Lug 062012
 

Una società cinese, la TMDtouch ha proposto in questi giorni una innovativa soluzione per trasformare un iMac 21″ in un dispositivo completamente multi-touch. La curiosa soluzione si chiama Zorro Macsk (la maschera di Zorro) e l’idea non è strana in quanto questo dispositivo, applicato sullo schermo dell’iMac, lo maschera come l’eroe di  Johnson McCulley, il famigerato Diego De La Vega che con la sua mascherina assumeva i panni di Zorro. La soluzione è oltre che ingegnosa anche economica; infatti con poco più di 150€ è possibile utilizzare molti-touch, gestures, tastiera e mouse virtuali. Non bisogna essere esperti di informatica per installarlo. Basta infatti applicare la particolare cornice che facilmente si adatta ai bordi del computer e collegarla alla presa USB su uno degli attacchi sul retro dello schermo. La maschera è composta da strisce di diodi trasparenti a infrarossi che immediatamente rilevano la posizione delle dita o di uno stilo. Non è necessario alcun software o driver da installare e funziona anche su Windows nella partizione di boot-camp. Funziona con tutti i programmi e attivando da Preferenze di Sistema la voce “Mostra Visore tastiera” è possibile mostrare a video una tastiera virtuale dalle dimensioni desiderate e usare il computer anche senza mouse e tastiera.

Lug 012012
 

Leggendo sotto l’ombrellone, mi sono imbattuto in un interessantissimo articolo che metteva in evidenza un problema molto attuale, strettamente legato con le tematiche trattate a scuola con la tecnologia. Di cosa trattava? Di RICICLO, ma non quello che facciamo a casa con la differenziata (carta,plastica,vetro e alluminio), ma quello legato allo smaltimento dei rifiuti elettronici (cellulari, tv, lavatrici, ecc.); mi sono messo a cercare e ho scoperto un mondo che ora condivido con voi.

Pensate che in Italia produciamo ogni anno più di un milione e mezzo di tonnellate e queste purtroppo fino ad ora sono state stipate nelle discariche senza alcun beneficio per nessuno. FINO AD ORA. Infatti, pare che da qualche tempo a questa parte stiamo migliorando, diventando più bravi, in molti casi, dei nostri partner europei. Anno dopo anno, il riciclo del rifiuto elettronico sta aumentando grazie anche a un sistema intelligente di raccolta denominato RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).

Il 2011 ha visto aumentare la raccolta fino a 260 mila tonnellate e i rifiuti hi-tech maggiormente riciclati sono stati televisori, monitor, lavastoviglie e lavatrici e forni a micro-onde. Ma, com’è facile intuire manca qualcosa in questi dati: i piccoli elettrodomestici. Qui i dati sono sconfortanti; solo il 17% dei rifiuti tecnologici di piccola dimensione è riciclato negli appositi centri di raccolta contro la media europea del 26%. Complice probabilmente il fatto che questi centri scarseggiano soprattutto al centro-sud e che le persone sono scarsamente informate dell’esistenza di questi centri.

Clicca per ingrandire

Quindi, prima di pensare di buttare il cellulare nella spazzatura comune, basta informarsi presso il proprio comune, perché in ognuno esiste almeno un centro di raccolta per questo tipo di rifiuto e lo prelevano gratuitamente senza fatica o oneri per alcuno (basta consegnarlo al negoziante al momento dell’acquisto di un prodotto nuovo, lo si fa ritirare gratuitamente o lo si porta personalmente ai centri di raccolta specializzati).

MA COME FUNZIONA QUESTA RACCOLTA SPECIALE

I prodotti, vengono inviati ad una speciale catena di smontaggio, dove gli oggetti elettronici vengono separati dalle loro parti elettroniche e meccaniche. Dai frigoriferi e condizionatori vengono aspirati in sicurezza i gas tipo il freon e dai componenti elettronici eliminati chip e elementi particolari da trattare poi separatamente.

[Il Freon è un gas appartenente alla famiglia degli alogenuri alchilici. Questo è il nome commerciale dato a un prodotto estratto dal metano e dall’etano per sostituzione di atomi di idrogeno con atomi alogeni (fluoro, bromo e cloro). Fu utilizzato inizialmente come refrigerante in frigoriferi a compressione ma dal 1990 e cioè dal protocollo di Montreal è stato bandito e sostituito con altri gas.]

Ma riciclare può anche essere un redditizio business. Infatti, la raccolta di materiali dai componenti hi-tech della nostra vita, costituisce e costituirà sempre di più (quando aumenterà il livello di raccolta), una fonte di rifornimento per le industrie alla ricerca di materiali per i loro prodotti. Raccogliere i rifiuti tecnologici, riduce da un lato l’inquinamento dell’ambiente e dall’altro i costi perché le industrie si riforniscono direttamente del semilavorato e non devono andare e recuperare la materia prima (es. l’alluminio raccolto dalla differenziata, evita le miniere di bauxite e i costosissimi procedimenti elettrolitici per la produzione di questo metallo).

Questo business è oggi riconosciuto per legge. I comuni italiani dell’ANCI, hanno sottoscritto un protocollo comune di intesa per promuovere e incentivare la raccolta di RAEE, attraverso un sistema di premialità al comune o ai centri di raccolta più virtuosi. Al fine di incentivare l’ottimizzazione dei Centri di Raccolta, l’Accordo siglato prevede “premi di efficienza” crescenti all’aumentare della popolazione servita da ciascun Centro di Raccolta. Tali premi sono compresi fra 25 e 50 euro a tonnellata; è previsto, inoltre, un compenso maggiore per quei Centri di Raccolta che saranno disponibili ad accettare i RAEE ritirati dai Distributori per effetto dell’obbligo di ritiro “1 contro 1” previsto dal D.lgs. 151/2005.

LINKS

  • http://www.cdcraee.it/GetHome.pub_do
  • http://www.ecodom.it/

Giu 252012
 

Tesina scritta da: Federico Di Gaetano per gli esami della classe terza I/2011.

