvere il gravissimo problema oceanico del Great Pacific Garbage Patch, ossia di quella immensa isola galleggiante di materiale plastico ampiamente diffuso sull’oceano Pacifico.

Lady landfill02

La proposta degli architetti è quella di utilizzare questi enormi grattacieli semi-sommersi, come immense isole galleggianti, in grado di aspirare dentro di se per il successivo trattamento i milioni di tonnellate di plastica alcuni dei quali depositati fino a 30 metri di profondità.

Questa mega-struttura è organizzata per livelli, dove sono differenziate le attività svolte. Quattro sono i principali; due più profondi dove avviene il trattamento e la lavorazione delle materie plastiche e due più superficiali, dove trovano spazio le residenze e gli spazi ricreativi per la popolazione.

Lady landfill03

La quantità di rifiuti trattati dal sistema sul fondo della struttura, sarà proporzionato al loro peso ed al sistema di galleggiamento. Una pompa espellerà la plastica in eccesso regolando continuamente il suo accesso con l’inserimento di acqua.

La plastica sarà poi riscaldata in una camera di riciclaggio e convertita in un gas in grado di alimentare le batterie della struttura.

GUARDA I VIDEO:

LA CITADEL – IL QUARTIERE FLOTTANTE

CITADEL02

Ad opera dell’architetto visionario Koen Olthius, La Citadel nasce con un preciso scopo. L’Olanda, terra costretta a convivere con l’acqua, visto la sua dislocazione sotto il livello del mare, è soggetta appunto a regolari inondazioni dovute a maree e piogge che ne invadono il territorio.

CITADEL01

Alcune di queste zone sono permanentemente allagate e proprio pensando a queste, nasce l’idea progettuale di Olthius

La Citadel, sono 60 unità abitative che dovrebbero sorgere su una depressione allagata nei pressi di Westland, cittadina vicino a l’Aja.

CITADEL03

La città è progettata per difendere e far convivere la popolazione con le inondazioni e la continua penetrazione dell’acqua sul territorio urbanizzato. Il complesso, un’isola galleggiante, realizza un sistema residenziale stabile connesso con la terra ferma attraverso un collegamento anch’esso galleggiante capace di restare indifferente alle continue oscillazioni del livello del mare e a detta dello stesso progettista capace di consumare il 25% in meno di energia.

GUARDA I VIDEO:

GREENSTAR – UNA STELLA ALLE MALDIVE

Sempre dalla fantasia dell’architetto olandese Koen Olthius dello studio Waterstudio, nasce, per altre motivazioni, il progetto Greenstar alle Maldive.

Greenstar02

L’arcipelago, si sa, è la nazione più bassa al mondo e quella, quindi, maggiormente soggetta alle variazioni del livello del mare.

Greenstar01Il progetto nasce come tributo a questa nazione da sempre impegnata a combattere il riscaldamento globale. Si tratta di un hotel e centro conferenze galleggiante che dovrebbe sorgere all’interno di un atollo, caratterizzato dal bassissimo impatto ambientale, da un efficiente sistema energetico e dovrebbe essere in grado di accogliere fino a 800 ospiti e 2.000 conferenzieri.

 

L’HOTEL GALLEGGIANTE

Hotel02

Di tutt’altra natura l’hotel galleggiante progettato per scopi turistici e di puro intrattenimento. Una grande struttura pensata come un vaso che restringe verso il basso, ricco di appartamenti, strutture ricreative, laboratori scientifici per far vivere u un’esperienza unica ai propri occupanti, ospiti di una struttura fantascientifica.

Hotel01

Clicca per ingrandire

L’edificio rastrema verso il basso perché aumenta la pressione dell’acqua, quindi è concepito per convivere e resistere alle grandi sollecitazioni cui sarà sottoposto. Anche la forma circolare ribadisce questa funzione. L’anello che lo circonda, collegato tramite strutture ponte, ha la funzione di stabilizzare la costruzione tramite strumenti antivibrazioni capaci di mantenerla ferma anche durante il moto ondoso.

La struttura a cono rovesciato ospita nella parte bassa piattaforme di osservazione sottomarine, laboratori e sale verdi.

La luce accede alla struttura attraverso la grande cupola vetrata superficiale, e nella parte emersa si trovano gli spazi ricettivi dell’hotel, mentre le camere e le aree conferenza godono della vista sottomarina.

L’anello superiore ospita camere con accesso diretto alle spiagge poste tra le strutture di collegamento, che in questo caso diventano porzioni di mare protetto e sempre calmo per la balneazione degli ospiti della struttura.

Lo spazio sottostante la piazza principale ospiterebbe un piccolo porto per la subacquea e un diving center per le immersioni.

