Mag 192019
 

Anche quest’anno, per chiudere in bellezza e trascorrere qualche momento extra-curriculare insieme, porterò come da tradizione gli alunni a prendere il gelato. Nella convinzione che la scuola non sia fatta solo di studio, applicazione e lavoro, ma anche momenti di aggregazione, condivisione, divertimento, dopo un anno di fatica e di alacre lavoro, ritengo fondamentale premiare gli alunni e premiarci tutti insieme con qualche momento di svago che non sia sempre dietro i banchi o tra le mura scolastiche. E’ diventata oramai una tradizione che tutti i miei studenti, e forse anche i genitori, aspettano con ansia. Proprio in previsione di questo momento che avverrà nell’ultima settimana di attività scolastica prima della chiusura estiva, chiedo a voi genitori di firmare l’ultima autorizzazione per uscita didattica 😁 ricordandovi che ogni classe uscirà con il sottoscritto solo il giorno e nell’orario di lezione di Tecnologia. Al termine rientreremo sempre a scuola.

E’ possibile stampare e compilare il presente modulo che, ogni alunno consegnerà al proprio rappresentante di classe che avrà cura di raccoglierli per la verifica con il sottoscritto prima dell’uscita.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi per aver accompagnato i vostri figli nel complesso percorso didattico che abbiamo svolto in quest’anno scolastico. I successi ed i progressi realizzati sono anche espressione e merito dell’impegno e della cura che ognuno di voi ha messo per il proprio figlio/a. E’ sicuramente merito vostro e dei vostri figli se anche quest’anno svolgere questo lavoro è stata un’attività piacevole e appassionante, ricca di momenti unici.

Grazie

Prof. Betto

Mag 122019
 

Non si finisce mai di imparare, e forse in Danimarca hanno anche compreso che non si smette neanche di giocare. Quelli della Lego, la società fondata da Ole Kirk Kristianen nel 1916, lo sanno molto bene. Creatori di un gioco semplice, intuitivo, quasi banale ma capace di superare indenne decenni di giochi del pubblico più esigente e selettivo, i bambini. Hanno innovato continuamente il gioco con nuove serie, pezzi, soluzioni, riuscendo a creare nuove aspettative di gioco e restando sempre attuali. Proprio nel rispetto di quest’ottica, Lego per la prima volta entra prepotentemente nell’ambito dell’informatica.

Lego Education attraverso la linea Lego Spike Prime, per la prima volta avvicina le attività ludiche dei bambini, nell’uso dei classici mattoncini, alle tecniche scientifiche e alla programmazione del coding. Lego Spike Prime introduce i bambini della prima al mondo dello STEM cioè la sigla acronimo delle parole inglesi Science, Technology, Engineering and Mathematics.

Si tratta di un progetto educativo in cui vengono ribaltati i concetti di apprendimento: non si impara a programmare come viene fatto nel classico coding, ma al contrario si programma con grande semplicità per imparare concetti matematici, scientifici e tecnologici.

Il progetto prevede la fornitura di un kit completo di materiale costituito da circa 500 pezzi e con elementi della serie Lego Technics e blocchi lego standard, più 11 nuovi elementi progettati per Spike Prime che servono a collegare i due mondi quello Lego standard e quello Technics. Il tutto senza sistemi di raccordo, fili o altro in maniera tale che i bambini utilizzino sempre gli stessi pezzi con i quali hanno già familiarità per la costruzione delle loro creazioni.

Saranno inviati insieme al kit gli schemi di 33 problemi concreti da risolvere sia praticamente, attraverso la costruzione manuale che, attraverso l’uso di computer e tablet per verificare il funzionamento delle loro creazioni.

I progetti non sono meramente astratti, ma studiati per poter essere risolti durante l’ora di lezione, quindi, progettati per essere completati da alunni singoli o gruppi composti da due o tre studenti in circa 45 e minuti. L’idea è quella del cooperative learning e quindi delle attività di gruppo e di collaborazione nella soluzione di problemi.