Prefazione a cura del prof. Betto

Gli esami di licenza media sono in pieno svolgimento e gli alunni si impegnano tra le diverse discipline per riuscire a dare il meglio nei pochi minuti che li vedranno protagonisti di fronte ai propri insegnanti. Molti di loro hanno realizzato tesine ed elaborati grafici, alla ricerca di un percorso a volo d’uccello capace di coprire tutte le discipline d’esame. Alcune semplici, altre molto interessanti e approfondite. Tra queste mi ha colpito (e per questo la pubblico), la tesina di Federico che appassionato di computer, colpito dal lutto del genio creativo di Apple, ha deciso di dedicargli un tributo. Traendo ispirazione dalla lettura della biografia di Walter Isaacson e da materiale preso da internet (Wikipedia), Federico ha dedicato il suo lavoro a Steve Jobs, realizzando, un interessante e coinvolgente piccolo racconto. Come sempre bravi ai miei studenti e buona lettura a tutti.

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LA VITA

Steve Jobs nasce a San Francisco il 24 Febbraio 1955 , da madre americana e padre siriano , viene dato in adozione appena nato a Paul e Clara Jobs, che vivevano in California. Prima di dare in adozione il proprio figlio, i genitori biologici di Steve avevano chiesto ai coniugi Jobs di promettere che il figlio sarebbe andato all’ università; così fu; per solo un semestre però fino a quando Steve non partì per l’India con l’amico Steve Wozniak, con il quale lavorerà anche in futuro.
Steve tornò in California nel 1973, con la testa rasata e una tunica indiana ma un nuovo modo di vedere il mondo.

LA CARRIERA

Il 1° Aprile 1976 Jobs e Wozniak fondarono l’Apple, con loro si unì anche Ronald Wayne che però poi dovette abbandonare la società.

Lavorarono nel garage dei Jobs e crearono il primo computer: l’Apple 1.

Per comprare la società Apple, Steve dovette vendere il proprio pulmino Volkswagen  e Wozniak la calcolatrice .

Successivamente ottennero un finanziamento di 250.000$ da un imprenditore, Mike Markulla, che in cambio ottenne un terzo della società. Nel 1977 Steve Jobs e Steve Wozniak lanciarono l’Apple 2, che toccò il milione di dollari; così nel 1980 la società di Jobs  fu quotata in borsa.

Nel 1984 Apple produsse il Macintosh, abbreviato poi in Mac.

Wozniak uscì dalla società per cambiare aria e Jobs entrò in rotta di collisione con l’amministratore delegato di Apple e cacciato, lasciò anch’esso l’azienda.

Così Steve volle ricominciare da capo fondando una nuova compagnia la NeXT, che produceva computer di qualità superiore ma a costi elevati per cui non ebbe molto successo. Inoltre, si aggiunse la concorrenza Wintel che produceva computer più economici.

Nel 1986 Steve Jobs acquistò dalla Lucasfilm la Pixar, che si occupava della produzione di lungometraggi interamente girati al computer. Steve Jobs comprò la Pixar per 3 milioni di dollari e la vendette poco tempo dopo alla Disney per 7,5 miliardi di dollari.

Nel 1996 Apple Computer entrò in crisi perché il sistema operativo era ormai obsoleto, così acquisto la NeXT, si mise a lavorare sulla creazione di un nuovo modello e fece rientrare Jobs nella società.

Dal 2001 in poi sono usciti i nuovi modelli tecnologici che hanno rivoluzionato la nostra vita.

Nel 2009 Steve sa di essere afflitto da una rara forma di tumore al pancreas.

Così il 5 Ottobre 2011 Steve Jobs muore all’età di 56 anni.

IL PENSIERO

Chiunque citi Steve Jobs non può non fare riferimento alle innovazioni tecnologiche che ha creato, ma molti non sanno del suo stile di vita semplice, del fatto che era buddista, dei discorsi tenuti nelle università più importanti e dei significati metaforici dei suoi slogan “STAY HUGRY, STAY FOOLISH” e “THINK DIFFERENT”. Questa frase celebre è stata pronunciata da Steve nel discorso tenuto all’Università di Stanford nel Giugno del 2005. Letteralmente significa “siate affamati, siate folli”. Siate affamati della vita non stancatevi mai di costruire nuovi progetti e nuove idee. Non abbiate timore di cimentarvi in imprese apparentemente impossibili, ma continuate a credere in voi stessi che, prima o poi, i risultati arriveranno.

Le invenzioni di Steve andavano sempre un pò fuori dagli schemi, così anche il suo modo di pensare diversamente rispetto agli altri ed è anche questo che lo ha reso ciò che è diventato .“THINK DIFFERENT”, slogan lanciato per la prima volta nel settembre del 1997 significa che per diventare un uomo in tutto e per tutto bisogna pensare con la propria testa e non seguire le idee di altri che magari non ci si addicono perché il nostro tempo su questo pianeta è pur sempre limitato.

IL BUDDISMO

Il buddista non crede nelle cose materiali, ma crede che per vivere sono sufficienti solo pochi oggetti (i monaci tibetani, per esempio, ne possedevano solo 8). Possiamo, quindi, definire la vita di Steve Jobs un paradosso perché, anche se era un buddista, ha lanciato prodotti che sono ogni giorno il desiderio di molti uomini su questo pianeta. Il viaggio in India ha cambiato la sua vita e il suo modo di pensare. La progettazione di ogni suo prodotto, per esempio, è semplice e chiara. John Sculley (per un periodo amministratore delegato di Apple), ha detto in un’intervista: “Sono entrato nella casa di Steve Jobs e ho notato che la sua casa non ha molti oggetti, ma ognuno di questi era frutto di un’attenta e sapiente scelta“.

A tal proposito Steve Jobs ha detto “La semplicità è più difficile da raggiungere della complessità e si deve lavorare sodo per cambiare il modo di pensare. Ma ne vale la pena perché una volta che si entra in quel modo di essere, è possibile spostare montagne“.

IL DISCORSO DI STANDFORD

Nel discorso tenuto il 12 Giugno 2005 Steve parla a ragazzi dell’Università il giorno della loro laurea e racconta tre storie riguardanti la sua vita.

