Mar 272017
 

IP05

Lo smartphone oramai è diventato un nostro insostituibile compagno di vita. Partecipa con noi tutte le attività, permettendoci di restare connessi, di immortalare i momenti più belli, di condividerli, in pratica un amico del quale non possiamo più fare a meno.

Proprio per questo motivo, partecipando ad ogni nostra attività, rischia spesso di entrare in contatto con sostanze per le quali non è stato progettato e che potrebbero danneggiarlo irrimediabilmente. Sto parlando di acqua e polvere soprattutto. Quante volte ci è capitato di versare sopra il cellulare una bevanda o immergere in acqua il nostro smartwatch, azioni accidentali o eseguite distrattamente, ma che hanno il potere di metterci nel panico? Oppure quante volte nel nostro lavoro ci siamo chiesti se il terminale che utilizziamo è compatibile con l’attività che stiamo svolgendo, ad esempio in un cantiere edile o in una falegnameria o in lavori che richiedono l’uso di liquidi.

Sempre più spesso si vedono tal proposito, spot pubblicitari in merito alle capacità di questo o quel cellulare di resistere all’acqua, alle immersioni, alle sollecitazioni più estreme. E sempre più spesso abbiamo a che fare con sigle, acronimi, che descrivono le prestazioni a cui può essere sottoposto un dispositivo elettronico.

CERTIFICAZIONE IP

Come in ogni ambito, anche in questo la normativa viene in aiuto del consumatore informandolo sulle caratteristiche di cui dispone il dispositivo, certificate dall’azienda produttrice la quale si fregia di queste specifiche in base a specifici test effettuati sul terminale.

IP04In ambito internazionale, la certificazione che esprime la capacità di un dispositivo elettronico di resistere alle polveri, ai corpi solidi e all’acqua è stabilita dall’International Electrotechnical Commission (IEC) secondo lo standard internazionale IEC 60529.

In pratica questo ente fissa una serie di parametri che esprimono il livello di protezione, in modo che l’utente possa comprendere il grado di resistenza del suo terminale rispetto ha una specifica tabella.

L’International Electrotechnical Commission, definisce le certificazioni in questo senso con una fila di due lettere e due numeri IPxx. Il codice di due lettere IP sta per International Protection Marking (Marcatura Internazionale di Protezione) oppure per Ingress Protection Marking (Marcatura di Protezione all’Ingresso). Il primo numero rappresenta il livello di protezione contro l’intrusione di polveri o corpi solidi, mentre il secondo numero rappresenta il livello di protezione contro l’ingresso dei liquidi.

IP01

Se per un dispositivo la certificazione IP non è indicata, questo significa che lo stesso dispone comunque di una protezione similare ad una IP20 ossia nessuna protezione dell’acqua e minima da corpi estranei e polvere.

A volte può capitare di trovare dispositivi con indicazioni del tipo IP5X oppure IPX8. La presenza della lettera X, sta ad indicare che il dispositivo non è protetto nel primo caso dai liquidi e nel secondo caso dalle polveri. In questi casi per capire quali sono le reali caratteristiche del dispositivo bisogna consultare il manuale utente.

Bisogna, inoltre, specificare che per liquidi si intende acqua dolce e non acqua salata. Questo perché il sale è un corrosivo per cui dopo una immersione in acqua salata il dispositivo certificato IP67IP68 deve comunque essere risciacquato in acqua dolce.

IP03

Al codice IPXX possono essere aggiunte altre due lettere opzionali che stanno a indicare la prima il grado di protezione offerto dall’involucro al contatto diretto con parti pericolose; questo utilizza le lettere A, B, C e D.

A – protezione contro l’accesso con il dorso della mano;

B – protezione contro l’accesso con un dito;

C – protezione contro l’accesso con un attrezzo;

D – protezione contro l’accesso con un filo.

La seconda lettera opzionale, H, M, S e W, rappresenta un ulteriore descrizione delle caratteristiche del materiale.

H – apparecchiature ad alta tensione;

M – provato contro gli effetti dannosi dovuti all’ingresso dell’acqua con apparecchio in uso;

S – provato contro gli effetti dannosi dovuti all’ingresso dell’acqua con apparecchio non in uso;

W – adatto all’uso in condizioni atmosferiche specifica.

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Mar 202017
 

GlassBridge02È stata appena completata la realizzazione del più lungo ponte in vetro mai costruito dall’uomo in uno dei parchi nazionali cinesi nella provincia di Hunan, sospeso ad una altezza di 300 metri in una profonda gola naturale.