Il kit per 30 bambini verrebbe a costare circa 3300 dollari, quindi, una cifra non indifferente ma che potrebbe essere fornita dalle scuole, da enti terzi nonché con la collaborazione delle famiglie nell’acquisto dei pacchetti. Sugli store dei grandi giganti dell’high-tech e del mondo all’istruzione si possono trovare articoli specifici e altri problemi da risolvere legati al kit in vendita con Lego Spike Prime per espandere le proprie esperienze di apprendimento e gioco.

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Apr 262019
 

Elon Musk non termina mai di stupirci. A presentato a Los Angeles un progetto per risolvere e rivoluzionare il traffico urbano. Prendendo spunto dal velocissimo treno Hyperloop (LA QUINTA ESSENZA DI HYPERLOOP) che volerà oltre 1000 km/h dentro un tubo, il visionario miliardario a presentato una soluzione simile, un tubo sotterraneo, all’interno del quale viaggeranno le automobili a guida autonoma ad altissima velocità forse addirittura 240 km/h.

Il progetto è stato svelato dal ricco miliardario e ad Hawthorne appena fuori Los Angeles. In pratica un tubo sotterraneo, per il momento lungo 1,8 km con un diametro di 3,66 metri che trasforma le auto elettriche in capsule collegate a dei particolari binari in grado di farli viaggiare alla velocità di 240 km/h. Si tratta in pratica di un progetto che, nella sua visione ambientalista coordina le differenti esperienze fatte dalla società del magnate americano; da un lato l’esperienza Tesla, ossia le autovetture elettriche e presto forse anche a guida autonoma, dall’altra parte Hyperloop One il supereremo per percorrere grandi distanze in tempi rapidissimi.

Da sempre impegnato nella risoluzione dei problemi e che angustiano l’ambiente, Musk ha presentato questo progetto che fa capo a una società fondata da lui stesso due anni fa, la Boring Company. Con la presentazione di questo progetto, egli ha affermato che, anche per il traffico è necessario un approccio in 3D ossia creare differenti livelli di mobilità che, consentano di ridurre il traffico superficiale e decongestionare le città. Una serie di tunnel nei quali possano essere introdotte le normali auto elettriche di superficie, tramite speciali elevatori in modo che queste, agganciate a questi speciali binari, possano essere lanciate a grande velocità e in assoluta assenza di traffico nel sottosuolo.

La rete piuttosto facile da realizzare, prevede e macchinari in grado di scavare rapidamente dei tunnel ampi abbastanza da ospitare un’autovettura ed è facilmente espandibile, sempre secondo Musk, fino ad arrivare alla ragguardevole cifra di oltre 4000 veicoli l’ora, portando così il traffico cittadino a livelli sicuramente normali e più tollerabili.

In pratica un’idea semplice ma che può rappresentare una svolta nel sistema dei trasporti urbano dopo decine e decine di visionarie soluzioni il più delle volte irrealizzabili nelle nostre caotiche realtà urbane. Nella visione di Musk, questo sistema attualmente funzionante solo per le sue Tesla, dovrebbe essere compatibile con tutte le vetture elettriche prodotte anche dalla concorrenza.

Non ci resta che aspettare e vedere commessi trasformeranno le nostre città in un futuro sempre più vicino.

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Apr 252019
 

Sono 117 i metri di apertura alare del più grande aereo mai decollato, un colosso gigantesco progettato per lanciare i satelliti. Si chiama Stratolaunch ed ha appena completato il primo volo di prova superando i 300 km/h e raggiungendo un’altitudine di 5,8 km ma l’obiettivo ovviamente non è questo ma quello di arrivare a oltre 10 km per lanciare i satelliti in orbita. 

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Il primo volo sul deserto del Mojave in California è durato circa due ore e mezza. Questo aereo, fuori dal convenzionale, è costituito da due fusoliere separate da una grande apertura alare capace di sopportare e trasportare fino a tre razzi. Le ali sono dotate di sei motori Roll Royce, gli stessi utilizzati dal Boeing 747 che, riescono a spingerlo fino a un passo dalla stratosfera cioè la zona dove vengono sganciati e accesi i razzi dei satelliti per entrare nell’orbita bassa della terra.