  • La prima storia parla di “unire i puntini”. Quando si è giovani non si ha mai chiaro cosa si vorrà fare da grandi e così è stato anche nella vita di Steve. Lui si iscrisse ad un’università costosa e non adatta a lui, la abbandonò e si ritrovò a raccogliere lattine vuote in cambio di soldi dopo solo un semestre. Non sapeva che le scelte che aveva fatto da giovane sarebbero risultate decisive da adulto, vedendo unire quei tanti puntini che avevano formato la sua vita.
  • La seconda storia parla di amore e di perdite. Nel momento in cui Steve lasciò l’azienda, lì capì che era il momento di ripartire, fondando una nuova compagnia la NeXT e appoggiandosi alla produzione di lungometraggi interamente girati al computer. In quello stesso periodo Steve conosce l’amore e si sposa. Questa storia ci insegna che bisogna credere nelle proprie idee e non perdersi d’animo perché se si parte col presupposto che una cosa vada male è inevitabile che questo accada.
  • La terza e ultima storia parla della morte. Per Steve sapere di morire presto è stata una marcia in più che gli ha dato la forza di “pensare diversamente” e di credere con convinzione nelle proprie idee. Perciò Steve ci invita a pensare con la propria testa e a non conformarci alla massa  per esprimere al meglio le idee che estrapoliamo ogni giorno dal nostro cervello.
LA NAVE VA SENZA IL PROPRIO COMANDANTE

L’ Apple è rimasta orfana del suo fondatore e comandante; questa perdita ha creato un vuoto all’interno dell’azienda che è stato presto colmato con la promozione del manager Tim Cook. Sempre stati in sintonia, Steve e Tim, hanno saputo far diventare delle idee montagne di dollari. Le prime due cose già messe in cantiere sono aumentare la compatibilità con Windows e migliorare gli Apple Store italiani e non solo.

LE INVENZIONI

Durante tutta la sua carriera Steve è stato sempre un passo avanti nella tecnologia: negli anni ‘70 creò, insieme a Steve Wozniak, l’Apple 1. Non tutti sanno che dopo aver abbandonato gli studi ha frequentato un corso di calligrafia, quello che imparò lo trasmise al suo primo computer. Dal 2001 sono uscite le invenzioni che caratterizzano il nostro secolo come l’Ipod, l’Iphone e l’Ipad.

COSA SIGNIFICA STEVE PER ME

Ho scelto questo argomento per la mia tesina non solo perché sono un fan dei prodotti Apple ma anche perché Steve Jobs è stato capace di trasformare delle idee tecnologicamente complesse in creazioni dal design semplice e lineare, ma soprattutto perché il suo pensiero buddhista è unico al mondo come le sue celebri frasi, il discorso tenuto a Stanford oppure la ricerca continua della semplicità attraverso l’incontro con guru buddhisti e viaggi in santuari indiani“. Federico Di Gaetano, 3I

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Giu 162012
 

Al Computex di Taipei (a partire dal 5 giugno), una delle più importanti manifestazioni IT del mondo, Intel si prepara ad annunciare 14 nuovi processori della serie Ivy Bridge. Dei 14 processori 6 sono destinati a macchine desktop e 8 a computer mobili  con versioni a basso consumo. I modelli vanno da 3,4GHz a Turbo fino a 3,8GHz, nelle serie i5 e i7. I modelli della serie i3 usciranno più avanti probabilmente alla fine dell’anno. Tutti questi modelli sono quad core senza Hyper Threading, con l’unica eccezione del Core i5-3470T che integra due nuclei di calcolo. Per i modelli idonei a computer mobili, Intel ha realizzato ulteriori modelli dual core visto che i quad core sono già stati presentati ad aprile di quest’anno. Si parte da un 2,6Ghz per arrivare al top della gamma al modello con turbo a 3,6Ghz.

Intel ha anche indicato le caratteristiche supportate da questi nuovi processori e integrate nelle prossime generazioni di portatili. Si va dal supporto alla nuova tecnologia di connessione ultrarapida Thunderbolt alla nuova implementazione dell’USB con numero progressivo 3.0.

La strada per il futuro del computing è stata tracciata. Altre nuove implementazioni seguiranno a breve con processi di realizzazione sempre più spinti. Cosa faranno i rivali della casa di Santa Monica adesso?

Giu 122012
 

Abbiamo parlato spesso su queste pagine e a scuola di risparmio energetico, di rispetto dell’ambiente e quindi mi pareva interessante parlare di questo progetto del MIT di Boston, realizzato da un consorzio di aziende tutto europeo, di cui ho letto su di una rivista scientifica. Sto parlando di HIRIKO nome che ricorda il Sol Levante ma che in realtà in spagnolo significa “centro urbano”. Si tratta di una piccola city car, grande come una Smart che, però, nel momento di dover parcheggiare, si piega riducendo le proprie dimensioni di circa il 30% facilitando in questo modo la sosta. La Hiriko, inoltre, è completamente elettrica e fornisce un’autonomia di 150km a emissioni zero. E’ dotata di un volante ultra-tecnologico come quello delle formula 1 in grado di gestire tutte le fasi di funzionamento attraverso un sistema drive-by-wire. Ha, inoltre, un sistema di 4 ruote robotizzate in grado di ruotare ognuna di 360° e ogni ruota può essere controllata autonomamente consentendo all’auto di girare su se stessa. Un sistema di controllo elettronico consente all’auto di piegarsi su se stessa nel momento di dover parcheggiare avendo un ingombro complessivo di circa 1,50m, manovra consentita dalla posizione centrale del motore elettrico.

A Bruxelles, il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha illustrato il progetto e lo ha definito un esempio di innovazione sociale europea. Infatti, le città o gli stati che decideranno di adottare l’auto, saranno autorizzati dal MIT e dalla Comunità Europea a costruire in loco la vettura creando nuovi posti di lavoro. Barroso l’ha inoltre definita una risposta alla crisi e molte città non solo europee hanno deciso di adottarla da subito, per esempio in tratte tra gli aeroporti e il centro città.