FLOATING MOSQUE – MOSCHEA GALLEGGIANTE

Mosche01

Ancora ad opera dello studio olandese Waterstudio, il progetto che mira a portare sull’acqua anche gli edifici religiosi.

Progettata per l’isola artificiale di Jebel Ali a Dubai, l’opera è rimasta sulla carta nonostante avesse riscosso un grande successo perché il progetto della stessa isola è stato accantonato temporaneamente dalla società costruttrice.

Mosche02

Si tratta della prima moschea che potrebbe sorgere in mezzo al mare. Una grande struttura dalla pianta rettangolare con grandi aperture dall’alto che darebbero luce ad un giardino all’aperto e ad un sistema di raffreddamento naturale a costo zero.

Grandi colonne trasparenti ad imbuto, sosterrebbero il tetto, consentendo alla luce naturale di penetrare all’interno dell’edificio creando emozionanti effetti luminosi.

Mosche03

SEAHORSE – CASA GALLEGIANTE

Seahorse01

Concludiamo questa rassegna con quella che non è più un’utopia, ma una realtà. Nel mar arabico, liberamente galleggiante tra le isole di The World a Dubai, naviga la prima casa galleggiante del suo genere chiamata SeaHorse.

Quella che si vede nelle immagini e nel video è il prototipo di 181 unità galleggianti che navigheranno liberamente tra le isole di The World.

Seahorse02

Si tratta di un progetto indirizzato al turismo di lusso, ma che nasce con fini ambientalisti. Il suo nome non è casuale: il cavalluccio marino, infatti, è una specie a rischio di estinzione e queste dimore di lusso, secondo quanto affermato dal CEO di Kleindienst Group, la società che progetta SeaHorse, nella parte sommersa saranno dotate, oltre che del sistema di galleggiamento, di una barriera corallina artificiale, in cui i cavallucci marini potranno vivere e riprodursi tranquillamente.

Dal peso di 188 tonnellate, ogni unità sarà dotata di finestre a tutta altezza sul mare, cucina attrezzata con zona pranzo e soggiorno, solarium e vasca idromassaggio con fondo trasparente. Le camere da letto occuperanno uno dei tre livelli di cui la casa è dotata, ossia quello sommerso.

GUARDA I VIDEO:

PUOI LEGGERE ANCHE:
Lug 232017
 

Ultrasonico01

Al fine di rendere l’esperienza d’uso sempre più coinvolgente e mantenere un alto livello di sicurezza, diversi costruttori di smartphone stanno lavorando a soluzioni alternative a quelle fino ad ora utilizzate.

Lo scopo è quello di avere schermi sempre più grandi e definiti e di integrare sempre più funzioni tra la quali riconoscimento delle impronte, pagamenti digitali, realtà aumentata.

I maggiori competitor, ossia Apple e Samsung, sono sempre alla ricerca della soluzione innovativa che potrebbe far conquistare nuove fette di mercato, ma l’introduzione di alcune novità porta sempre dietro grandi difficoltà realizzate e di assemblaggio.

L’eliminazione del tasto fisico per il riconoscimento delle impronte sugli smartphone è sicuramente una delle strade più seguite, perché questo permetterebbe di risparmiare una discreta quantità di spazio da poter utilizzare integralmente per la navigazione touch screen.

Qualcomm, il colosso tecnologico che collabora con i costruttori di smartphone, ha forse realizzato lo strumento finale per la realizzazione di questa innovazione tecnologica. Si tratta di nuovi sensori di impronte ultrasonici, capaci di funzionare sotto la maggior parte delle superfici, sia esse metalliche, che plastiche o di vetro.

Ultrasonico02

La soluzione presentata da Qualcomm al Mobile World Congress di Shanghai, consente di rilevare le impronte sotto superfici in vetro  dallo spessore fino a 800 micrometri, ma la cosa innovativa, non è quella di aver superato il precedente limite, ma quello di aver reso possibile tale operazione anche attraverso superfici non trasparenti. Infatti, il sensore ultrasonico, consente di rilevare le impronte digitali attraverso uno spessore di 650 micrometri di metallo ma soprattutto consente di rilevare gesture direzionali e di leggere le impronte anche sott’acqua, superando i limiti delle attuali tecnologie.

Ma se ciò non bastasse, i nuovi sensori ultrasonici, consentono anche una lettura del battito cardiaco e del flusso sanguigno diventando indispensabili per quei dispositivi fitness e medicali e per garantire un riconoscimento e una sicurezza ancora superiori.

Per la commercializzazione e l’utilizzo nei dispositivi mobili, Qualcomm rimanda il tutto all’estate del 2018, quando i sensori saranno completati e predisposti per una produzione di massa.