Frutto della visione poetica dell’architetto Haim Dotan, si tratta di una passeggiata nel vuoto immersi in una natura incontaminata, capace di creare fortissime suggestioni nell’animo di chi lo attraversa.

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Zhangjiajie Grand Canyon Glass Bridge è il nome di questo ponte delle meraviglie frutto di un’ingegneria spinta all’estremo e di una sensibilità progettuale unica nel suo genere. Soprannominato “ponte dei cuori coraggiosi” dal suo stesso progettista, questo attraversamento lungo 385 metri, rappresenta una mirabile interpretazione di un viaggio verso l’infinito.

Un’opera grandiosa ispirata dalla cultura taoista, capace di mimetizzarsi nella natura senza contaminarla, un’opera estremamente sofisticata ma semplice allo stesso tempo, grandiosa ma  umile.

GlassBridge05

Rendere un’opera di questo genere, date le dimensioni, capace di scomparire tra le nuvole o nella nebbia che spesso pervadono questo angolo di natura, ha richiesto al suo ideatore, Haim Dotan ed al suo studio di progettazione “Architects and Urban Designers” un grande lavoro preparatorio. Il pavimento è stato pensato composto da grandi pannelli di vetro capaci di rendere la passeggiata unica e invisibile, capace di rendere il percorso di chi lo attraversa un viaggio introspettivo nella propria anima. Il vetro laminato spesso 50 mm è in grado di sopportare 40 tonnellate per pannello ed è sostenuto da una lunga struttura portante di quasi 400 m dallo spessore impercettibile di soli 60 cm. La scelta di uno spessore così limitato, si è resa necessaria per consentire al ponte di tagliare con facilità il vento ed evitare un carico eccessivo, conseguente, sui cavi di sostegno.

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Gli unici elementi massicci della struttura, le quattro torri di sospensione poste due per lato sui costoni rocciosi ai quali il ponte è ancorato, sono state ricoperte di alberi e piante in modo da mimetizzarle con la natura circostante.

GlassBridge01

Il risultato è un splendido organismo architettonico perfettamente integrato con l’ambiente circostante, ardito, leggero, capace di ispirare chi lo attraversa come sospesi alla scoperta dei propri limiti.

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Mar 182017
 

Spugna02

Il problema dell’inquinamento del mare dovuto allo sversamento del petrolio è sempre di attualità e molto sentito dall’opinione pubblica. Incidenti sulle piattaforme o occorsi alle petroliere rischiano spesso di compromettere in maniera permanente enormi zone di mare anche particolarmente importanti dal punto di vista della biologia marina.

Diversi studi sono in corso da parte di molte università al fine di trovare una soluzione definitiva a questo problema.

L’ultimo ritrovato è stato realizzato dall’Argonne National Laboratory dell’Illinois. Si tratta di una schiuma polimerica capace di assorbire il petrolio in quantità pari a 90 volte il proprio peso ma capace di restituire il greggio, in una seconda fase, strizzandola come se fosse una spugna.

Questo consente non solo di ripulire il mare ma di riottenere il greggio perduto con un doppio evidente vantaggio.

Spugna04

La peculiarità che rende unica questa schiuma polimerica, che possiamo definire spugna polimerica, è il fatto che consente di trattenere al suo interno gli idrocarburi e di poterli appunto restituire una volta completata la fase di assorbimento. Si tratta di una combinazione di sostanze plastiche, poliuretani e poliimmidi, rivestiti da un composto chimico, il silano, che è capace di attirare a sé una quantità di greggio ben specifica. Quest’ultimo concetto è molto importante perché il comportamento della spugna è simile a quello di altri prodotti ma questa caratteristica ne fa la differenza; la carta assorbente usata in cucina, ad esempio, una volta utilizzata non può essere riutilizzata perché completamente inzuppata è incapace di restituire il prodotto assorbito.

Il silano contenuto all’interno della spugna consente di fissare in maniera precisa la quantità di greggio che essa può e deve assorbire, in modo da non essere mai né al di sotto ne al di sopra dei valori che la rendono speciale.

Diversi test sono stati fatti sul campo proprio per verificare e individuare questa precisa quantità in modo da ottenere il prodotto perfetto. All’interno di apposite piscine utilizzate per simulare gli sversamenti di greggio, sono stati stesi dei teli di 6 metri quadrati di questo prodotto che ha dimostrato di assorbire molto meglio rispetto a prodotti simili.

Al termine dei test all’interno di apposite presse, la spugna è stata strizzata restituendo il carico di greggio.

Resta adesso soltanto da effettuare i test in mare aperto per verificarne il comportamento nelle grandi profondità marine alle condizioni di pressione e temperatura specifiche.