I vantaggi nell’uso di questa nuova metodologia per lanciare satelliti nello spazio, è molto più vantaggiosa perché il propellente utilizzato dai ragazzi verrà usato non per superare la forza gravitazionale terrestre, ma già in alta quota e il movimento con enorme risparmio. Inoltre questa metodologia riduce di molto i rischi di rinvio dovuti alle condizioni meteo avverse che condizionano i lanci dalla terraferma. Inoltre, in alta quota i fenomeni atmosferici non sono più pericolosi ne intensi.

Lo Stratolaunch, batte un record in vigore dal 1947 quando lo Hughes H-4 Hercules, largo solo 97 metri, si fa per dire, 20 in meno dello Stratolaunch, compì il suo primo e unico volo. Ma pare che, anche un destino simile stia caratterizzando la storia di questi due giganti dell’aria. Infatti, la scomparsa del miliardario Howard Hughes, ideatore e pilota dello Hughes H-4 Hercules, fece si che il suo gioiello diventasse un semplice pezzo da museo ed anche per lo Stratolaunch si definisce un destino simile. La scomparsa di Paul Allen, miliardario co-fondatore di Microsoft e grande visionario di viaggi spaziali e innovazioni del volo rischia di rendere incerto il destino di questo aeroplano. La morte di Allen gli ha anche impedito di assistere al primo volo della sua creatura.

Su queste pagine abbiamo già parlato di progetti simili, nati dalle visioni di ricchi miliardari americani che, stanno tentando questa strada cioè quella di raggiungere l’orbita terrestre per creare viaggi turistici per miliardari e poter osservare la Terra dallo spazio. Sono in corsa Elon Musk con il suo SpaceX che utilizza razzi riutilizzabili e Richard Branson il fondatore di Virgin Galactic il quale sta seguendo un cammino simile a quello di Allen con un aereo capace di trasportare sul proprio dorso un razzo da lanciare nella stratosfera (LA PRIMA “UNITY” NELLO SPAZIO).

Se avremo pazienza, il tempo ci racconterà chi tra questi visionari sognatori riuscirà a tracciare il futuro del turismo spaziale.

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Apr 242019
 

Uno dei più grandi ostacoli alla diffusione dell’auto elettrica, attualmente è il problema dell’autonomia, ossia la durata con carica singola per le batterie montate all’interno di queste autovetture.

Kia E-Niro

Attualmente la Kia E-Niro è l’unica in grado di percorrere 440 km senza la ricarica ma questo è solo un aspetto del problema; l’altro è la diffusione delle colonnine di ricarica e l’impossibilità, quindi, di fare rifornimento tra una tappa e l’altra. Inoltre, quello accaduto ultimamente a una a Tesla, il cui video è diventato virale in rete, cioè l’esplosione dell’autovettura posteggiata in un garage, è il secondo problema legato all’uso delle batterie elettriche per le autovetture. Le batterie al litio hanno, purtroppo, un alto grado di infiammabilità e questo può essere un problema in molti casi soprattutto in caso di incidente o di parcheggio all’interno di un’autorimessa.

Continuamente si legge di innovazioni e di cambiamenti tecnologici che permetteranno di ottenere batterie più efficienti, più durature e soprattutto più sicure. L’ultima innovazione è stata proposta dalla società Svizzera con sede a Basilea, la Innolith la quale è specializzata nella realizzazione di batterie ricaricabili a elettroliti inorganici che, ha affermato in questi giorni di aver sviluppato la prima batteria ricaricabile da 1000 Wh/Kg al mondo.

Prende il nome di Energy Battery e promette di alimentare un veicolo elettrico per oltre 1000 km con una singola ricarica riducendo drasticamente i costi sia per l’assenza di materiali preziosi e costosi e soprattutto per l’elevata densità energetica del sistema. Inoltre, ed è cosa non trascurabile, e la prima batteria al litio non infiammabile destinata a veicoli elettrici.

Inoltre, viene spiegato dal produttore che, la densità all’interno di ogni cella di queste batterie e di gran lunga superiore ad ogni altra batteria in commercio e quindi con grandi prospettive di sviluppo soprattutto l’assenza di sostanze organiche eliminando il problema della sicurezza per questo tipo di batterie.