GUARDA I VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=0df9m0qTo-8
PUOI LEGGERE ANCHE:
Lug 112017
 

AlberoLuminescente01

La bioluminescenza, è un fenomeno naturale già conosciuto da tempo dagli scienziati e manifesto in differenti specie naturali, quali le lucciole, alcuni batteri e la sepiolida una piccola seppia che vive nelle profondità oceaniche.

AlberoLuminescente02

Sepiolida

Approndimento: la luminescenza è quel fenomeno in cui la luciferina, sostanza organica capace di emettere luce, entra in reazione con un enzima che accelera la reazione chimica necessaria, chiamata luciferasi. La fluorescenza è quel fenomeno, invece, che accade quando gli animali assorbono luce di un certo colore e ne emettono di colore differente.

Le modalità in cui gli esseri viventi emettono luce, sono diverse: alcuni la producono spontaneamente generando i due composti di cui all’approfondimento precedente, altri li assorbono mangiandoli, altri entrano in simbiosi con batteri diventando essi stessi produttori di luce.

Alcuni team di scienziati, sta usando queste conoscenze sulla bio-luminescenza e sulla fluorescenza per applicarla ad altri esseri che non la posseggono. Il processo, piuttosto complesso, consta di tre fasi fondamentali: progettazione, stampa e trasformazione.

La progettazione è quella fase in cui, attraverso l’uso del genoma, si crea una sequenza precisa di DNA;

la stampa è invece quel processo in cui la sequenza di DNA generata viene stampata tramite una stampante laser;

la trasformazione, infine, è quella fase in cui la sequenza generata viene modificata per renderla compatibile con l’organismo cui è destinata.

Approndimento: il DNAacido desossiribonucleico è una macromolecola essenziale che contiene le informazioni genetiche indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi.

Da qualche anno (2010), studi sperimentali condotti da differenti team di scienziati nel mondo, stanno permettendo di applicare queste conoscenze agli organismi vegetali creando quelli che vengono definiti Glowing Tree cioè alberi luminescenti.

AlberoLuminescente07

Il processo per rendere bioluminescenza le piante è quello di inserire geni modificati attraverso iniezioni in modo da consentire a queste l’acquisizione della proprietà.

Molte sono state le opinioni in merito, soprattutto contrastanti; da un lato c’è chi è fautore di questa nuova frontiera capace di ridurre drasticamente il consumo energetico, l’inquinamento e di migliorare il decoro in ambito urbano; dall’altra, i contrari, che ritengono si stiano facendo esperimenti non propriamente leciti con la modificazione innaturale del DNA dei soggetti viventi.

In realtà queste critiche si stanno pian piano stemperando, perché gli esperimenti condotti, non comportano in nessun caso il danneggiamento ne alle specie soggette alla modificazione genetica, ne all’ambiente che li circonda perché trattasi di semplici interazioni biologiche tra organismi appartenenti a specie diverse. Anche il Dipartimento di Agricoltura americano che sottende al controllo di queste attività, ha confermato la bontà e l’assoluta innocuità delle pratiche condotte.

AlberoLuminescente03

Tra gli studi in corso, quelli maggiormente accreditati sono quelli capitanati dal designer olandese Daan Roosegaarde che sta portando a termine il primo prototipo di Glowing Trees basato sugli esperimenti del biologo molecolare Alexander Krichevsky, in collaborazione con l’Istituto Bioglow Tech e la State University di New York.

Un altro studio particolarmente interessante è quello che consente di emettere una particolare luce blu alla Arabidopsis thaliana, condotto dall’imprenditore Antony Evans con il suo gruppo di ricerca.

Ed infine, lo studio condotto in Cina a cura dell’Università Nazionale Cheng Kung di Taipei e dell’Accademia Sinica per sostituire i diffusissimi LED. Gli scienziati, hanno impiantato nano particelle d’oro sulle foglie della Bacopa Caroliniana che in combinazione con i raggi ultravioletti produce quella che tecnicamente è stata definita Risonanza Plasmonica Superficiale, cioè che la clorofilla delle piante emette una luce rossastra.

AlberoLuminescente04

GUARDA I VIDEO:
PUOI LEGGERE ANCHE:
Giu 282017
 

Esami 2.0

Un trionfo, un momento di didattica innovativa capace di dimostrare come l’uso delle tecnologie, possa far apprendere, migliorare e completare aspetti della didattica classica.

Un esame su misura per i nostri alunni che per tre anni hanno utilizzato massivamente le nuove tecnologie al punto da produrre risultati al di la delle nostre attese.

Classe-2.0Mappe interattive, uso del cloud, creazione di siti internet, manipolazione di media con strumenti complessi ma al tempo stesso intuitivi, connessioni, digitalizzazioni, interazioni, in poche parole CLASSE 2.0.