Nel 2013 dovrebbe essere messa in vendita anche ai privati ad un prezzo orientativo di 12,500€. Non è certo un prezzo basso, ma la Hiriko porta con se tanti vantaggi che derivano dalla facilità di parcheggio al consumo ridottissimo; quest’ultimo aspetto ci può far capire come l’investimento possa essere ammortizzato in pochissimo tempo.

Vedremo se in un periodo di crisi come questo la Hiriko diverrà un best-seller nella vendita di autovetture e se questo progetto favorirà la diffusione di auto simili.

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Giu 112012
 

Parrebbe che i tempi siano maturi per il matrimonio tra Facebook e Apple. In tanti abbiamo notato come iOS5 ingloba una connessione diretta con Twitter, ma manca di quella con il social di maggior successo nel nostro paese. Secondo il sito di informazione tecnologica americano Techcrunch, questo matrimonio sarà annunciato durante la conferenza degli sviluppatori Apple dell’11 giugno al Moscone Center di San Francisco. La conferma pare data, inoltre, dalla politica che Apple sta perseguendo a livello mondiale (stessa cosa sta accadendo in Cina con il social network più diffuso in quel paese). In pratica sarà possibile accedere al proprio account Facebook direttamente dall’interno delle applicazioni di base del sistema operativo e inviare foto e messaggi. Infine è assai probabile che ci sia un sistema, come per Twitter, per iscriversi direttamente dall’interno del sistema operativo su iPhone e iPad.

Il sito di news tecnologiche non pubblica  comunque una notizia del tutto nuova. Lo stesso Tim Cook, CEO di Apple, aveva già fatto intendere qualcosa in tal senso alla conferenza All Think D, dove aveva parlato tra l’altro della TV made in Apple e in merito a Facebook aveva detto di aver incontrato i vertici della società e di essere rimasto particolarmente colpito da come questi stavano lavorando e aveva chiuso affermando “restate sintonizzati” per i futuri sviluppi in tal senso. E’ evidente come un’integrazione in iOS potrebbe portare grandi benefici ad Apple anche se alcuni problemi di natura tecnica sono ancora da risolvere. Se questo matrimonio avverrà, questo rappresenterà la fine di un lungo corteggiamento iniziato ai tempi di Jobs, ma fallito per le richieste troppo alte in termini di costi pretese da Facebook nei confronti di Apple.

Giu 102012
 

Da quando ho inserito la registrazione al sito, ho attivato anche l’opzione per cui una piccola faccina colorata viene assegnata a ciascun utente di default; questa rappresenta la nostra immagine di identificazione ogni volta che inseriamo un commento o quando accediamo al sito. Queste faccine assegnate casualmente dal sistema a ciascun utente non possono essere scelte e quindi personalizzate. Il loro nome è GRAVATAR, parola che rappresenta l’abbreviazione dei termini globally recognized avatar. Dopo l’iniziale sorpresa, ogni utente vorrebbe cambiarla, ma scopre che nell’inserimento dei dati per la registrazione non c’è la possibilità di usare una immagine di propria scelta come si può fare sui social network (Facebook o Twitter). Inizialmente avevo deciso di lasciare tutto così, ma ora, con il sito avviato e rodato ho ritenuto possibile e interessante, offrire ai miei utenti questa opportunità; inoltre, sto valutando l’opportunità di rendere educazionetecnica.com più social, inserendo liste di discussione (blog) e interfacciamento con i social network. Ma andiamo per ordine e vediamo come cambiare e personalizzare il nostro Gravatar.

Innanzitutto, bisogna sapere che i gravatar, sono gestiti da un sito https://it.gravatar.com/ che qualche tempo fa è stato acquistato da WordPress.com, ossia il motore che ospita pure educazionetecnica.com. Creare, quindi, un Gravatar personalizzato sul sito gravatar.com, equivale a crearlo su WordPress. Questo significa, data l’alta diffusione di questo sistema, che ritroveremo la nostra “faccina” personalizzata automaticamente in ogni sito o blog sul quale ci iscriviamo.

Vediamo come procedere.

  • per prima cosa digitate l’indirizzo https://it.gravatar.com/ verrete indirizzati sulla pagina come quella mostrata nell’immagine sotto.

  •  in alto selezionate Entra/Registrati e premete Registrati.

 

  • inserite nel campo “email” il vostro indirizzo di posta elettronica, avendo l’accortezza di inserire esattamente lo stesso indirizzo che avete utilizzato per registrarvi su educazionetecnica.com. Premete il tasto Registrati.

 

  • a questo punto il sistema vi informerà che è stata inviata una email proprio all’indirizzo che avete inserito e li troverete le indicazioni per completare la procedura di registrazione.
  • cliccando sul link che trovate sull’email, verrete reindirizzati in una pagina del sito Gravatar come quella qui sotto. Completate la registrazione inserendo un vostro nome utente o nuovamente la stessa email di prima e una password (da non dimenticare!!) che vi servirà per accedere e apportare modifiche al vostro account Gravatar.

 

  • A questo punto vi verrà richiesto di selezionare un file immagine dal vostro computer per farlo diventare il vostro Gravatar. Potete scegliere una foto, una icona, un disegno, un grafico in tanti formati diversi. Scelta l’immagine premete il tasto Avanti per continuare.

 

  • Verrete portati nella pagina qui sotto, dove potrete personalizzare e rifinire l’immagine scelta. Nei riquadri di destra potrete vedere in tempo reale le modifiche apportate. Quando sarete pronti, premete il tasto Ritaglia e finisci per confermare le modifiche (l’immagine della lampadina qui sotto è solo un’immagine di prova da me utilizzate per realizzare questo tutoria, quindi al posto della lampadina dovreste trovare l’immagine che avete scelto dal vostro computer).

 

  • Verrete indirizzati alla pagina successiva illustrata qui sotto. Dovete scegliere il livello di visibilità del vostro Gravatar….è inutile dirvi che dovete scegliere G RATED, per una totale visibilità del Gravatar in ogni contesto.