La Energy Battery sarà disponibile inizialmente per un programma pilota in Germania ma poi, tramite diverse partnership sarà data in licenza ad altre aziende che si occupano di automotive. Pare che il completamento dello sviluppo per la commercializzazione richiederà comunque ancora dai 3 ai 5 anni.

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Apr 152019
 

Come era prevedibile, passano i giorni e i mesi e cominciano a vedersi i primi risultati, le prime applicazioni concrete del “wonder material“, il grafene. Per la prima volta un gruppo di ricerca della Columbia University, guidato da Young Duck Kim, è riuscito a realizzare una lampadina a base di grafene la cui luce viene generata da un filamento di dimensione mono atomica. Questo significa che è stata progettata e realizzata la più piccola lampadina mai costruita dall’uomo.

Questo studio apre degli incredibili risvolti dal punto di vista dei dispositivi elettronici e di comunicazione. Lo scopo è quello di implementare fonti di luce infinitesimali all’interno di chip in silicio, cioè quelli utilizzati nei processi di computer, che utilizzino la luce anziché l’elettricità per processare le informazioni il che, comporterebbe un notevole incremento nella velocità e nella quantità di dati trattabile nell’unità di tempo.

Si tratta di un lavoro in collaborazione tra l’università americana e due gruppi accademici coreani il Seoul National University e il Korea Research Institute of Standards and Science che, hanno sviluppato questa nuova tecnologia. In pratica si tratta di filamenti di grafene attaccati ad elettrodi metallici, ma la cosa straordinaria è che non sono appoggiati sul chip di silicio, bensì sospesi al suo interno. Questi filamenti mono-atomici di grafene possono scaldarsi fino a 2500°C di temperatura, la metà di quella della superficie del Sole generando così una luce visibile a occhio nudo nonostante le dimensioni praticamente invisibili della fonte.Finora non era stato possibile raggiungere questi risultati perché nessun materiale di questa dimensione era stato in grado di sopportare tali temperature. Il grafene invece non solo alla capacità di resistere a questo elevatissimo calore e di concentrarlo solo nella parte centrale il foglio senza così  toccare gli elettrodi metallici che potrebbero fondere, ma anche di condurre l’elettricità contemporaneamente. Inoltre il fatto che il grafene sia sospeso e non appoggiato sul materiale, migliora di circa 1000 volte l’efficienza.L’altra cosa incredibile, è che la lunghezza d’onda di questa luce può essere variata in base alla posizione in cui è sospeso il foglio di grafene, permettendo così di regolarne anche l’intensità.

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Apr 092019
 

Il futuro delle tv e qui: ce lo presenta LG con il nuovo TV OLED R Signature un grande pannello da 65“ arrotolabile presentato come nuovo sistema audiovisivo con la sigla 65R9. Si tratta di un innovativo sistema capace di cambiare forma perché lo schermo scompare all’interno di una scatola che contiene anche un potente sistema audio.

Già l’anno scorso con il modello W, LG aveva iniziato a trasformare il televisore in un elemento di arredo. Un foglio con pochissimo spessore appeso alla parete quasi sospeso. Ma in quel caso lo schermo restava comunque lì anche quando spento con il suo ingombro nero. Il nuovo OLED R, cambia completamente il concetto di TV che arreda perché scompare completamente o si integra con lo spazio che lo circonda. La R del suo nome sta per arrotolabile (Rollable), ma verrebbe da dire anche “rivoluzionario” per la gestione degli spazi e dello schermo.

Questo TV, infatti, offre tre differenti opzioni di visualizzazione, la prima FullView in cui la TV è uno schermo 16:9 normale; una seconda chiamata LINE, in cui viene mostrata solo una parte dello schermo con informazioni principali, piccoli schermi all’interno, widget e interfaccia interattiva. Infine abbiamo la modalità ZEROView in cui lo schermo è completamente avvolto all’interno della soundbar e quindi resta visibile solo la parte audio senza quella video. 

Gli utenti possono scegliere tra tre diverse configurazioni, quella clock in cui è possibile visualizzare l’ora e il meteo, la modalità frame nella quale si possono visualizzare, come in una cornice digitale, le foto della famiglia condivise dallo smartphone e la versione mood che fa uso dei colori per creare atmosfere e colorare l’ambiente, la versione music con la sola parte audio, la selezione delle stazioni radio o della musica preferita anche dallo smartphone e la Home Dashboard per il controllo della casa intelligente e delle diverse apparecchiature domestiche.