Ieri e oggi si sono svolti per la prima volta nella nostra scuola gli esami della Classe 2.0 e i nostri alunni si sono distinti per la qualità e complessità di quanto realizzato. Pur nella loro espressione acerba, in cui ancora compaiono gli errori tipici di chi si cimenta per la prima volta in questo enorme mare digitale, tutti sono maturati, cresciuti e divenuti capaci di gestire i complessi strumenti digitali loro forniti.

Un esame che voleva semplicemente rappresentare un momento di visibilità per le grandi competenze acquisite durante questo triennio; per farci raccontare come questa esperienza sia stata vissuta da tutti loro individualmente. Ognuno ha sviluppato un proprio progetto digitale da presentare alla commissione come manifestazione del livello raggiunto, utilizzando una moltitudine di strumenti tra i quali:

Supermappe per la creazione di mappe concettuali moderne, multimediali e interattive;

Wix, Google Site per la creazione di interessanti siti internet nei quali illustrare i contenuti del proprio percorso didattico e vetrina con la quale dimostrare i livelli raggiunti nell’uso degli strumenti digitali;

Photoshop per il ritocco e la manipolazione delle immagini digitali;

Camtasia, per tagliare e comporre video con il proprio commento, immagini o per aggiungere una colonna sonora;

Prezi, molto più di un programma per la presentazione di slides. Uno strumento capace di dar vita alle proprie idee, facilmente pubblicabili sulla rete.

E poi tanti e tanti strumenti didattici di uso quotidiano: DraftSight, il CAD per il disegno tecnico, Cabrì, il software per la geometria, BOX, la piattaforma cloud per lo storage e lo scambio di contenuti e tanti altri strumenti.

classe20a

Qualunque sia stato il prodotto, è evidente e inequivocabile il livello raggiunto da ognuno di loro e il know-how acquisito da spendere nella propria futura esperienza scolastica e lavorativa.

Mi sento orgoglioso di voi e di quello che avete raggiunto, della dedizione e della passione mai doma che ogni giorno avete dimostrato. L’impegno, l’assidua presenza, la partecipazione ad ogni attività prevista o proposta ha fatto si che il vostro risultato sia stato GRANDISSIMO.

Mi sento di ringraziare personalmente ognuno di voi per quello che siete stati e per quello che siete diventati e di estendervi i ringraziamenti da parte di tutti gli altri professori della classe, che condividono quanto da me espresso.

GRANDI RAGAZZI e in bocca al lupo per il futuro, grazie per aver reso questa mia esperienza alla Dante Alighieri ancora più unica e speciale. Non vi dimenticherò mai.

Per tutti quelli che volessero rendersi conto di quanto realizzato o semplicemente per dare un’occhiata curiosa, trovate di seguito i links ai lavori online realizzati dagli alunni:

alunno tecnologia percorso
A. DOMENICO Freccia_animata Freccia_animata
A. R. ESTHER Freccia_animata
C. EMILIO Freccia_animata
C. PAOLA Freccia_animata Freccia_animata
C. SOFIA Freccia_animata Freccia_animata
C. ANDREA Freccia_animata Freccia_animata
G. MARZIA Freccia_animata Freccia_animata
G. RICCCARDO Freccia_animata
G. GIULIA Freccia_animata
I. ANDREA Freccia_animata
I. SIMONE Freccia_animata Freccia_animata
L. LUDOVICA Freccia_animata
L. MARTINA Freccia_animata Freccia_animata
M. GIULIA Freccia_animata Freccia_animata
M. SOFIA Freccia_animata Freccia_animata
N. FRANCESCO Freccia_animata
P. SAMUELE Freccia_animata
R. ESMERALDA Freccia_animata
S. SALVATORE Freccia_animata Freccia_animata
S. GIORDANO Freccia_animata Freccia_animata
S. EMANUELE Freccia_animata Freccia_animata
T. SIMONE Freccia_animata Freccia_animata

 

PUOI LEGGERE ANCHE:
Giu 222017
 

Il cuore, come altri organi importanti del nostro corpo, quando per una molteplicità di cause, smettono di funzionare correttamente, è possibile mantenerli in attività attraverso specifici dispositivi medici. Il limite di questi, sta nel fatto che utilizzano sistemi di alimentazione basati su sostanze non sempre bio-compatibili e che devono sostituire gli accumulatori quando scarichi.

Superconduttore01

I ricercatori dell’Università della California, Los Angeles (UCLA) e dell’Università del Connecticut hanno realizzato un nuovo dispositivo che è totalmente bio-compatibile, sfrutta l’estrema sottigliezza del grafene ed ha carica praticamente inesauribile. Si tratta di una specie di batteria in grado di estrarre energia dal corpo umano e inviarla ad un circuito elettrico utilizzabile da dispositivi medici.