 

  • Siamo quasi alla fine. Adesso dovete associare il Gravatar alla vostra email (sempre la stessa utilizzata in precedenza). Questa pagina è importante, perché potreste avere anche più di una registrazione o più di una email, potendo così associare ad ogni email un Gravatar diverso. Nell’esempio sotto compare solo un indirizzo email (offuscato) con accanto la scritta PRIMARY. Se aveste altre email associate, queste comparirebbero sotto la prima con la scritta SECONDARY. A quel punto potreste scegliere quale email far diventare primaria e quale secondaria e quale immagine associare a ciascuna email (potete anche associare la stessa immagine a tutte le vostre email). Il GIOCO E’ FATTO.

Salvando e uscendo dall’account Gravatar, se non avete commesso errori, alla prossima apertura di educazionetecnica.com anziché la faccina assegnata dal sistema, dovreste trovare la vostra immagine preferita e personalizzata.

Non mi resta che augurarvi buon divertimento e…..vediamo chi sarà il più veloce a cambiare il proprio GRAVATAR.

Se avete dubbi, domande o curiosità, non esitate al solito a commentare questo articolo utilizzando l’apposito spazio che trovate sempre in basso in ogni pagina (quello dei commenti per intenderci), vi risponderò il più presto possibile.

Giu 032012
 

Dal Giappone una innovazione tecnologica per costruire modelli tridimensionali al computer. Il vecchio modellino del manichino, utilizzato dai disegnatori nel passato per simulare i movimenti umani e costruire le scene dei cartoni o dei manga, oggi viene sostituito da QUMARION, un modellino snodabile, collegato direttamente ad un pc, interfacciato con i software della Celsys, ditta specializzata nella realizzazione di animazioni manga giapponesi. La società CELSYS propone delle moderne figure costruite per aiutare chi ha la necessità di creare personaggi 3D. I modellini sono alti 30 centimetri e pesano 255 grammi; possono essere snodati per assumere le pose volute che, attraverso una connessione USB, vengono trasmesse al software attivo sul computer che registra tutti i movimenti.
Questi modelli rendono possibile un’accelerazione nella produzione di animazioni di vario tipo, sfruttando tecniche avanzate tipiche del cinema. E’ possibile tradurre, poi, questi movimenti in filmati da sovrapporre a scene e ambientazioni al fine di completare la scena. Il software sarà disponibile sia per Mac che per Windows nel mese di giugno e al momento è solo in lingua giapponese. Sarà dotato, inoltre, di plug-in per la realizzazioni di mani e altre parti del corpo e infine si potranno trasferire i lavori tridimensionali ad altri software specifici dell’animazione e del 3D come Maya e 3D Studio.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=MfJ4pA8ngDo&w=480&h=360&rel=0]

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0Ny7xmCGu80&w=480&h=360&rel=0]

Giu 022012
 

Alla prossima conferenza per gli sviluppatori che si terrà dall’11 al 15 giugno a San Francisco, sempre più voci danno per certa la presentazione dell’iOS6 per iPhone. Una delle caratteristiche innovative che, questo nuovo sistema operativo per devices portatili della Apple, dovrebbe portare con se sono le mappe in tre dimensioni, frutto dell’acquisizione che tempo fa la stessa Apple ha effettuato su un gruppo di società specializzate nel mapping tridimensionale tra le quali Placebase, Poly9 e C3 Technologies. L’obiettivo, per la casa dell’iPhone, è quello di sganciarsi da Goggle, rivale in molti campi e creare una crescente dipendenza degli utenti dai prodotti della Mela, arricchendo sempre di più l’offerta nel proprio ecosistema e rendendolo un’esperienza ancor più unica e entusiasmante.

Apple Maps avrà un database completamente nuovo, che non attingerà più a GoogleMaps. Sarà ampliato il supporto al 3D, con nuove visualizzazioni che consentiranno di rappresentare ogni particolare dell’ambiente, edifici e costruzioni in generale, con un effetto 3D. Saranno disponibili anche le consuete visualizzazioni come quella satellitare, con fotografie, con le strade ed altre. Anche le mappe di Apple avranno il loro Street View come per il famoso servizio di Google.

Da alcune immagini diffuse su internet si può notare come la barra di navigazione di Maps sia modificata e questo faccia presagire che l’innovazione sopra descritta sarà implementata. Inoltre, il colore e la grafica fanno presagire ad un restyling completo dell’intera interfaccia del sistema operativo.

Anche in questo caso non ci resta che aspettare per vedere se Apple ci stupirà ancora una volta.

 

 

Mag 282012
 

A volte abbiamo vicino a noi delle incredibili realtà e nemmeno lo sappiamo perché poco pubblicizzate e non sponsorizzate o semplicemente perché le cerchiamo lontano. L’altro giorno, mi sono imbattuto in un articolo su internet che ha attirato la mia attenzione perché parlava di tecnologia e Catania. Ho scoperto con mio stupore che nella nostra città, si tiene annualmente e quest’anno cadeva tra il 25 e il 27 maggio, un evento denominato “Start Up Weekend Catania” che riunisce al Beasy Bureau sviluppatori, designer, esperti di business e investitori.

Tra i progetti e le invenzioni presentate all’evento la più importante è sicuramente quella di tre giovani ricercatori catanesi, Giuseppe Suriani, Salvatore Bagiante e Michele Corselli, che stanno registrando un brevetto innovativo per la realizzazione di una pellicola, applicabile anche ai vestiti che, funge da caricatore per devices elettronici. Si tratta di un caricatore solare dello spessore di un foglio utile a ricaricare, in qualunque luogo, dispositivi quali smartphone, tablet  e lettori mp3. Il progetto, diffuso dai tre in versione preliminare, prende il nome di SOLAR WRITING e si tratta di sottilissime celle fotovoltaiche, flessibili e leggere che si ricaricano di energia semplicemente con l’esposizione al sole. Questa pellicola, si può sovrapporre quasi come un adesivo ai tessuti di qualunque capo di abbigliamento, oltre che a zaini e cartelle. L’obiettivo, come descritto dagli stessi autori, è rendersi energeticamente indipendenti da fili, prese, e caricabatterie ingombranti e pesanti. Adesivi low cost che ricaricano il telefonino all’infinito, tutte le volte che si vuole, avendo bisogno soltanto di una buona giornata limpida. “Solar Writing – aggiungono i tre inventori catanesi – ha bisogno solo di qualche ora di carica alla luce del sole, e per l’Mp3 appena di un’ora e mezza. Il design è una delle caratteristiche che stiamo sviluppando, perchè di solito tecnologia e moda si sposano difficilmente e invece noi vogliamo dare molta attenzione alla forma”.