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Mar 102017
 

CASA3D05

La frontiera delle stampanti 3D sta pian piano allargando i suoi confini. I costi si sono notevolmente abbassati e gli oggetti riproducibili con questo sistema diventano sempre più grandi.

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Arriva dalla Russia l’ultimo traguardo di questa tecnologia; da una piccola città di nome Stupino, ed una società la Apis Cor, specializzata nella realizzazione di stampanti 3D, nasce la prima stampante al mondo capace di realizzare addirittura un’intera casa attraverso l’uso di un sistema a braccio meccanico di dimensioni molto ridotte e soprattutto mobile.

La Apis Cor, è riuscita a realizzare il modello completo di una casa di circa 38 m² composta da bagno, ingresso, cucina e soggiorno. Il tutto? In meno di 24 ore e al costo eccezionale di 10.000 dollari inclusi i lavori per le fondazioni, il tetto, le rifiniture interne ed esterne compresi tutti gli impianti.

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L’appartamento realizzato, ha un impianto circolare ed è costruito a partire da una struttura scheletrica di base. La stampante a braccio mobile, realizza su questa base le mura e i pavimenti utilizzando una miscela di cemento per poi completare il tutto con i soffitti. La struttura è in grado così di resistere per oltre 175 anni.

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Si tratta sicuramente di una rivoluzione nel campo dell’edilizia perché consente di realizzare case complete di ogni elemento ad un costo assolutamente accessibile cosa che, potrebbe sicuramente trovare impiego in quei casi dove una emergenza abitativa, ad esempio in caso di catastrofi naturali o per la realizzazione di campi profughi.

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Il costo veramente basso e la rapidità di esecuzione della struttura consentirà di accedere al possesso di una abitazione ad una fetta molto più ampia di popolazione soprattutto nella fascia di reddito basso o medio basso.

Inoltre, la rapidità di esecuzione consentirebbe di risolvere i problemi nelle gravi emergenze in maniera quasi definitiva per quelle zone colpite da un evento catastrofico.

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Mar 072017
 

Il vero problema delle batterie utilizzate nei nostri dispositivi portatili tipo smartphone o tablet, è oltre alla loro durata, la possibilità che a causa di una reazione dell’elettrolita, la stessa possa prendere fuoco. Recenti avvenimenti, in tal senso, hanno dimostrato come questa eventualità possa essere tutt’altro che remota.

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Mike Zimmerman

Mike Zimmerman un professore dell’Università Tufts di Boston, sta lavorando da tempo alla realizzazione di una nuova generazione di batterie che dovrebbero superare i limiti e i difetti delle attuali ioni di litio. Tali batterie sono composte, come tutte le altre, da un polo positivo chiamato anodo e da uno negativo chiamato catodo. I due elettrodi, sui quali avviene la reazione sono divisi da un sottile elemento poroso chiamato separatore e il tutto è annegato in una soluzione solvente, sale di litio, chiamato elettrolita. Il litio, in particolari condizioni di ricarica, può essere particolarmente reattivo, per cui causare esplosioni o prender fuoco.

La batteria di Zimmerman, sostituisce il liquido infiammabile, con una pellicola di plastica rigida, un foglio di litio-metallo, non infiammabile. I vantaggi sono molteplici soprattutto perché eliminando l’elettrolita, le batterie non andranno soggette a quel classico travaso di acidi tipico di quando si esauriscono. Inoltre il film plastico ha la caratteristica di essere assolutamente ignifugo anche se posto a contatto diretto con una fiamma, rendendo di conseguenza la batteria estremamente sicura. Un esperimento filmato, mostra un’operazione di taglio in più pezzi della batteria senza che questo provochi alcuna reazione, operazione pericolosissima in una normale batteria ioni di litio.

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Un altro grande vantaggio di queste batterie litio-metallo, è la loro capacità di accumulare cariche doppie rispetto alle tradizionali ioni di litio. Questa densità energetica doppia permette di creare batterie di dimensioni molto più piccole e con maggiore autonomia.

Nei suoi laboratori della Iconic Material, Zimmermann, afferma che molto lavoro è stato fatto in questa direzione anche se le nuove batterie litio-metallo non sono ancora pronte per una produzione industriale. Molte aziende hanno già manifestato grande attenzione e interesse verso questo nuovo prodotto e lo stesso Zimmermann si dice molto fiducioso per il futuro in virtù dei risultati e delle prospettive che questo nuovo prodotto sta dimostrando.