Si tratta di un super-condensatore composto da un elemento chiamato raccoglitore, formato con strati di grafene e proteine umane modificate. Questi si comportano come se fossero gli elettrodi di una pila, capaci di accumulare l’energia dal corpo umano a partire dal movimento e dal calore. In questo modo estraggono cariche elettriche dagli ioni che si trovano nei liquidi che lo compongono, come sangue e urine.

La scelta del grafene è dovuta alla sua estrema sottigliezza. Avendo infatti lo spessore di un solo atomo, è possibile creare dei dispositivi da impiantare sul corpo del paziente, estremamente sottili, anche meno di un capello e conseguentemente estremamente flessibili e adattabili.

Superconduttore03Il super-condensatori, inoltre, possono essere caricati e scaricati molto velocemente, offrendo una maggiore densità e quindi potenza, stabilità nei cicli di ricarica e la possibilità di utilizzare anche fluidi esterni al corpo umano come elettroliti.

I vantaggi di questa soluzione sono molteplici; questo sistema di accumulo, come detto è bio-compatibile, quindi dovrebbe eliminare i problemi di rigetto nei pazienti. Utilizza materiali non tossici, anzi altamente tollerabili dal corpo umano; i cicli di ricarica possono essere infiniti eliminando in questo modo la necessità di ricorrere a interventi per la sostituzione delle batterie.

Vedremo quali saranno le future applicazione di questa scoperta, intanto i ricercatori affermano che la soluzione è già pronta per le realizzazione di alcuni dispositivi bio-medicali, come pacemaker cardiaci.

PUOI LEGGERE ANCHE:
Giu 062017
 

Sitodellanno

Dopo il successo come sito web dell’anno la crescita è diventata inarrestabile. Da quell’incredibile giorno in cui il sito è stato nominato come il migliore nella sua categoria, i contatori di visite e visitatori hanno subito un’impennata e il vostro affetto è cresciuto di pari passo. Educazionetecnica ha, giorno dopo giorno, continuato a raggiungere risultati sempre più grandi e adesso che siamo a conclusione dell’anno scolastico non posso che ringraziare tutti per la passione, l’affetto e la fedeltà con cui mi seguite.

Ringrazio i tanti docenti, soprattutto neoassunti che mi contattano spesso per consigli, informazioni o semplicemente per ringraziarmi di aver messo loro a disposizione questo importante strumento di lavoro.

Ringrazio gli alunni, i miei ma anche quelli che non conosco, che seguono e studiano da queste pagine i contenuti sempre aggiornati.

Ringrazio l’Argo Software che mi assiste sempre nei momenti di sconforto e di non funzionamento  di qualche cosa sulle pagine.

Ringrazio la mia illuminata Dirigente che ha creduto e continua a credere nel mio lavoro consentendomi di utilizzare le risorse scolastiche per il mantenimento del sito.

Ringrazio il team della Lattes Editori che ha fortemente creduto nel mio lavoro e con il quale si è instaurato un ottimo rapporto di collaborazione.

Ringrazio tutti i miei lettori, anche occasionali, capaci di appassionarsi e inviarmi spesso feedback e incoraggiamenti.

chart-iconPrima di lasciarvi però, vorrei condividere con tutti voi qualche dato statistico.

Visualizzazioni: sono cresciute giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, raddoppiando nella peggiore delle situazioni i valori registrati l’anno precedente. Nel mese di maggio appena trascorso è stato registrato il record storico mensile con ben 70.134 visualizzazioni e anche la migliore settimana di sempre con 16.375 visualizzazioni ed una media di 2.341 al giorno.

Visitatori: quelli unici, sono arrivati alla ragguardevole cifra di 1.656 in un’unica giornata.

Ma la cosa più impressionante che presto supereremo il milione di visualizzazioni da quando registro i dati statistici del sito, ossia dall’agosto 2014.

Grazie a tutti per sorprendermi ogni giorno di più; è il miglior incentivo che io possa ricevere, e sono già in cantiere tante novità che vedranno la luce durante l’estate e saranno pronte per la prossima stagione scolastica.

GRAZIE A TUTTI

Mag 272017
 
Vahana01

Airbus Vahana

Abbiamo da poco parlato di Vahana (Airbus Vahana: l’aereo che vola da solo), il veicolo aereo a guida autonoma che Airbus Industries sta testando per la movimentazione in città. Lo scopo di Airbus è quello di risolvere il problema del traffico e del congestionamento delle città a causa della quantità enorme di veicoli in circolazione.