La parte prettamente digitale di questo nuovo schermo è un processore Alpha 9 di seconda generazione con integrato il WebOS 4.5 e gli assistenti vocali quali Alexa ed AppleTV. Per la prima volta in collaborazione con Apple, questi schermi integreranno tutti servizi Apple come Apple AirPlay 2 e HomeKit che renderanno possibile controllare il TV direttamente dal telefonino o dal tablet chiedendo a Siri.

Per quanto riguarda la parte audio integrata nella SoundBar il televisore ha Dolby Atmos 4,2 canali e 100 W di amplificazione chiusi all’interno di una scatola in alluminio spazzolato con una griglia anteriore per gli speaker disegnata dalla danese Kvadrat. 

Bello, bellissimo sicuramente, futuristico pure, ma l’unica cosa che probabilmente di questo OLED R resterà fuori dalla portata del grande pubblico sarà certamente il prezzo non ancora definito.

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Apr 042019
 

Che gli eliostati potessero servire anche per illuminare gli spazi chiusi, è l’originalissima e vincente idea venuta agli ideatori di Solenica, una start Up tutta italiana che ha realizzato il progetto Lucy.

L’idea è semplicissima, quella di una di uno specchio smart capace di riflettere la luce del sole all’interno degli appartamenti in modo tale da procurare una sufficiente illuminazione a svolgere qualunque tipo di lavoro durante tutte le ore del giorno. Questo comporterà un enorme risparmio sulla bolletta elettrica perché non sarà più necessario accendere le luci.

L’idea è stata proposta dal gruppo sulla piattaforma di crowfunding Indiegogo e speravano di raccogliere 50.000 dollari in 30 giorni. Ma sorprendentemente, in poche ore il risultato è stato superato e in due giorni sono stati raccolti 140.000 dollari. L’idea è nata dalla creatività e ingegno di Mattia Di Stasi 24 anni e Diva Tommei 32 enne ex dottoranda in bioinformatica a Cambridge.

Lucy è uno specchio dal design molto curato, italiano, capace e attraverso l’uso di una speciale elettromeccanica alimentata anch’essa a energia solare di muoversi seguendo la direzione del Sole e riflettendo la luce all’interno degli ambienti in maniera tale da consentire una intensa illuminazione. Basta semplicemente posizionare Lucy all’esterno, in un posto molto soleggiato.

Lucy dispone di uno specchio che ruota ricostruendo la posizione del Sole nel cielo e inseguendolo in ogni momento durante tutte le ore del giorno, riuscendo così a mantenere lo stesso punto sempre illuminato con una intensità pari a cinque lampadine alogene da 100 W ciascuna, quindi, abbondantemente sufficiente per qualunque spazio abitativo.

I giovani fondatori della startup affermano di voler mantenere il progetto all’interno del made in Italy e di non volersi fermarsi a questo prodotto ma di aver già pensato a diverse versioni di Lucy destinate ad interi edifici o addirittura a luoghi all’aperto.

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Mar 252019
 

A causa dei cambiamenti climatici dovuti allo smog, alle emissioni di CO2 nell’atmosfera, i fenomeni atmosferici stanno diventando sempre più violenti e intensi. Normalmente, a causa della differenza di temperatura tra l’acqua e l’aria, si sviluppano grandi vortici d’aria che prendono il nome di uragani se si sviluppano sull’Oceano Atlantico, o tifoni se, invece, si sviluppano sull’Oceano Pacifico.
L’idea di poter controllare questa immane potenza, con venti che superano i 300 km/h, tra le forze della natura una delle più devastanti capace di lasciare dietro di se una scia di distruzione e morte, è venuta all’ingegnere giapponese Atsushi Shimizu. Il Giappone si sa, è terra soggetta ogni anno all’azione di questi impetuosi venti. Egli ha ideato una nuova turbina eolica capace di sfruttare questi violentissimi venti di burrasca senza subire danni.