Giuseppe e Michele sono ingegneri microelettronici, Salvatore un fisico esperto nella scienza dei materiali. Insieme hanno fondato una start-up, la “eRALOS3”, che ha vinto riconoscimenti internazionali come “Mind the Bridge Business Plan Competition”, e il primo premio “Wind Business Factor”.

Auguriamo anche noi di educazionetecnica.com tanta fortuna a questi giovani ragazzi che nonostante il periodo hanno comunque deciso di investire e lavorare in Italia e soprattutto al sud. Questo conferma che se si hanno delle buone idee, queste sono valide in ogni parte del mondo.

Mag 262012
 

Articolo scritto da: Emanuela Amico, Nicoletta Raciti, Marta Strano e Manuela D’Agostino della classe terza H/2011.

Prefazione a cura del prof. Betto

L’energia è il programma di tecnologia per le classi terze e i ragazzi si trovano ad affrontare questo difficile ma interessantissimo percorso di apprendimento. Durante il corso dell’anno si passano in rassegna molte fonti energetiche sia rinnovabili che non, ma alcune, anche interessanti e di recente sviluppo, rimangono fuori dalla programmazione curriculare per una questione di tempo. Occasione, questa, per proporre loro degli approfondimenti da realizzare con lo strumento digitale e attraverso la ricerca su internet. Energia dall’idrogeno, dagli oceani, dalle biomasse sono stati alcuni dei suggerimenti e i ragazzi si sono prontamente confrontati con questi argomenti. Oggi vi propongo un articolo scritto a quattro mani da Emanuela, Nicoletta, Marta e Manuela sulle forme di energia ottenute sfruttando le enormi masse d’acqua degli oceani. Come ogni volta vi auguro una buona lettura soprattutto per incoraggiare nella ricerca e nella scoperta i nostri giovani ragazzi.


L’esaurimento delle riserve di combustibile fossile unito ad un sempre crescente interesse per la salvaguardia dell’ambiente, ha fatto sì che negli ultimi trenta anni crescesse l’interesse verso nuove fonti di energia alternative, ecocompatibili e rinnovabili. Queste nuove fonti di energia, sebbene ancora oggi non siano in grado di sostituire quelle tradizionali, rappresentano un valido supporto ad esse.

Tra queste fonti trova posto l’oceano, che racchiude grandi quantità di energia sia meccanica, dovuta alle correnti marine, alle maree e alle onde sia termica, proveniente dal calore del sole.
L’energia di maree e correnti può essere convertita in energia elettrica da uno sbarramento che spinge l’acqua attraverso delle turbine attivando un generatore, oppure solamente da una o più turbine poste sotto la superficie del mare.

È possibile convertire almeno cinque tipi di energia presenti nel mare:

  • delle correnti;
  • delle onde;
  • delle maree;
  • del gradiente salino (osmotica);
  • del gradiente termico (talassotermica).

ENERGIA DALLE CORRENTI MARINE

Le correnti possono essere paragonate ad immensi fiumi che scorrono in seno all’oceano per centinaia, e a volte migliaia, di chilometri. Sia che siano profonde sia che siano superficiali, le correnti sono generate da diversi fattori; primo fra questi è la tendenza delle acque a ristabilire l’equilibrio idrostatico turbato dalla diversità di riscaldamento solare alle varie latitudini, che ne modifica la temperatura, la salinità e quindi la densità. Altro fattore primario per l’azione di trascinamento, è la rotazione della Terra. Fattori ausiliari al moto delle correnti marine sono le differenze della pressione atmosferica e, negli stretti che mettono in comunicazione oceani o mari aperti con mari interni, le differenze di densità delle acque e i flussi delle maree. In base a questi fattori determinanti, le correnti marine possono essere classificate:

  • in base alle cause che le creano (correnti di gradiente, di deriva, tidali e correnti geostrofiche);
  • in relazione alla temperatura dell’acqua che si sposta confrontata con la temperatura dell’ acqua che la circonda (correnti calde o fredde);
  • in relazione alla profondità ove si verificano (superficiali se interessano lo strato d’acqua dalla superficie ai 200 metri; interne se interessano lo strato d’acqua al di sotto dei 200 metri; di fondo se interessano lo strato d’acqua vicino al fondale marino).

Principali correnti oceaniche

Il fenomeno è presente in bacini marini e oceanici e in bacini lacustri di grande estensione (come ad esempio i grandi laghi del rift africano). In tali contesti, su coste basse e debolmente inclinate, le correnti di marea possono raggiungere velocità e forza notevole (fino ad alcuni metri al secondo). L’energia solare assorbita riscalda la superficie del mare, creando una differenza di temperatura fra le acque superficiali, che possono raggiungere i 25°-28°C e quelle situate per esempio a una profondità di 600 m che non superano i 6°-7°C. Attualmente esiste solo un impianto per lo sfruttamento delle maree in Francia, mentre sono in corso esperimenti per lo sfruttamento del potenziale energetico delle onde nel Regno Unito, in Norvegia e in Giappone. Le correnti marine si comportano come delle correnti aeree e come nelle centrali eoliche, può essere sfruttata l’enorme energia cinetica che queste masse d’acqua spostano nel loro perenne cammino. Generatori ad asse orizzontale o verticale sono in fase di studio o di sperimentazione; nel Mediterraneo il sito di maggior interesse è lo Stretto di Messina, dove generatori che sfruttano la rotazione delle pale e la rivoluzione intorno al proprio asse, riescono a produrre una grande quantità di energia.