Ma oltre a Vahana, altri progetti sono in cantiere da parte del colosso dell’aviazione europea; all’ultimo salone dell’Auto di Ginevra, Airbus ha presentato un veicolo rivoluzionario, un concept che modifica completamente il modo di viaggiare e spostarsi in città: sto parlando di Pop-Up.

Si tratta di un veicolo di trasporto autonomo modulare costituito da tre componenti che si combinano tra di loro, totalmente green. Realizzato con l’eccellenza italiana del design, la Italdesign, Pop-Up è formato da una capsula in fibra di carbonio con due posti passeggeri, una base elettrica a quattro ruote e un modulo aereo  dotato di quattro rotori, anch’essi elettrici, per il decollo verticale.

POPUP01

La capsula passeggeri, può agganciarsi in pochi istanti o al modulo terrestre o al modulo aereo.

POPUP03

Agganciata al modulo terrestre, la capsula passeggeri, diventa una piccola city car autonoma nel senso che, il passeggero che deve effettuare lo spostamento, programma attraverso il proprio smartphone il punto della città in cui deve recarsi; in questo modo il modulo terrestre viene a prelevarci per condurci al luogo di destinazione. Se la meta è troppo lontana dal punto di partenza il modulo aereo arriverà e aggancerà la capsula e come un drone lo solleverà per trasportarlo velocemente nelle vicinanze del luogo di destinazione.

POPUP06

Quindi in base alle necessità o alla distanza, il modulo Pop-Up, sceglierà il sistema di trasporto preferibile. Il cuore di questo sistema è una centrale di intelligenza artificiale in grado di programmare e controllare gli spostamenti di tutte le capsule disponibili e gestire in tempo reale il traffico sia terrestre che aereo. La piattaforma farà anche in modo da rendere lo spostamento personalizzato e piacevole per gli occupanti delle capsule. Il vantaggio non è indifferente, perché il modulo aereo può prelevare la capsula in qualunque momento e in qualunque luogo per cui se ci si trova bloccati in mezzo al traffico, il modulo aereo interviene preleva la capsula e il modulo terrestre torna da solo alla stazione di parcheggio.

POPUP04

Il sistema potrebbe essere messo in commercio già tra poco tempo secondo i general manager di Airbus Mobility, perché sia la tecnologia elettro-meccanica, il design che il sistema di propulsione sono già da adesso realizzabili e funzionali.

POPUP08

Altra cosa invece è il sistema di controllo; manca infatti tutta l’infrastruttura da realizzare nelle metropoli, nonché i sistemi di controllo del traffico e tutta la normativa compatibile con questo nuovo sistema di trasporto ibrido.

POPUP07

Il sistema progettato da Airbus Industries e Italdesign è avveniristico ma nasce dall’esigenza di risolvere uno dei più gravi problemi che affliggono le nostre grandi città: il traffico congestionato. Chissà se nel giro di pochi anni questo sistema non possa rivoluzionare questo settore come i cellulari lo hanno fatto con quello delle comunicazioni?

GUARDA I VIDEO:
PUOI LEGGERE ANCHE:
Mag 132017
 

I viaggi spaziali sono un sogno dell’umanità da sempre e l’uomo cerca soluzioni per rendere questa possibilità fattibile, poco pericolosa e soprattutto più economica.

Oggi per andare nello spazio, i razzi che lanciamo dal nostro pianeta, sono basati su un sistema che utilizza ossigeno liquido che entra in combinazione con il combustibile all’interno della camera di combustione. Solo per far sollevare il razzo dalla superficie terreste e vincere la forza di gravità occorrono normalmente circa 250 tonnellate di ossigeno liquido senza parlare del combustibile e soprattuto, una volta superata la prima fase del lancio, quello rimanente nei serbatoi viene scartato con enormi sprechi di denaro.

SABRE08

Ma nel panorama mondiale qualcosa si sta muovendo per superare i limiti dell’attuale sistema.

L’E.S.A., l’Agenzia Spaziale Europea, in collaborazione con la Reaction Engines inglese, sta progettando S.A.B.R.E., sigla che sta per Synergistic Air-Breathing Rocket Engine, ossia un nuovo tipo di motore in grado di rivoluzionare il modo in cui i razzi arrivano nello spazio.

Il principio di funzionamento è abbastanza semplice; S.A.B.R.E., sfrutterebbe aria atmosferica nelle prime fasi del lancio per poi trasformarsi in un razzo convenzionale nella seconda fase al fine di fornire la spinta necessaria al razzo per farlo uscire dall’atmosfera terrestre superando la forza attrattiva del pianeta.