I suoi studi nascono dall’essersi reso conto che per anni il Giappone utilizzato turbine classiche non adatte ovviamente a zone geografiche dove si formano tifoni e quindi dove i venti sono troppo violenti per poter essere sopportati da queste fragili strutture. Nel 2013 lasciò la società per cui lavorava e ha fondato una start-up chiamata Challenergy aggiudicandosi un finanziamento per realizzare la prima turbina a prova di tifone.

I suoi studi sono partiti dall’osservazione delle turbine ad asse verticale, indifferenti alla velocità del vento e capaci di sopportare sollecitazioni molto superiori a quelle tollerate dalle turbine classiche.
Il principio su cui è fondata questa nuova turbina oltre che, ad essere imperniata su un asse verticale, è quello di adottare il cosiddetto effetto Magnus. Di cosa si tratta? E’ un effetto fisico che riguarda il moto dei corpi nell’aria. Se ad un corpo che si muove nell’aria viene aggiunta una rotazione iniziale, questa induce il corpo a deviare dalla trattoria parabolica che stava seguendo. Per fare un esempio immaginiamo un pallone da calcio che viene calciato dall’angolo e in aria devia secondo una curva che lo conduce verso il palo esterno della porta. A conferire questa curvatura non è la spinta iniziale (il calcio), bensì la rotazione data alla palla quando viene colpita. Questa componente rotazionale devia verso la traiettoria della palla che, non segue più un moto rettilineo, bensì uno curvilineo.

Shimizu, ha incorporato l’effetto Magnus all’interno di questa struttura. L’aerogeneratore creato dalla Challenergy, sostituisce le tre pale con tre cilindri rotanti verticali dotati di una pinna collegati a un montante centrale in modo da rendere la struttura più resistente e assorbire meglio la velocità di rotazione dei cilindri. Nei test effettuati si è potuta verificare un’efficienza del 30% che ancora non raggiunge il 40% di quella degli aerogeneratori tradizionali, ma è già un grande passo avanti perché lavorano in condizioni proibitive per gli altri. Obiettivo della start-Up è quello di ottimizzare questa resa.
Secondo l’Atlantic Oceanographic & Meteorological Laboratory, un tifone nel pieno della sua forza è in grado di generare energia cinetica capace di fornire circa la metà dell’energia elettrica prodotta da tutto il mondo quindi, se Shimizu riuscirà a imbrigliare questi venti, riuscirà a fornire energia a tutto il Giappone per oltre cinquant’anni.

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Mar 172019
 

Forse l’era dei viaggi spaziali è veramente iniziata. Virgin Galactic, la società fondata dal miliardario britannico Richard Branson, proprietario della Virgin, ha completato con successo il quinto volo orbitale con la sua navicella Unity.

Si tratta di un mezzo spaziale Innovativo, che decolla dalla terra come un aereo portandosi, agganciata, la navicella spaziale Unity. Il mezzo, una volta arrivato negli alti strati dell’atmosfera, sgancia Unity che, alimentata da un potente motore a razzo completa il suo viaggio dirigendosi al di fuori dell’atmosfera terrestre dove entrerà in orbita temporanea. Planando come un aliante, rientrerà poi, nell’atmosfera e esattamente come un aereo atterrerà nuovamente alla base di partenza.

Quello compiuto il 26 febbraio è stato il quinto test di volo per la navicella ed è stato particolarmente importante perché per la prima volta sono stati portati in orbita tre esseri umani e non semplici manichini o robot come le volte precedenti. Si tratta dell’addestratore spaziale Beth Moses e altri due piloti Mike Masucci e Dave Mackay. L’istruttore Moses farà da convalidatore per alcuni elementi del design della navetta.

L’unità è stata trasportata in quota dall’aereo WhiteKnightTwo, prima di essere rilasciata e accendere il suo motore a razzo per salire più in alto.L’era dei viaggi spaziali pare proprio iniziata, perché la Unity può contenere fino a sei passeggeri oltre ai due piloti. Già sono oltre 600 gli aspiranti astronauti per il volo e le operazioni commerciali della Virgin inizieranno molto presto. Si pensi che un biglietto per un volo andata e ritorno nello spazio costa circa 250.000 $, sicuramente non alla portata di tutti ma solo di alcuni paperoni del pianeta, ma è sicuramente l’inizio di un’era.