ENERGIA DALLE ONDE MARINE

Le onde sono create quando il vento soffia sull’acqua. Nell’oceano il vento è molto potente e agisce su centinaia di chilometri di acqua. Questo significa che molta energia è trasferita dall’aria all’acqua.

La strada di sfruttare il moto delle onde del mare per ottenere energia elettrica, nonostante i problemi, non smette di solleticare la fantasia degli ingegneri. Ci sono allo studio ipotesi per concentrare e focalizzare le onde in modo da aumentarne l’altezza e il potenziale di conversione in energia elettrica. Altre ipotesi prevedono invece di utilizzare le variazioni di pressione che sì riscontrano al di sotto della superficie del mare, altre di utilizzare dei galleggianti che “copiano” il moto ondoso trasferendolo a dei generatori per mezzo di pistoni idraulici.

Progetto PELAMIS

Un progetto di una nuova tecnologia che, sfruttando l’energia prodotta dalle onde di superficie degli oceani, permette di produrre elettricità è il Progetto Pelamis, il cui nome deriva da un serpente marino. Pelamis è un sistema basato su una struttura semisommersa che, grazie al movimento dettato dalle onde agisce su dei pistoni idraulici accoppiati a dei generatori in grado di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica. Il primo prototipo è stato installato al centro europeo per l’energia marina delle Isole Orcadi, in Scozia. È stato ufficialmente aperto il 28 settembre 2007. In genere la singola struttura è composta da 5 elementi congiunti, ha un diametro di 3,5m, una lunghezza di 150m e una potenza di 750 kW. I materiali devono essere resistenti all’azione corrosiva dell’acqua di mare e sono previsti accessi alla struttura per eventuali interventi di manutenzione e/o riparazione.

ENERGIA DALLE MAREE

La marea è il ritmico alzarsi (flusso) ed abbassarsi (riflusso) del livello del mare provocato dall’azione gravitazionale della Luna e del Sole. Oltre alla forza di gravitazione universale in questo fenomeno entra in gioco anche un’altra forza, quella centrifuga.

Schema dell’influsso del Sole e della Luna sulle maree

Come detto sopra, la marea è un movimento periodico giornaliero. Esso è dovuto a vari fattori:

  • le acque tendono a ristabilire l’equilibrio idrostatico turbato dalla diversità di riscaldamento solare alle diverse latitudini, che ne modifica ovviamente la temperatura, ma anche la salinità e quindi la densità;
  • la rotazione terrestre determina i sensi di circolazione simmetrica delle masse acquee;

Oggi esistono diversi progetti di sfruttamento delle maree:

  • sollevamento di un peso in contrapposizione alla forza di gravità;
  • compressione dell’aria in opportuni cassoni e movimentazione di turbine in seguito alla sua espansione;
  • movimento di ruote a pale;
  • riempimento di bacini e successivo svuotamento con passaggio in turbine.

La tecnica energetica sfrutta il dislivello tra l’alta marea e la bassa marea: la cosiddetta ampiezza di marea. Un presupposto importante è ovviamente un’ampiezza di marea sufficiente. Nei siti dove quest’ampiezza lo è, si possono realizzare le centrali di marea costiere, ossia grandi dighe di sbarramento sulla costa. Queste presentano però un grande limite dovuto all’erosione che esercitano sulle coste e nell’abbondante sedimentazione all’interno del bacino. Per questi motivi si sta pensando a degli impianti offshore con opportune griglie di sbarramento e data la non elevata velocità delle turbine si può anche garantire la salvaguardia della flora e della fauna marina.

ENERGIA DAL GRADIENTE SALINO (OSMOTICA)

Osmosi (schema)

Il fenomeno fisico dell’osmosi fu notato per caso la prima volta nel 1784 quando il sacerdote e fisico francese Jean-Antoine Nollet mise una vescica di maiale riempita di vino in un barile d’acqua. L’effetto fu che la vescica si gonfiò fino a scoppiare.

Negli anni Cinquanta c’è stato un crescente interesse per la produzione di acqua potabile da acqua di mare. Un passo avanti è stato compiuto dagli americani Sidney e Loeb producendo una membrana semipermeabile utile allo scopo. La produzione di acqua dolce per osmosi inversa è oggi una tecnologia consolidata ed utilizzata soprattutto in Medio Oriente.

In natura questo fenomeno si verifica quando i fiumi contenenti acqua dolce scaricano in mare che è invece costituito da acqua salata. Il principio dell’osmosi non è semplice da comprendere, ma basti pensare che per realizzare acqua dolce dall’acqua salata del mare occorre l’uso di una grande quantità di energia. Al contrario, per ottenere acqua salata da quella dolce, si libera energia. Quindi, si immagini quanta energia viene liberata nel momento in cui l’acqua dolce dei fiumi entra in contatto con quella salata del mare. Teoricamente ci sono diversi modi per convertire l’energia dissipata quando l’acqua dolce si miscela all’acqua di mare in energia da utilizzare. Le tecniche più interessanti sono:

  • ritardo-pressione per osmosi (pressure-retarded osmosis, PRO);
  • elettrodialisi inversa (reverse electrodialysis, RED).

ENERGIA DAL GRADIENTE TERMICO (TALASSOTERMICA)

Sistema a gradiente termico

Sfrutta le differenze di temperatura tra la superficie marina (generalmente più calda) e le profondità oceaniche (nell’ordine delle centinaia di metri). Spesso viene anche indicata come OTEC, acronimo inglese per Ocean Thermal Energy Conversion.

Sono due, i metodi con i quali si può ottenere energia dal gradiente salino:

  • dialisi elettroinversiva (osmosi);
  • Pressure Retarded Osmosis (PRO).

Entrambe queste tecnologie si basano sull’osmosi ottenuta con membrane a ioni specifici. Un tempo il costo della membrana poteva diventare un ostacolo allo sviluppo di questa tecnologia; oggi, invece, è disponibile una nuova membrana in polietilene modificata elettricamente, poco costosa ideale per un potenziale uso commerciale. In Olanda, dal 2005 è attivo un primo impianto sperimentale da 50 Kw.