SABRE07

Più complesso è il sistema per ottenere questo processo; infatti, comprimere l’ossigeno dell’atmosfera a circa 140 atmosfere e spingerlo nelle camere di combustione, è abbastanza semplice ma comporta un forte innalzamento della temperatura, calore che potrebbe compromettere il funzionamento dei motori. E’ necessario, quindi, raffreddare l’aria all’interno di uno scambiatore di calore in modo che questa possa far bruciare il combustibile a idrogeno al posto dell’ossigeno liquido fino a quando il razzo non raggiunge la quota di 25.000 metri dove l’aria diventa più rarefatta. A questo punto S.A.B.R.E., torna ad essere un razzo convenzionale non potendo più utilizzare l’ossigeno atmosferico.

SABRE02

Il problema di questo avveniristico progetto sono appunto gli scambiatori di calore. Abbastanza diffusi nel settore industriale in questo caso hanno il compito di dover raffreddare l’aria in entrata a oltre 1.000°C in un centesimo di secondo a -150°C evitando la formazione di brina o ghiaccio. Inoltre, dovrebbero avere un peso di circa 100 volte inferiore rispetto a quelli utilizzati in ambito industriale, proprio perché dovrebbero essere montati in sistemi aerospaziali, dove il peso è una variabile fondamentale.

Forti investimenti per la realizzazione di S.A.B.R.E. sono stati attivati dall’Agenzia Spaziale Europea, convinta, insieme ai partners inglesi che questa tecnologia farà fare enormi passi avanti ai programmi spaziali e soprattutto perché consentirà di ottenere nuovi propulsori per l’aviazione a basso costo e a basse emissioni.

SKYLON

SKYLON

Skylon, ossia lo Shuttle Spaziale in grado di decollare come un aereo e di rientrare nell’atmosfera e atterrare nuovamente, sarebbe una dimostrazione della bontà di questo progetto.

GUARDA I VIDEO:
PUOI LEGGERE ANCHE:
Mag 102017
 

Fidget Spinner06

Anche l’Italia, ma soprattutto gli studenti italiani di tutte le scuole di ogni ordine e grado sono state contagiate dalla virale semplicità di un piccolo anti-stress chiamato Fidget Spinner. Si tratta di un’idea semplice ma indovinata, una moderna trottola in grado di incantare chi la usa.

Ha già conquistato gli Stati Uniti, dove i ragazzi non riescono a farne a meno e come tutte le mode che arrivano da oltre oceano anche questa sta diventando in brevissimo tempo un must nel nostro paese.

Fidget Spinner01

Il sistema di funzionamento è semplicissimo; un corpo centrale rotondo e piatto che può essere tenuto tra le dita della mano, dotato di un sistema di cuscinetti a sfera a cui è agganciato un corpo dotato di 2 o 3 alette. Colpendo queste ultime con un dito dell’altra mano, il sistema di cuscinetti a sfera del perno centrale, consente una rotazione delle alette quasi senza attrito. Sul mercato immediatamente sono comparse innumerevoli varianti per forma, colore e dimensione. Alcune sono anche dotate di luci LED e si illuminano al buio durante la rotazione rendendo l’effetto ancora più coinvolgente.

NEW YORK, NY - MAY 5: In this photo illustration, a woman holds a fidget spinner, May 5, 2017 in the Brooklyn borough of New York City. Fidget spinners have become the latest toy sensation and some schools have banned them because they've become a distraction. (Photo Illustration by Drew Angerer/Getty Images)

Un giochino semplice, economico, personalizzabile e geniale. Ma da dove arriva questo giochino?

Pare che l’ideatrice sia stata una signora americana, una certa Catherine Hettinger che ideò questo semplice oggetto circa 20 anni fa. La motivazione che portò Catherine a creare Fidget Spinner, fu dovuto al fatto che la figlia si era affetta da una malattia autoimmune conosciuta come miastenia gravis. In pratica questa malattia porta chi ne è contagiato ad un perenne stato di debolezza e affaticamento, così Catherine per intrattenere la figlia e fornirle uno strumento semplice e leggero per muoversi creò questa trottolina che brevettò nel 1997. Catherine non avrebbe mai potuto immaginare il successo planetario che questo oggetto avrebbe riscosso dopo 20 anni e così nel 2005 non ha rinnovato il brevetto a causa di gravi problemi economici.

Fidget Spinner04

Fidget Spinner05Intervistata ultimamente, comunque Catherine, si dice contenta che un suo progetto, indipendentemente dall’aspetto economico che la vede danneggiata, sia servito e risulti utile a tante persone nel mondo.
In ogni caso Fidget Spinner, ha conquistato anche il mondo e non è difficile vedere i nostri alunni all’opera con questi giocattolini dalla semplicità disarmante o gareggiare a chi ne colleziona di più.