Le impressioni riportate dai tre astronauti sono state ricche di enfasi: Moses ha espresso la sua emozione così: “la terra era così bella e così chiara ed è stato incredibilmente intenso“. Mackay ha detto “è la prima volta che sono nello spazio e la vista è assolutamente straordinaria“ ed infine Masucci ha raccontato la sua esperienza così: “è stata davvero surreale, quello che mi ha veramente colpito è stato quanto fosse silenzioso“.

Adesso inizieranno gli ultimi test per rendere veramente completa ed efficiente la navicella Unity, per poter iniziare a portare i ricchi passeggeri a fare un giro nello spazio intorno al pianeta azzurro.

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Mar 112019
 

Sembra arrivare direttamente da un film di fantascienza la quinta incarnazione, quella finalmente visibile, in scala reale e tangibile, tra i vari prototipi finora ipotizzati negli avveniristici rendering, della capsula del treno superveloce Hyperloop.

Tutto è straordinario ed incredibile in questo modernissimo, si fa difficoltà a chiamarlo treno, nuovo sistema di trasporto. Dal progetto, ai materiali, al design.

Come gli artigli di Wolverine degli X-Men erano in adamantio, una lega più resistente dell’acciaio e del diamante, inventato appositamente dalla penna creativa di Stan Lee, la Quintero One, la nuova capsula del treno superveloce è stata realizzata completamente in vibranio. Questa volta non si tratta di un materiale fantasioso, bensì di una lega plasmata ad hoc per la realizzazione di questo incredibile treno. Il primo prototipo reale della capsula è stato assemblato dalla iberica Artificial, partner della Hyperloop Transportation Technologies. Artificial è un’impresa nata dalla fusione tra Carbures, azienda con esperienza nei materiali compositi e Inypsa società di ingegneria che lavora nel settore spaziale e dell’aviazione.

Anche il design è d’eccellenza, realizzato da uno studio di fama mondiale il PriestmanGoode che ha vinto il premio Gold nel 2017 ai London Design Awards. 

Questo modello di capsula sarà trasportato poi in Francia, a Tolosa, dove verrà assemblato e integrato con elementi interni mancanti in maniera da realizzare così la prima capsula che potrebbe realmente trasportare persone. 

Non molti dati sono stati resi noti in merito, ma si sa che la lunghezza è di circa 32 metri dei quali 15 riservati alla cabina passeggeri; questo fa ipotizzare che i passeggeri, comunque, non potranno essere molti.

I passi avanti compiuti permettono di ipotizzare che questa nuova capsula potrebbe essere la definitiva ed entrare in servizio già 2019 ed essere impiegata in tutto il mondo senza troppe difficoltà legislative. Staremo a vedere cosa accadrà e se è presto potremmo anche noi comprare un biglietto per viaggiare alla velocità di 1200 km/h sulla terra anziché in aria.

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Mar 012019
 

Anche il trasporto su rotaia comincia ad aggiornarsi nella visione smart ed eco-compatibile come già accaduto per quanto riguarda le autovetture. Infatti, dal 1 marzo in Italia sono a partiti gli eco bonus e l’eco-tassa per favorire il cambiamento in direzione di autovetture meno inquinanti dell’intero parco auto nazionale. Come dicevo, anche il trasporto ferroviario grazie alla francese Alstom, sta vivendo un momento di passaggio. Si chiama Coradia iLint ed è un treno ad idrogeno ad emissioni zero, che rilascia nell’atmosfera solo vapore acqueo e condensa, quindi senza alcun inquinante e senza alcun impatto sull’ambiente. Oggi, il trasporto su rotaia è già quello più ecologico, ma questo non basta. Coradia iLint porta l’attenzione verso l’ambiente a un altro livello.

Questo treno è capace di trasportare fino a 300 passeggeri, 150 posti in piedi e 150 posti seduti e può fare circa 800 km con un pieno di idrogeno e raggiungere la discreta velocità di 140 km/h. Questa sua autonomia e velocità lo configurano come la scelta ideale per sostituire dei treni regionali veloci. In Italia la prima regione ad ospitare questo treno ad idrogeno sarà la Toscana  mettendo in deposito i vecchi treni diesel rumorosi ed inquinanti.

Ovviamente questi nuovi treni saranno utilizzati su linee non elettrificate, come ad esempio la Siena-Chiusi e la Siena-Empoli. La Toscana da questo punto di vista è una regione pioniera e all’avanguardia rispetto anche alle grandi nazioni europee.

Già da tempo la Toscana aveva pubblicato un bando nel quale ricercava progetti e idee per creare una mobilità a impatto zero compresa la filiera per l’approvvigionamento e le infrastrutture pensate secondo questa visione. Per ora è presente solo il progetto di Alstom, ma altri concorrenti presto compariranno per partecipare a questa interessante gara. La ditta francese ha già fatto partire un progetto pilota in Germania che ha permesso di alcuni stati della nazione di dotarsi di primo modello di treno ad idrogeno. Questo ha già lasciato la stazione nello scorso mese di dicembre e presto sarà affiancato da altri 14 treni a celle di combustibile.

I treni idrogeno rappresentano una grande opportunità sia per quanto riguarda le regioni ma anche per quanto riguarda le nazioni e adesso si aspetta una direttiva specifica da parte della Comunità Europea.

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Mar 012019
 

Rispetto dell’ambiente, biocompatibilità, soluzioni green per l’architettura, case smart, sono oramai i temi che ritroviamo sempre più spesso quando si parla di architettura. Ma la richiesta è sempre più quella di una città a dimensione d’uomo, in cui la natura ne diventa parte, non è viene esclusa. Nasce proprio da quest’idea il progetto di Carlo Ratti e Associati denominato Greenary, una casa di campagna costruita attorno a un grandissimo albero di 10 metri. Vincitore del progetto, il gruppo Ratti realizzerà questa casa di campagna nella periferia di Parma ed è parte di un progetto dell’azienda Mutti che accanto all’abitazione vorrebbe realizzato anche lo stabilimento in continuità con l’ambiente che lo circonda. L’idea è quella di fondere insieme natura e edilizia, lavoro e svago.

Il gruppo Carlo Ratti e Associati ha vinto il bando per questo progetto nel 2017. La costruzione è iniziata a fine 2018 e dovrà essere completata entro il 2019. Tutto parte intorno a un gigantesco ficus di cinquant’anni alto 10 metri e l’intera costruzione dovrebbe occupare uno spazio di circa 800 metri quadrati. L’integrazione con questo tipo di pianta risulta essere abbastanza semplice perché il ficus è un albero che ama molto le temperature stabili, quindi, è adatto per essere inglobato all’interno di una costruzione.

L’edificio nasce intorno a un idea di spazi interconnessi, come lo sono praticamente i rami dell’albero, si tratta in tutto di sei spazi domestici tre al piano terra e tre al piano inferiore. Ogni ambiente e destinato una specifica attività; abbiamo così lo spazio per la lettura, lo spazio per la musica, lo spazio conviviale, lo spazio per lo yoga e anche una cantina per il vino e per i prosciutti ed altri insaccati non dimenticando che siamo appunto a Parma.

In questo edificio è ripreso e ribaltato il concetto di casa sull’albero che ognuno di noi ha sempre desiderato di possedere. Una perfetta unione tra naturale e artificiale, un modo per vivere in mezzo all’ambiente e non separato da questo.

Secondo quanto raccontato da Carlo Ratti, in un’intervista, il principio guida della casa Greenary è la biofilia cioè quell’impulso naturale a connettere le diverse forme di vita insieme. E nei principi della biofilia, per esempio, vi sono alcune linee guida sulla disposizione degli ambienti architettonici come, per esempio, la disposizione della stanza da pranzo che si trova in fondo la casa ad un livello appena inferiore al terreno in modo che il tavolo, sul quale si siederanno i commensali si trovi allo stesso livello del prato e quindi, in modo tale da poter guardare all’esterno e sentirsi parte di questo spazio. Il ficus diventa l’elemento centrale attorno al quale si dipanano i diversi spazi di questa costruzione, tutti pensati per offrire diversi aspetti della natura e diversi punti di vista per osservarla.

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