 

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Mag 242012
 

“Smart” in inglese significa “astuto, furbo” e quindi i nostri cellulari, i cosiddetti smartphone, si chiamano così perché dovrebbero essere astuti, nel senso di essere in grado di rispondere in maniera intelligente alle esigenze degli utenti. Ma secondo INTEL, questa intelligenza è ancora poco “furba”, per cui sta studiando il modo di inserire nuove tecnologie in grado di renderli più intelligenti, in grado di analizzare il comportamento umano e conformarsi allo stile di vita del proprietario. Intel sta lavorando su una ricerca che ha come soggetto una nuova tecnologia capace di imitare il cervello umano e sta studiando lo sviluppo di dispositivi che siano in grado di apprendere dai propri utenti. L’obiettivo è superare i limiti degli attuali devices, che pur definiti intelligenti, non sanno nulla più del proprio utilizzatore e non imparano nulla da questo. Justin Rattner, chief technology officer di Intel afferma infatti che “Le macchine che apprendono offrono grandi opportunità”, e che queste presto diventeranno l’obiettivo di molte aziende tecnologiche.

La ricerca, è stata avviata dall’Intel Collaborative Research Institute of Computational Intelligence in collaborazione con la Technion, istituto tecnologico situato nella città di Haifa (Israele) e dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e ha come traguardo la realizzazione di applicazioni indossabili in grado di migliorare la qualità della vita. E Rattner traccia pure un percorso possibile di sviluppo e commercializzazione di prodotti del genere. per il C.T.O. di Intel, questi dispositivi potrebbero essere disponibili già nel 2014 o 2015. Moody Eden, presidente di Intel Israele, si spinge oltre, affermando che “Entro cinque anni organi di senso saranno integrati nei computer e in dieci avremo più transistor in un chip che neuroni nel cervello umano”.

Ancora una volta la tecnologia potrebbe stupirci. Noi di educazionetecnica.com saremo qui ad osservare e registrare i prodigi che il  progresso potrà portarci.

Mag 192012
 

Poco tempo fa mi è capitato di ascoltare un interessantissimo servizio in televisione che parlava di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Direte voi che affinità c’è tra un sito che parla di tecnologia come il nostro e una terribile malattia come la SLA. La sintesi è proprio il PROGETTO BRINDISYS. Questo, è un progetto finanziato dall’Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (ARiSLA) della durata di tre anni il cui scopo è valutare i benefici di un dispositivo di comunicazione basato su una tecnologia chiamata BCI (acronimo che si legge Brain Computer Interface; è un mezzo di comunicazione diretto tra il cervello e un dispositivo esterno quale ad esempio un computer) ossia come è possibile interfacciare il cervello umano ad un computer, al fine di  supportare l’autonomia di chi è affetto da questa malattia.

[ La sclerosi laterale amiotrofica è una gravissima patologia degenerativa che colpisce un gruppo specifico di cellule del midollo spinale, i motoneuroni. Queste cellule nervose svolgono la funzione fondamentale di trasmettere ai muscoli i comandi per il movimento. La scomparsa dei motoneuroni causa una progressiva atrofia muscolare: i muscoli volontari non ricevono più i comandi provenienti del cervello e, nel tempo, si atrofizzano, portando a una paralisi progressiva dei quattro arti e dei muscoli deputati alla deglutizione e alla parola. ].

Il progetto Brindisys, è nato con lo scopo di aiutare le persone affette da questa malattia, le quali perdono progressivamente le loro funzioni motorie, costringendole ad uno stato di completa dipendenza da un caregiver.

[ Caregiver, è un termine inglese che indica coloro che si occupano di offrire cure ed assistenza ad un’altra persona. I caregiver possono essere familiari, amici o persone con ruoli diversi a seconda delle necessità dell’assistito. ].

La dipendenza sempre più spinta da un’altra persona, comporta come conseguenza primaria, l’isolamento sociale, l’allontanamento progressivo dalle comuni attività che una normale motorietà consente. Brindisys, non si vuole sostituire al caregiver, ma sfruttare al massimo le capacità residue della persona al fine di evitare questo lento ma inevitabile isolamento. Attraverso Brindisys, anche in assenza delle funzioni muscolari, dovrebbe essere possibile garantire all’utente alcune funzionalità di comunicazione attraverso l’utilizzo della tecnologia delle BCI. Infatti, questi sistemi sono in grado di individuare la modulazione dell’attività cerebrale volontaria dell’individuo attraverso l’analisi del suo elettroencefalogramma (EEG) e di convertire questi segnali in semplici comandi.

Oggi, nonostante il grande sviluppo delle tecnologie BCI, che vede coinvolto un grande numero di laboratori nel mondo, risulta ancora lontano dall’utilizzatore finale, ossia il paziente, a causa del fatto che la ricerca è ancora confinata a ll’interno dei laboratori e perché per il loro utilizzo, tale sistema richiede personale altamente specializzato e disponibilità di computer e sistemi di acquisizione EEG a portata di mano. E proprio per questo motivo nasce il progetto Brindisys, proprio per realizzare un semplice ma affidabile dispositivo BCI, completo di strumento di comunicazione di base inserito in un proprio hardware dedicato ed in cui le operazioni di calibrazione e regolazione siano quanto più possibile automatizzate. Questo al fine di superare i limiti della ricerca e dell’applicazione delle tecnologie BCI. Rendere il sistema indipendente dal personal computer, e dall’azione di staff specializzato per il suo impiego. Questo comporterà enormi vantaggi soprattutto in termini economici e di utilizzo. Il progetto prevede, inoltre, il coinvolgimento dei malati sin dalle prime fasi di progettazione e sviluppo al fine di realizzare un dispositivo che risponda quanto più possibile alle loro necessità.

Questo progetto, gestito da un consorzio multidisciplinare, sta sviluppando hardware dedicato e studiando nuovi algoritmi per la realizzazione di questo dispositivo BCI, inoltre verrà portata avanti una sperimentazione clinica per valutare l’impatto sulla qualità della vita degli utenti finali. Vedremo se in questo caso la tecnologia sarà veramente in grado di migliorare la vita alle persone affette da questa malattia.