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Mar 042017
 

Il legno é sempre stato un grande materiale da costruzione utilizzato nell’antichità, ma oggi, grazie alle nuove tecnologie e nuove soluzioni costruttive sta vivendo una seconda giovinezza. Pare che l’obiettivo che siano prefissati ingegneri e architetti è quello di raggiungere altezze sempre maggiori e soluzioni ingegneristiche sempre più avanzate.

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Nessuno avrebbe mai pensato all’utilizzo del legno come elemento strutturale per raggiungere grandi altezze, ma pare sia proprio questa la nuova direzione intrapresa nel campo edile. La grande resistenza, le straordinarie proprietà unite a nuove tecnologie di assemblaggio e costruttive hanno fatto sì che il legno potesse diventare il materiale idoneo anche per costruzioni di questo genere. Nuovi progetti e nuove realizzazioni puntano tutte in questa direzione, edifici sempre più alti e soluzioni tecniche capaci di assicurare una lunga durabilità e una grande resistenza ad agenti atmosferici, sismi e soprattutto fuoco.

Alcuni esempi dimostrano la bontà di questo materiale nel suo uso in campo edile, come ad esempio il Tempio della Legge Fiorente realizzato in Giappone alcuni secoli fa nella prefettura di Nara che, altro non è che una gigantesca pagoda di 32 m su 5 piani che ha resistito ai secoli superando l’azione degli agenti atmosferici, dei terremoti e anche degli incendi.

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Pagoda del Tempio della Legge Fiorente in Giappone

Oggi l’edificio in legno più alto del mondo si trova in Norvegia nella città di Bergen; si tratta di una realizzazione di 14 piani, ma ben presto questo primato sarà superato quando la  University of British Columbia inaugurerà in Canada un residence per studenti di ben 18 piani.

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Tratoppen a Stoccolma

Un’altra sperimentazione di costruzione verticale in legno verrà realizzata ad Amsterdam. Si tratterà di un edificio alto ben 21 piani totalmente realizzato con struttura in legno da pini provenienti dall’Europa cresciuti in coltivazioni finalizzate a questo scopo quindi assolutamente sostenibili.

Ma il progetto più avveniristico e sicuramente quello più interessante è il progetto di un grattacielo da realizzare a Stoccolma che prenderà il nome di Tratoppen.

La realizzazione di questi giganteschi edifici pone ovviamente una serie di domande e di interrogativi. Ci si chiede quanto possa essere sicuro un edificio del genere. Ovviamente un edificio totalmente in legno rappresenta una sfida affascinante data anche la bellezza e le caratteristiche del materiale di cui stiamo parlando; il legno ha un impatto ambientale enormemente inferiore rispetto ai materiali edilizi utilizzati fino ad oggi, fino al 75% in meno, e risulta essere molto meno costoso perché più semplice da assemblare, consente di realizzare strutture molto meno pesanti, fino a un quarto, gli edifici realizzati con questa tecnica necessitano di fondamenta molto meno profonde e quindi più economiche.

La tecnica oggi utilizzata per la realizzazione di questo genere di costruzioni prende il nome di CLT (Cross Laminated Timber) Incroci di Legno Lamellare, una tecnologia che consente di assemblare differenti tipi di legno disposti perpendicolarmente tra di loro, capaci di enormi resistenze meccaniche ma anche di poter miscelare insieme differenti tipi di essenze o materiali compositi.

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Tratoppen a Stoccolma

Il CLT viene assemblato in pannelli da tre assi in su, possiede certificazione PEFC (Program for the Endorsement of Forest Certification Schemes) ossia il programma che certifica che il legno proviene da foreste coltivate per sostenere il processo produttivo, possiede certificazione antisismica, ottimo potere di insonorizzazione, altissima ecosostenibilità, resistenza al fuoco e alta inerzia termica.

Inoltre, il CLT se realizzato con criterio ha una durabilità eterna.

In pratica un materiale quasi perfetto a dispetto dei dubbi e dei pregiudizi sul suo uso nelle costruzioni.

Anche in Italia si sta iniziando a sperimentare l’uso del legno nelle costruzioni come ad esempio a Milano dove è in corso di realizzazione di un complesso residenziale di ben quattro torri da nove piani costruite con pannelli portanti in XLAM.

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Complesso residenziale di Via Cenni, Milano

Complesso residenziale di Via Cenni, Milano - Fasi costruttive

Complesso residenziale di Via Cenni, Milano – Fasi costruttive

Anche Catania ha le sue eccellenze nell’uso di questa tecnologia come è possibile vedere nel video sotto, finalizzato al recupero edilizio di un edificio nel centro storico cittadino.

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