PUOI LEGGERE ANCHE:
Apr 302017
 

Comieco01

Pronti, partenza, via. Oggi insieme agli alunni delle classi prime sezioni F ed L, in compagnia della prof.ssa Tiziana Baratta (che ringrazio per il grande lavoro organizzativo), puntuali alle 10:15 prendiamo il pullman messo a disposizione dal comune per recarci al Consorzio COMIECO.

IL RACCONTO DELLA NOSTRA GIORNATA:

La COMIECO è il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica ed opera in Italia dal 1985 disegnando quello che loro definiscono “Economia Circolare”, dove i cittadini separano carta e cartone, i Comuni la raccolgono, le piattaforme li selezionano e compattano in balle e le cartiere li trasformano in nuova carta.

Comieco03

Dopo un breve ma allegro viaggio eccoci sui luoghi dove sorge la COMIECO dove dei simpatici ragazzi ci accolgono per darci tutte le indicazioni e guidarci in questo percorso alla scoperta del riciclo della carta.

Nei capannoni della COMIECO si raccolgono anche plastica, metalli e altri materiali destinati al riciclo, ma in questa sede viene recuperata solo la carta. Video illustrativi e spiegazioni esaustive guidano i ragazzi in questo percorso di educazione ambientale, alla scoperta di come i nostri gesti quotidiani come quello di fare la differenziata, possano diventare virtuosi e utili all’ambiente e all’economia.

Comieco04

Tutti mascherati pronti al tour

Tutti con la mascherina, per evitare le polveri che le macchine producono trattando la carta ed il cartone, partiamo per il nostro tour tra le macchine e gli operai addetti alla selezione e al trattamento dei prodotti che vengono scaricati in questa sede.

Comieco05

Operai al lavoro per la separazione della carta dagli altri materiali

Foto di gruppo e ringraziamenti al gentilissimo personale di questo Consorzio e siamo pronti al rientro a scuola contenti di aver visto con i nostri occhi che, i nostri sforzi non vengono vanificati, ma realizzano un grande obiettivo e contribuiscono al bene comune.

Qualche gadget, qualche istante di gioco, una DAB, una buona merenda e….in classe.

Comieco06

Alexander, prof.ssa Baratta ed il sottoscritto

Alexander, prof.ssa Baratta ed il sottoscritto

Alla prossima e grazie a tutti.

GUARDA I VIDEO:
Apr 232017
 

Knocki02

L’idea è originalissima. Si tratta di un dispositivo elettronico per qualche verso innovativo, semplice da utilizzare ma anche divertente.

Il design è molto curato e l’idea progettuale ha avuto così tanto successo che la campagna di crowdfunding su Kickstarter ha raccolto in poche ore diverse volte l’importo previsto. Di cosa si tratta? Il nome è Knocki e deriva dalla parola inglese knock che vuol dire “battere”, “bussare”.

Knocki03

Il principio di funzionamento di Knocki è proprio questo; battere, tamburellare una specifica sequenza di colpi su qualsiasi superficie e lui effettuerà una funzione programmata su un dispositivo elettronico.

Il dispositivo ha forma circolare, molto ben realizzato nel design, ed ha una faccia adesiva che ne consente l’applicazione su qualunque superficie della casa.

Knocki01

A questo punto non ci resta che bussare sul muro o su di un tavolo e Knocki riconoscerà oltre 10 tipi di schemi basati sui nostri tap e per ciascuno sarà in grado di svolgere una certa funzione. Quindi battendo una volta su qualsiasi superficie, ad esempio, si potrà accendere la TV o la luce della stanza.

Knocki05

Ovviamente una specifica interfaccia sui dispositivi compatibili ne renderà possibile questa azione. Knocki è già compatibile con dispositivi Samsung, Philips, Wemo, Nest e con i sistemi operativi iOS e Android, quindi con tutti gli smartphone e tablet in commercio.

Sarà, quindi, possibile attivare la smart TV o far squillare il cellulare, avviare il proprio impianto hi-fi o regolare la temperature del riscaldamento. Bisognerà, insomma, solo memorizzare la sequenza di tap che dobbiamo fare sulle superfici di casa.

Knocki04

Knocki non è basato sul rilevamento sonoro, per cui non sarà ingannato da suoni di fondo o rumori nella stanza. Egli è progettato per distinguere i normali rumori dai codici che noi busseremo sulle superfici nell’ambiente in cui è in uso.

Knocki è già in fase di avanzata progettazione e dovrebbe vedere la luce alla fine di quest’anno al prezzo orientativo di 69 dollari, quindi tutt’altro che proibitivo.

GUARDA I VIDEO:

https://www.youtube.com/watch?v=dJpaPdnXMQk

PUOI LEGGERE ANCHE: