Nov 292012
 

Avevamo parlato qualche tempo fa (vedi IGZO il retina display di SHARP) della nuova tecnologia IGZO (Indio Gallio Ossido di Zinco) di Sharp. Ora, Sharp ha avviato la produzione degli schermi che utilizzano tale tecnologia  con risoluzione 4K, vale a dire 3.840*2.160 pixel, quattro volte la definizione di uno schermo Full HD tradizionale. Questa tecnologia porta con se notevoli vantaggi: dallo spessore inferiore, quindi la possibilità di realizzare schermi più grandi con cornici più sottili, al risparmio energetico, infatti gli schermi IGZO consentono un notevole risparmio rispetto ai tradizionali LCD, nel contrasto e nell’angolo di visione e anche nella reattività, accendendosi molto più velocemente rispetto agli schermi tradizionali e nella rigenerazione dell’immagine. La produzione è iniziata con il PN-K321, uno schermo da 32”, che incorpora due porte HDMI, una DisplayPort, un ingresso cuffia, il supporto per il montaggio a muro, il tutto il soli 35 millimetri di spessore. Ovviamente il costo per ora è altissimo, circa 5000 dollari e la data di vendita (solo in Giappone) è quella di febbraio 2013. Lo schermo molto probabilmente sarà presentato alla fiera dell’elettronica CES di Las Vegas (vedi Apre a Las Vegas il C.E.S.).

La qualità del prodotto è tale da aver interessato addirittura la Apple che già pensa a questi nuovi schermi da inserire sui prossimi devices. Questa evenienza è molto probabile, visto che si vocifera da molte parti che Apple sia intervenuta economicamente in questi giorni per salvare la stessa Sharp dai grossi problemi economici derivanti dalla crisi mondiale.

Come sempre vedremo insieme cosa accadrà.

Nov 282012
 

Continuiamo a scoprire gli strumenti che ci potranno risultare utili per un uso professionale e evoluto di Word: gli STILI. Cosa sono? In pratica si tratta di una serie di caratteristiche di formattazione che assegnamo ad un testo ed a cui assegnamo un nome che le identifica. Per comprendere meglio di cosa si tratta, proviamo a fare un esempio.

Prendiamo ad esempio il I canto della Divina Commedia di Dante Alighieri:


Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.

Questo il testo “normale” di default. Assegnamo a questo testo, adesso, delle caratteristiche personali. Ad esempio, carattere ARIAL, dimensione 14 punti, corsivo e colore rosso. Il testo diverrà:

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.

oppure, Comic Sans, 18 punti di altezza, grassetto e sottolineato:

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“.

Ricordiamoci, che la formattazione di un testo è importantissima, e va effettuata prima di iniziare a lavorare. Inoltre, le scelte che operiamo per le caratteristiche di impaginazione e del testo, vanno effettuate in relazione al risultato finale che ci proproniamo di raggiungere. Ad esempio, se debbo scrivere una poesia, la scelta del carattere, la spaziatura, l’interlinea ed ogni altro parametro (vedi WORD: FORMATTAZIONI), saranno profondamente diverse da quelle effettuate per la realizzazione di un libro o di una relazione.

Ma come facciamo a definire uno stile? E’ semplice; nel menu FORMATO, troveremo la voce STILE; cliccandovi sopra, si aprirà la finestra di dialogo nella quale troveremo tutti i parametri per definire un nuovo stile o modificarne uno esistente.

Ma esiste un metodo più rapido e semplice per creare un nuovo stile. Dobbiamo selezionare il PARAGRAFO (vedi WORD: FORMATTAZIONI) sul quale abbiamo applicato le scelte di formattazione che vogliamo diventino uno stile di riferimento per il documento. A questo punto spostiamo il mouse sulla casella dello stile nella barra degli strumenti (quella dove c’è scritto “Normale”), e cliccandovi sopra dobbiamo semplicemente digitare il nome che vogliamo attribuire allo stille creato, ad esempio “Mio Stile”. Da questo momento lo stile entrerà a far parte degli stili del documento e potrà essere selezionato quando ne abbiamo bisogno.

Quindi, potremo creare stili per ogni necessità: per il testo del documento, per i titoli dei capitoli, per le didascalie, per i titoletti dei sotto-capitoli, e così via. Fatto ciò inizieremo a scrivere il nostro documento a cui assegneremo gli stili creati, non preoccupandoci più della formattazione del documento o del suo testo. E questo già ci aiuta nel lavoro non dovendo ogni volta riassegnare i parametri di formattazione.

Ma, durante il lavoro ci accorgiamo che abbiamo necessità di cambiare alcuni di questi parametri. Normalmente avremmo dovuto selezionare manualmente tutto il testo a cui vogliamo cambiare le caratteristiche (ad esempio cambiare carattere da ARIAL 12 a TIMES 10). MA CON GLI STILI DIVENTA TUTTO PIU’ FACILE. Selezioniamo un qualunque paragrafo nel documento che abbiamo scritto e modifichiamo solo a questo il carattere come deciso sopra. Andiamo sulla casella dello stile nella barra degli strumenti e selezioniamo lo stile “Mio Stile”. A questo punto, Word rilevando una differenza tra “Mio Stile” registrato e il paragrafo modificato, chiederà all’utente “Ridefinire lo stile usando il testo selezionato come esempio?” Rispondendo “OK”, Word provvederà a modificare “tutti” i paragrafi formattati con “Mio Stile”, anche se questi sono centinaia, tutto in un istante. Come potete capire, gli STILI fanno un lavoro incredibile, perché possiamo permetterci di cambiare idea o di voler modificare il documento in qualunque momento, effettuano una sua modifica integrale in pochissimi istanti.

Nov 212012
 
LINEE INCROCIATE
Dati LINEE INCLINATE a destra e sinistra distanti 2 quadretti e poi 1 quadretto
CONSEGNE:
Consegna 1 LINEE INCROCIATE 1
Consegna 2 LINEE INCROCIATE 2
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le 2 consegne delle schede sotto.

LINEE INCROCIATE 1

posizionando il foglio in verticale (ossia con il lato corto verso di noi) e i fori a sinistra, procediamo nel seguente modo:

è importante notare come queste schede di disegno siano un’evoluzione di un’altra scheda, quella sulle linee inclinate. Per cui bisognerà procedere nel seguente modo:

  • quindi procedere allo stesso modo, ma nella direzione opposta, come mostrato nella figura sotto dalle righe di colore verde;

  • otterrete così una griglia di linee perpendicolari tra di loro ma inclinate di 45°.

LINEE INCROCIATE 2

Ripeti la stessa procedura distanziando, questa volta, le linee solo di 1 quadratino. Otterrai una sequenza con il doppio delle linee rispetto alla consegna precedente.

  • procedere come per l’esercizio precedente fino ad aver riempito tutta l’area da disegno.

ESERCIZI CORRELATI:
Nov 212012
 

Scrivere con Word di Microsoft e creare un documento .DOC è abbastanza facile, tutti ci siamo cimentati ad usare almeno una volta il programma principe per la videoscrittura. Altra cosa, invece, è usare Word professionalmente per creare documenti complessi e articolati. Il vantaggio di usare un programma di video-scrittura, o un programma per computer in generale, è che questi debbono rendere facile e rapida qualunque operazione per quanto complessa. Word (parola in inglese) serve proprio a facilitare la scrittura, nel senso di aiutare nell’impaginazione, nello stile e soprattutto nella correzione dei testi. Per fare questo è dotato di strumenti evoluti ed è programmato per assistere l’utente durante il suo lavoro. Ma affinché Word risulti effettivamente utile siamo noi a dover conoscere e domare i suoi potenti strumenti. Scopriamone insieme qualcuno.

Per prima cosa dobbiamo conoscere come si chiamano i vari elementi che Word visualizza e in questo modo saremo in grado di riconoscerli, modificarli e utilizzarli con sicurezza. Iniziamo con l’osservare una normale pagina scritta e impaginata con Word; sotto ho inserito due immagini, una con la pagina appena detta, e accanto un’altra immagine che differenzia con i colori le diverse parti di cui si compone una sua pagina. Cliccate sulle immagini per ingrandirle:

Pagina in Word

Elementi della Pagina in Word


Analizziamole tutte, una per una:

CORPO DEL TESTO (azzurro) si tratta della vera e propria area di scrittura, lo spazio dove ci sarà consentito scrivere; questo spazio è delimitato dai MARGINI, spazi modificabili che creano un’area bianca attorno al testo come fossero una cornice.

All’interno del CORPO DEL TESTO, possiamo individuare diversi elementi che lo compongono:

TITOLO (blu scuro) si tratta di un elemento stilistico che si differenzia per carattere, dimensione, stile, perché descrive il significato dell’opera che stiamo scrivendo.


PARAGRAFO (blu chiaro) in Word, ogni porzione di testo racchiusa tra due punti a capo, prende il nome di paragrafo e non va confuso con i paragrafi di un libro che rappresentano, invece, parti più piccole all’interno di un capitolo.

Dove trovarlo: dal menu FORMATO, alla voce PARAGRAFO, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di impostare o modificare i diversi parametri di cui si compone.


IMMAGINE (viola) vale anche per ogni altro contenuto multimediale tipo video, audio, animazione. Per l’inserimento di questi contenuti abbiamo già visto la precedente lezione, WORD: SAPER SCEGLIERE E INSERIRE LE IMMAGINI. All’immagine può essere abbinata una DIDASCALIA.


DIDASCALIA (rosso) questa è il testo che descrive l’immagine. Può essere abbinata ad una etichetta per l’indicizzazione, ossia per poter essere inserita in un elenco delle immagini a fine documento.

Dove trovarlo: dal menu INSERISCI, alla voce DIDASCALIA, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di fissarne i parametri.


MARGINI (giallo) rappresentano i limiti entro i quali sarà inserito il testo del nostro scritto. I margini saranno sempre SUPERIORE, INFERIORE, DESTRO e SINISTRO.

Dove trovarlo: dal menu FORMATO, alla voce DOCUMENTO, si aprirà una finestra di dialogo che consentirà di inserire una dimensione per ogni margine. Bisogna ricordarsi che se si vuole rilegare il documento, il MARGINE SINISTRO dovrà essere maggiore, perché una parte del foglio servirà per la rilegatura e non sarà utilizzabile.


INTESTAZIONE e PIE’ DI PAGINA (verde) sono gli spazi in cui inserire informazioni in merito al nostro scritto. Ad esempio nell’intestazione visualizzata, si trovano informazioni sulla finalità dello scritto, l’autore e la sede di lavoro, mentre nel piè di pagina, si trova il titolo dell’opera e il contatore delle pagine con pagina visualizzata e numero di pagine totali del documento. Ciò non toglie che è possibile inserire qualunque genere di informazione, ricordandosi che queste saranno visibili in tutte le pagine del documento, quindi la scelta va fatta con oculatezza, mettendo in evidenza ciò che si vuole comunicare.

Dove trovarlo: dal menu VISUALIZZA, alla voce INTESTAZIONE E PIE’ DI PAGINA. Si evidenzieranno sulla pagine le aree interessate, mentre per definirne l’altezza, ciò è possibile attraverso la stessa finestra di dialogo del MARGINI.


Bisogna, inoltre, sapere che il testo si distribuisce sulla pagina in base a criteri che noi definiamo in fase iniziale. Il testo, infatti, in Word si può distribuire sulla pagina allineandosi sul margine sinistro (allineamento a sinistra), sul margine destro (allineamento a destra), al centro (allineamento centrato) o su entrambi i margini (allineamento giustificato). 

Prima di cominciare il lavoro, vanno comunque indicati altri parametri attraverso i quali, Word, costruirà il nostro documento. Questi parametri sono: carattere (font), stile, dimensione, colore, interlinea.

La scelta di un carattere non può dipendere esclusivamente da ciò che ci piace, ma deve dipendere dalla finalità e dalle caratteristiche dell’opera che stiamo scrivendo. Per cui, ad esempio, se scrivo una poesia, essendo un testo breve e ricco di licenze, posso utilizzare un carattere con glifi o in stile corsivo, mentre se debbo scrivere una relazione, essendo un documento molto più lungo dovrò utilizzare un carattere semplice e distanziarlo con una interlinea maggiore per non stancare la vista del lettore. Gli stili standard che Word mette a disposizione sono: corsivo, grassetto, sottolineato, ma ciò non toglie che posso mischiare a piacimento questi tra loro, per cui avrò un corsivo sottolineato, oppure un grassetto in corsivo. Possiamo mischiarli come vogliamo e possiamo anche variarne il colore, per cui un testo può essere evidenziato colorandolo di rosso ad esempio. L’interlinea ci consente di distanziare le righe tra di loro e possiamo modificarne il valore attraverso la stessa palette del comando PARAGRAFO.

IMPORTANTE: tutti questi parametri vanno fissati prima di iniziare a scrivere. Perderete un po’ di tempo all’inizio, ma vi assicuro che in seguito ne risparmierete proprio tanto e scopriremo perché.

Nov 202012
 

Quante volte ci siamo trovati nei guai perché abbiamo forato uno pneumatico? “Dov’è il crick? Come faccio ora a cambiare la gomma? Avrei fatto bene a restare a casa oggi“. Queste alcune delle frasi che ognuno di noi almeno una volta ha pronunciato quando si è trovato in questa situazione. Ma pare che tra poco tutto ciò sarà un ricordo. Dal Giappone e in particolare dalla multinazionale degli pneumatici Bridgestone, si sta lavorando ad AirFree, un concept del “non-pneumatico” che dovrebbe risolvere i problemi delle gomme sgonfie.

In pratica si tratta di un’ingegnosa struttura a raggi, capace di sostenere il peso dell’autovettura e delle sollecitazioni durante la corsa, ricoperta di un particolare tipo di gomma come battistrada. Lo scopo di questo progetto, però è molto più ambizioso. Infatti, l’intero insieme di elementi che costituiscono l’AirFree sono al 100% eco, nel senso che tutti i componenti sono totalmente riciclabili. Sia l’acciaio, che la gomma che la plastica usata per i cerchioni sono totalmente riutilizzabili. AirFree, potrebbe vedere la luce già nel 2015 e sostituire piano piano i vecchi e inquinanti pneumatici. La cosa che rende inoltre questi unici gli AirFree, è che i copriruota in plastica sono stampabili, per cui chiunque potrà far stampare sul fianco delle proprie ruote l’immagine che vuole e cambiarla a proprio piacimento ogni qual volta lo desidera, ovviamente dal gommista.

Infine, dei sensori sistemati sotto lo pneumatico, trasmetteranno al conducente tutte le informazioni sul percorso per rendere l’esperienza di guida serena e sicura. Tali sensori, inoltre, trasmetteranno queste informazioni agli altri veicoli vicini in modo da realizzare una rete di sicurezza della guida.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=qQAOEkscBMs&w=480&h=360&rel=0]

Nov 182012
 

Internet, la connessione wi-fi, la necessità di restare sempre in collegamento con il mondo, sembrano oggi diventati un imperativo per tutti, qualcuno addirittura non riesce a farne a meno, ma fino ad oggi c’era un posto dove ciò non era possibile e oltre a dover smettere di fumare, ci veniva imposta una disconnessione dal mondo della rete…fino ad oggi. Quel luogo, come molti di voi avranno intuito, sono gli aeroplani di qualunque compagnia aerea. Infatti, le possibili interferenze dei nostri dispositivi digitali, con la sofisticatissima strumentazione di bordo degli aeroplani ha consigliato per motivi di sicurezza, lo spegnimento preventivo di ogni possibile devices digitale. Ma pare che questo limite stia per cadere;  la società americana Gogo Inflight Internet ha messo a punto un sistema di reti wireless in volo con tecnologia ATG-4 (Air-To-Ground) che verrà installata inizialmente sui voli di tre compagnie aeree americane: Delta, US Airways e Virgin America.

La tecnologia sviluppata da Gogo, offre una velocità di picco di 9,8 Mbps maggiore degli attuali sistemi di trasmissione che hanno una velocità di 3,1 Mbps. La maggiore velocità è raggiunta attraverso l’applicazione di due antenne direzionali, una su ciascun lato dell’aereo e di un modem doppio che va ad aggiungersi alla tecnologia EV-DO Rev.B, usata per la trasmissione senza fili attraverso i segnali radio. Per garantire il funzionamento del servizio, bisognava aggiornare anche i ripetitori e le antenne di terra e la Gogo ha già aggiornato i suoi 150 ripetitori di terra. Dopo quest’inizio, si prevede che la Gogo installerà questa nuova tecnologia su centinaia di aerei entro la fine del prossimo anno di compagnie non solo americane.

Il lato negativo di tutto ciò, è l’aumento dei prezzi dei voli che utilizzano questa tecnologia di circa 18$.

Vedremo se e quando questa novità tecnologica verrà adottata anche in Italia o sugli aerei che solcheranno i nostri cieli.

Nov 162012
 
LINEE INCLINATE
Dati LINEE INCLINATE distanti 2 quadretti e poi 1 quadretto
CONSEGNE:
Consegna 1 LINEE INCLINATE 1
Consegna 2 LINEE INCLINATE 2
Digit Esegui le consegne in digitale utilizzando il CAD
DIFFICOLTA’ e CLASSE:
Livello Classe
STRUMENTI NECESSARI:
DESCRIZIONE:

usando un foglio a quadri dal quadernone, effettuiamo la sua squadratura secondo lo schema appreso (vedi SQUADRATURA). Utilizzeremo l’area da disegno (quella gialla) per realizzare le 2 consegne delle schede sotto.

LINEE INCLINATE 1

posizionando il foglio in verticale (ossia con il lato corto verso di noi) e i fori a sinistra, procediamo nel seguente modo:

  • partendo dall’alto dell’area da disegno, segniamo con la matita ogni 2 quadretti verso destra un puntino di riferimento. E’ importante che vediate il puntino, ma che questo non sia eccessivamente grande e preponderante rispetto al disegno.

  • allo stesso modo, sempre dall’alto a sinistra e procedendo questa volta verso il basso, segniamo ogni 2 quadretti un puntino, per tutta la lunghezza della linea.
  • ripetiamo la stessa operazione sul lato destro della squadratura e sulla linea in basso, ossia per tutto il rettangolo di disegno.

  • avendo completato di segnare i puntini sui quattro lati dell’area da disegno, potremo cominciare a tracciare le linee inclinate del nostro disegno come in figura sotto.

  •  Completare tracciando le linee inclinate per tutta l’area da disegno.

LINEE INCLINATE 2

Ripeti la stessa procedura distanziando, questa volta, le linee solo di 1 quadratino. Otterrai una sequenza con il doppio delle linee rispetto alla consegna precedente.

  • procedere come per l’esercizio precedente fino ad aver riempito tutta l’area da disegno.

ESERCIZI CORRELATI:
Nov 122012
 

L’involucro edilizio è un elemento architettonico che delimita l’organismo costruttivo e strutturale, come fosse una scatola la cui funzione è di separare l’interno dall’esterno.

Delimita una porzione di spazio, creando all’interno un micro-clima il cui scopo è quello di garantire sempre condizioni ottimali per chi soggiorna all’interno. Serve funzionalmente a isolare ciò che sta all’interno da ciò che sta all’esterno; ad esempio isolare dall’azione degli agenti atmosferici (pioggia, freddo, caldo, vento, ecc.) o di altri fattori che possano perturbare la quiete necessaria allo svolgimento delle attività svolte al suo interno, ad esempio il rumore.

L’utilizzo del termine involucro in edilizia, è piuttosto recente e nasce come evoluzione del concetto di chiusura, e indica differenti elementi disposti verticalmente (muri) o orizzontalmente (solai) e possono essere sia opachi che trasparenti (finestre, porte, lucernai, ecc).

Ne risulta che, la scatola edilizia (involucro) può essere scomposta in elementi funzionalmente e morfologicamente diversi:

  1. STRUTTURE
  2. CHIUSURE ESTERNE
  3. PARTIZIONI INTERNE
  4. DISTRIBUTORI (esterni e interni)
STRUTTURE:

(vedi LE STRUTTURE ELEMENTARI – trilite, arco, capriata, telaio) rappresentano gli elementi portanti dell’edificio e possono essere:

  • ORIZZONTALI (solai, travi, travature, ecc.)
  • VERTICALI (pilastri, colonne, ecc.)
  • DI FONDAZIONE (continue e discontinue) (vedi LE FONDAZIONI).
CHIUSURE ESTERNE:

sono gli elementi che realizzano la separazione tra lo spazio interno dell’edificio e quello esterno. Sono gli elementi che garantiscono il rendimento termico e acustico degli impianti garantendo all’interno dell’organismo edilizio condizioni climatiche e ambientali ideali per vivere e lavorare. Possono essere, a seconda della loro collocazione:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI (inferiori o superiori)
  • INCLINATE (tetti)

CHIUSURE VERTICALI

Le chiusure verticali esterne costituiscono lo schermo verticale esterno dell’organismo architettonico. Possono essere:

portanti: assolvono anche le funzioni statiche e in tutto o in larga misura quelle relative al comfort;

portate: assolvono il solo comfort, possono essere opache (tamponamenti o muri) o trasparenti (serramenti – porte e finestre).

Agli effetti della funzione protettiva le chiusure verticali esterne devono assicurare sia un sufficiente grado di difesa igro-termica e acustica allo spazio interno sia presentare caratteristiche di inalterabilità, resistenza agli agenti atmosferici e resistenza gli urti, per quanto riguarda la durevolezza.


CHIUSURE ORIZZONTALI

Si definiscono anche solai e fanno parte delle più generali “chiusure orizzontali”. Possono essere:

superiori: come i solai delle terrazze (o lastrici solari);

inferiori: come i solai che realizzano la separazione dell’edificio dal terreno garantendo un adeguato isolamento dall’umidità.

La struttura portante del solaio può essere realizzata in legno, in calcestruzzo armato o in acciaio con la presenza o meno di altri materiali, quali elementi in laterizio, pani di polistirolo, ecc., con funzione prevalente di alleggerimento.


CHIUSURE INCLINATE

Normalmente sono rappresentate dai tetti a falde inclinate e rappresentano la chiusura superiore dell’edificio al posto di quelle orizzontali. Possono essere anch’esse opache ricoperte di tegole o altri elementi funzionali o trasparenti come abbaini o lucernai.

PARTIZIONI:

Il termine partizione viene usato in senso generico con il significato di separazione in più parti. In edilizia, rappresenta tutti quegli elementi che consentono la separazione dello spazio interno di un organismo edilizio in più spazi funzionalmente diversi. È un elemento architettonico con il compito di separare in stanze (orizzontalmente) e piani (verticalmente) lo spazio interno dell’edificio. Proprio per questo si differenziano in:

  • VERTICALI
  • ORIZZONTALI

PARTIZIONI VERTICALI

Le partizioni verticali consentono la suddivisione dello spazio interno dell’organismo architettonico. Questa è ottenuta mediante elementi portanti o portati (tramezzi) che non devono assolvere i compiti di protezione delle chiusure verticali esterne ma sostanzialmente provvedere solo agli effetti della migliore fruibilità, all’isolamento acustico tra vano e vano.

Sono partizioni verticali interne anche le porte di separazione tra i vani.


PARTIZIONI ORIZZONTALI

Una partizione orizzontale interna portante che interessa una porzione di vano, si considera un solaio e determina quindi un ulteriore piano.

DISTRIBUTORI:

In edilizia il significato di distributore, coincide con quegli elementi che consentono lo smistamento e la distribuzione di persone e oggetti all’interno degli spazi dell’edificio. Essendo lo spazio diviso sia verticalmente (piani) che orizzontalmente (partizioni), i distributori dovranno essere sia orizzontali che verticali.

DISTRIBUTORI ORIZZONTALI

Si tratta di uno spazio solitamente stretto, e comunque sempre molto più lungo che largo, e serve per consentire il passaggio da una parte all’altra ed è presente praticamente in tutte le case, oltre che in altri luoghi. Può essere interno o esterno all’edificio. Nel primo caso coincide con i corridoi, mentre nel secondo caso prende il nome di ballatoio. Consiste in un passaggio accostato a una parete di un edificio, in genere sul lato esterno con una ringhiera, un parapetto o una balaustra di protezione. La casa a ballatoio spazi comuni per accedere alle diverse stanze o, nel caso di un condominio, alle singole unità abitative.

DISTRIBUTORI VERTICALI

Sono tutti quegli elementi funzionali che consentono il collegamento tra differenti piani di un edificio, ad esempio le scale, gli ascensori, i montacarichi, ecc.

La scala in architettura è una costruzione edilizia che va a definirsi come struttura di collegamento verticale fra i diversi piani di un edificio.

La scala è formata da un insieme di strutture orizzontali posizionate a quote differenti chiamate gradini. La parte orizzontale del gradino è chiamata pedata, mentre la parte verticale tra due elementi successivi è chiamata alzata.

Un insieme di gradini compone una rampa, mentre la rampa stessa collega tra di loro due pianerottoli. I pianerottoli possono essere di arrivo o di partenza se permettono lo smistamento verso altre zone dell’edificio oppure di riposo se servono solo a collegare più rampe. L’interpiano è la differenza di quota tra due pianerottoli di arrivo.

PUOI LEGGERE ANCHE:
  1. LA STATICA DELLE STRUTTURE – VINCOLI e GRADI DI LIBERTA’
  2. LE STRUTTURE ELEMENTARI
  3. LE FONDAZIONI
  4. MURI E PARETI
Nov 102012
 

E’ di appena qualche mese il lancio da parte di Apple del superdisplay retina utilizzato su iPhone e iPAD che dalla società giapponese Japan Display è arrivato l’annuncio di un nuovo super display con risoluzione doppia rispetto a quella del retina dell’iPAD. La società ha prodotto uno schermo da 2,3 pollici con la pazzesca risoluzione di 651 ppi usando la tecnologia LTPS.

 [ LTPS – Acronimo di Low Temperature PoliSilicon Tipo di schermo LCD per computer ultrasottili, fotocamere digitali, PDA e telefoni cellulari ]

Non è dato sapere se questo super schermo sarà mai realizzato. Il produttore, ha per ora voluto dimostrare soltanto che è possibile raggiungere tali risultati e livelli di qualità. I campi di utilizzo potrebbero essere tanti, anche se oggi, costi e produzione potrebbero essere non proprio economici. Vedremo verso quale direzione si muoverà l’industria in questo campo.

Nov 102012
 

Che la creatività non manchi hai giovani è risaputo; perché hanno un’insita curiosità che li porta a sperimentare e curiosare e proprio sulla base di questa considerazione che apro l’articolo di oggi. Infatti, uno studente inglese dal nome non proprio semplice, Florian Kraeutli, ha realizzato nel suo studio sulle interfacce utente, un ingegnoso sistema, denominato Vibrative Virtual Keyboard, che trasforma un qualunque pezzo di carta in una tastiera virtuale per iPhone sfruttando l’accelerometro interno dello smartphone.

Sfruttando uno dei componenti interni del telefonino, Florian ha scritto un software in grado di rilevare le vibrazioni associate a ogni tasto virtuale, che può anche essere disegnato su un foglio di carta. Il software usa una tecnica di autoapprendimento, cioè bisogna prima fargli apprendere la posizione dei tasti, un po’ come la calibrazione di una Lavagna Multimediale, a quel punto basterà lasciare il cellulare fermo nella stessa posizione e scrivere sulla tastiera virtuale come se si usasse una tastiera vera. Il limite sta nel fatto che il riconoscimento è preciso per circa l’80%, ma potrebbe essere migliorato se all’interno del telefonino fosse inserito un accelerometro più sensibile di quello attuale.

Che Apple non decida di sfruttare questa ingegnosa ulteriore innovazione all’interno del suo melafonino?

[vimeo http://vimeo.com/49780741]
Nov 062012
 

La rete mobile italiana fa finalmente un grosso passo in avanti. 3 Italia ha lanciato da Acuto, un paesino in provincia di Frosinone, i primi servizi di Internet in banda larga mobile con tecnologia LTE (velocità fino a 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload).

Il lancio è avvenuto in grande stile con la presenza tra gli altri del ministro Passera, del sindaco di Acuto e dell’astronauta italiano Umberto Guidoni oltre, ovviamente, all’amministratore delegato di 3 Italia Vincenzo Novari. Qui, è stato presentato il nuovo servizio all’avanguardia di 3 Italia che partirà nel mese di dicembre dalla capitale e da Milano. 3 ha dimostrato le caratteristiche di questo nuovo servizio e i devices che lo utilizzeranno a partire dal prossimo dicembre, effettuando una videochoamata intercontinentale ad alta definizione LTE con la sede dell’azionista di maggioranza di 3 Hutchison Whampoa a Hong Kong. Il progetto è stato sviluppato nel biennio 2011-2012 al costo di circa un miliardo di euro ed è stato realizzato in collaborazione con la Ericsson. Confrontando questa nuova rete con la precedente si è ottenuto un miglioramento prestazionale di circa 10 volte rispetto alla tradizionale rete 3G.

La cosa più interessante è che 3 Italia, ha distribuito gratuitamente a studenti e insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del paese 95 tablet Samsung Galaxy Tab 8.9 LTE per il loro utilizzo come sussidi didattici. Questi sono dotati di tutti i libri di testo in formato digitale, e svariate applicazioni tra cui antivirus e dizionari digitali.

Non ci resta che sperare che anche la nostra città sia presto aggiornata alla nuova rete 4GLTE in modo da poter usufruire dei vantaggi intrinseci a questa nuova tecnologia.

Nov 052012
 

Se parliamo di immagini, tutti sanno di cosa si tratta e come si possono usare su diversi programmi quali ad esempio Word di Microsoft ossia il programma di video scrittura più utilizzato e diffuso. Però quanti di voi sanno cosa stanno facendo realmente mentre inseriscono un’immagine e se quell’operazione automatica che stanno eseguendo è corretta? Vediamo, quindi, di mettere in luce pregi e difetti di quello che realizziamo sui nostri elaborati digitali.

Scopriamo come inserire le immagini. Prima però, conviene comprendere qualcosa in merito alle immagini. Entrare nell’universo grafico-digitale per evidenziare alcuni aspetti sui formati, sulle dimensioni e sui pixel. A quel punto sapremo come utilizzarle al meglio sui nostri elaborati.

I FORMATI, questi sconosciuti

Quante volte utilizzando le immagini, copiandole da Google Image o dal PC di un amico, ci siamo accorti che oltre al nome del file, compare come suffisso formato da un punto seguito da tre caratteri alfanumerici? Cosa vogliono dire quei caratteri? Si tratta dell’estensione del file (extension in inglese significa appunto suffisso), ossia un codice attraverso il quale il sistema operativo del computer, riconosce la tipologia del file e ne interpreta il contenuto (testo, immagine,video, suono,ecc.) e stabilisce con precisione quale applicativo utilizzare per aprirlo. Nei moderni sistemi operativi, al suffisso si è aggiunta anche l’icona che identifica il programma che ha creato il file o che è in grado di aprirlo. Vi è mai capitato di cambiare l’estensione ad un file? Anche la sua icona cambierà di conseguenza, perché il sistema operativo verrà ingannato, riconoscerà quel file per qualcosa di diverso e gli assegnerà un programma per aprirlo. L’unico problema è che il nuovo programma, ovviamente, non riuscirà ad aprire il file informandoci, nel migliore dei casi, che il file è danneggiato.

Tantissimi sono i formati grafici esistenti, a causa delle rivalità tra sviluppatori software. Ognuno ha cercato di imporre il proprio standard e le proprie soluzioni, con il risultato di un proliferare di formati. Con l’avvento dell’open-source, e con l’affermarsi di alcuni software rispetto ad altri, alcuni formati sono diventati universali (cioè gestiti da tutti i software) proprio per la loro reale qualità rispetto ad altri o semplicemente perché figli di un software egemone a livello mondiale. Non voglio fare qui una disamina di tutti i formati grafici esistenti, ma solo mettere in evidenza quelli più importanti e più diffusi (gestiti tra l’altro anche da Word). Tra i formati maggiormente utilizzati troviamo:

JPEG (Joint Photographic Experts Group) è un formato nato da un consorzio open-source e si tratta di un algoritmo in grado di comprimere le immagini digitali, sia a toni di grigio che a colori, con perdita di qualità. Si basa sul fatto che l’occhio umano percepisce maggiormente le basse frequenze rispetto alle alte, quindi opera con l’eliminazione delle informazioni a partire dall’alto. Maggiore sarà il fattore di compressione maggiori saranno le informazioni eliminate con deperimento dell’immagine.


TIFF(Tagged Image File Format) è un formato che consente di memorizzare un gran quantità di dati oltre all’immagine stessa. Questo vantaggio è anche uno svantaggio dato che non esiste un interprete perfetto dell’immagine. Questo significa che la stessa immagine può essere visualizzata con colori diversi a seconda dell’interprete scelto. E’ un formato fortemente  diffuso in ambito grafico e di desktop publishing e sono possibili anche diversi formati di compressione, come LZW e lo ZIP sono di tipo lossless, ossia senza perdita di dati e JPEG di tipo lossy, ossia con perdita di dati.


GIF (Graphics Interchange Format) è un formato per immagini digitali di tipo bitmap molto utilizzato su internet. Con questo formato, sono memorizzabili solo 256 colori, ma questo limite è superato dal fatto che è possibile creare immagini animate. Il formato che consente la registrazione di più immagini diverse in un unico file per la creazione di piccole animazioni è possibile grazie al formato GIF89a.


BMP (Windows Bitmap) è un formato dati utilizzato per la rappresentazione di immagini raster sui sistemi operativi Microsoft Windows con i quali fu introdotto nel 1990. Uno dei motivi per la grande diffusione di questo formato è l’estrema velocità con cui le immagini vengono lette e scritte su disco. La rappresentazione dei dati, infatti, è identica a quella dei dati su disco, per cui il processore non le deve interpretare e codificare, ma solo leggere o scrivere. Una grave limitazione di questo formato, invece, è la mancanza di supporto alle trasparenze.


PNG (Portable Network Graphics) è un formato sviluppato in seguito all’introduzione del pagamento di una royalty all’usatissimo formato GIF. Quindi il PNG è un’alternativa (libera) al GIF. E’ capace di immagazzinare immagini in modo lossless ed è più efficiente con immagini non fotorealistiche. Essendo stato sviluppato molto tempo dopo, non ha molte delle limitazioni del GIF: può memorizzare immagini in colori reali e ha un canale dedicato per la trasparenza, il cosiddetto canale alfa.


PSD (PhotoShop Document) è un formato di file nativo del programma di fotoritocco Adobe Photoshop e serve per il salvataggio di immagini con le differenti caratteristiche gestite dal programma. In questo formato è possibile conservare informazioni di ogni tipo, tra cui i livelli, le maschere, gli spazi colore, i profili ICC, il canale alfa, il testo e molto molto altro. I vantaggi sono evidenti; rappresenta il punto di partenza per gli operatori della grafica, lo svantaggio deriva dal fatto che tutte queste informazioni richiedono spazio per cui le dimensioni dei files sono enormi, rendendo difficile lo scambio di files in questo formato.

LE DIMENSIONI CONTANO

Un altro importantissimo aspetto delle immagini, sono le sue dimensioni. Le immagini che visualizziamo sul monitor o stampiamo sulla carta, non si misurano in centimetri o pollici, bensì in pixel (acronimo di picture element). Sul, monitor, ogni immagine deve essere interpretata dal processore per cui essa è scomposta in un numero molto alto di righe e colonne che si incontrano a tra loro in punti precisi sullo schermo, chiamati appunto pixel, definiti dalla loro posizione XY, dal colore e dall’intensità. In questo modo il processore riesce a visualizzare correttamente l’immagine a video.

Quindi il pixel è la più piccola parte in cui può essere scomposta l’immagine. Tantissimi pixel l’uno vicino all’altro compongono l’immagine completa. I pixel, generalmente, sono così vicini tra di loro da non essere distinguibili ad occhi nudo ne sul monitor ne in stampa.

Ne consegue che maggiore è il numero di pixel di cui è composta l’immagine, maggiore sarà il dettaglio e la nitidezza con cui questa viene rappresentata. Il concetto di pixel è applicato uniformemente a tutti i tipi di immagine digitale benché in alcuni casi prenda nomi leggermente differenti come quando parliamo di immagini prodotte da un dispositivo fotografico digitale; li infatti si parla di mega-pixel, ossia milioni di pixel. Quando, invece, ci riferiamo all’immagine sul monitor questa misura è espressa come un prodotto. Infatti definiamo la risoluzione di un monitor come ad esempio 768*1024 indicando in questo prodotto il numero di pixel in altezza per quelli in larghezza. Bisogna, comunque, ricordarsi che la misura del pixel sullo schermo è relativa, in quanto l’utente può modificarla a piacimento dal pannello di controllo. Cambiando la risoluzione si modifica anche quella dell’immagine che risulterà a questo punto deformata o sfuocata (per rendersi conto basta scegliere un’immagine come sfondo scrivania e provare tra le scelte che il sistema operativo fornisce per la sua visualizzazione).

Compresi questi pochi ma fondamentali concetti, vediamo come inserire correttamente le immagini su WORD.

PASSO 1 – SCELTA DELL’IMMAGINE

Innanzitutto dobbiamo scegliere l’immagine da utilizzare. Questa dovrà rappresentare il più possibile quello che stiamo descrivendo, quindi la scelta andrà fatta con attenzione. La fonte potrebbe essere una nostra foto in formato digitale o un’immagine presa su internet. Se scegliamo di cercare la nostra immagine su internet, possiamo utilizzare motori di ricerca specifici che ci aiutano a trovare ciò che ci serve. Ma vi siete chiesti come i motori di ricerca trovano immagini che corrispondono alle nostre esigenze? Lo fanno tramite i TAG (etichette); in pratica i siti che consentono di salvare immagini tipo Flickr o Google Image, nel momento in cui ne aggiungete una, vi chiedono di associare dei tag, ossia delle parole chiave legate a ciò che l’immagine rappresenta. Per cui se cerchiamo ad esempio il Burj Khalifa di Dubai, basterà digitare le parole buri e khalifa (non vi è differenza tra maiuscolo e minuscolo) per trovare immagini rappresentanti l’edificio. Ma mettiamo il caso di non ricordare il nome, grazie ai tags potremo trovare lo stesso le immagini cercate. Inseriamo ad esempio le parole grattacielo, records, Dubai e diamo invio. La ricerca sarà leggermente diversa, ma avremo comunque trovato il Burj Khalifa.


Tag: burj khalifa

Tag: grattacielo record Dubai

 

 

 

 

 

 


Adesso, quale immagine scegliere? Google ci da una mano ammesso che noi siamo in grado di leggere le informazioni aggiuntive che ci fornisce. Infatti, se passiamo il cursore del mouse sopra l’immagine, questa si ingrandisce e ci mostra altre informazioni.

Clicca per ingrandire

Clicchiamo su “Simili“, la ricerca precedente verrà affinata selezionando solo immagini in qualche modo simili a quella che avete scelto come mostrato nell’immagine sotto.

Filtro ricerca: Simile

Altro piccolo accorgimento da adottare nella scelta delle immagini, è la dimensione. Google Image ci aiuta a filtrare anche questo aspetto in modo da ottenere come risultato finale solo immagini che corrispondano alle nostre esigenze.

Sulla colonna di sinistra la selezione di default è “Qualsiasi dimensione“; modifichiamola in “Medie” avremo così la certezza di selezionare un’immagine dalle dimensioni sufficienti per il lavoro che dobbiamo fare. La scelta “Grandi” è preferibile quando abbiamo necessità di inserire immagini di grandi dimensioni che riempiano, ad esempio, tutta la pagina. La sconsiglio nella maggior parte dei casi perché sarete costretti a lavorare con files pesantissimi sia da elaborare che da salvare.

Doppia risoluzione

Come si può vedere nel dell’immagine posta qui a sinistra, ho messo a confronto la stessa immagine con due risoluzioni differenti (una il doppio dell’altra). Se osservate attentamente, l’immagine di destra è notevolmente più dettagliata di quella di sinistra pur avendo la stessa dimensione. Questo significa che se dovrò scalare verso l’alto l’immagine, otterrò un risultato migliore con l’immagine di destra che si sfocherà, ma resterà comunque più nitida di quella di sinistra. Quindi, ricapitolando, immagini troppo piccole sono comunque da evitare. Risoluzioni sopra i 400 pixel sono consigliabili per qualunque lavoro, mentre quando abbiamo necessità fotografiche le risoluzioni dovranno essere di gran lunga superiori.


PASSO 2 – INSERIMENTO DI UN’IMMAGINE IN WORD

Abbiamo selezionato su Google o su altro supporto le nostre immagini e vogliamo adesso inserirle efficacemente sul nostro lavoro. Diamo per scontato di aver già scritto il testo dell’articolo e decidiamo di voler inserire ad un certo punto l’immagine selezionata. Posizioniamo il cursore del mouse sul punto del testo dove vogliamo che l’immagine appaia, quindi selezioniamo dal menu “INSERISCI” la voce “FOTO” e poi “IMMAGINE DA FILE…”, si aprirà la finestra di dialogo del browser che ci consentirà la ricerca dei files che abbiamo scaricato dalla rete o dalla macchina fotografica.

Browser file

Selezioniamo l’immagine e premiamo il tasto “Inserisci“. Questa sarà posizionata sul documento con una modalità definita “In linea con il testo“.

Inserimento “In linea con il testo”

Se vogliamo cambiare questa disposizione bisognerà selezionare dal menu “FORMATO” la voce “IMMAGINE”, questo consentirà di aprire una finestra di dialogo in cui sarà possibile effettuare scelte sulla modalità di formattazione.

Selezioniamo la voce “LAYOUT”; da qui sarà possibile scegliere i modi per posizionare l’immagine sul documento.

LAYOUT dell’immagine

Di seguito i Layout.

Layout: INCORNICIATO

INCORNICIATO – Qui il testo scorre intorno all’immagine e possiamo posizionarla in qualunque parte del foglio di lavoro. E’ la soluzione più elastica e che meglio si adatta alle differenti soluzioni possibili.

Layout: DIETRO AL TESTO

DIETRO AL TESTO – In questo caso l’immagine si posizionerà dietro al testo fungendo da sfondo. E’ importante per ottenere un buon risultato agire sulla trasparenza dell’immagine, rendendola meno evidente altrimenti rischiamo di creare solo confusione ed un pessimo effetto.

Layout: DAVANTI AL TESTO

DAVANTI AL TESTO – E’ una soluzione di scarso utilizzo, perché l’immagine si posiziona davanti al testo nascondendolo. Può risultare utile per realizzare test in cui la risposta è coperta e spostando l’immagine la riveliamo.

Non ho utilizzato il layout RAVVICINATO direte voi. E’ vero, perché apparentemente è il più inutile, troppo uguale a “Incorniciato” ma è quello da cui possiamo trarre le migliori realizzazioni.

Quante volte ci è capitato di veder sulle riviste, soprattutto quelle patinate il testo che scorre attorno ad una immagine dai contorni non netti e rettilinei? Tante, e forse vi sarete chiesti come hanno fatto. Ebbene, si può fare in modo abbastanza semplice anche su Word, basta utilizzare qualche piccola accortezza. Useremo sempre la stessa immagine del Burj Khalifa, questa volta però, con un programma di grafica raster, tipo Photoshop o l’open-source Glimp, scontorniamo il grattacielo, ossia togliamo l’azzurro del cielo e salviamo l’immagine nel formato PNG (vedi sopra) che gestisce ottimamente le trasparenze. In pratica l’area occupata prima dal cielo azzurro di Dubai, verrà sostituita con un’altra priva di colore chiamata “canale alfa“. Se il programma in cui inseriamo l’immagine gestisce i files grafici e il canale alfa il gioco è fatto. Word è uno di questi. Importiamo l’immagine scontornata del Burj Khalifa e inseriamola nel documento. Word provvederà a posizionarla nel solito modo, ossia “In linea con il testo“.

Layout: IN LINEA CON IL TESTO

Fin qui non è cambiato molto tranne che manca l’azzurro del cielo. Ma basta selezionare dal pannello IMMAGINE > LAYOUT la voce RAVVICINATO e il testo magicamente circonderà il Burj Khalifa creando un documento molto più accattivante dal punto di vista grafico e efficace dal punto di vista comunicativo.

Layout: RAVVICINATO

Infine, prima di chiudere questo tutorial, ho inserito una tabella che mostra i formati grafici gestiti da Word, quindi utilizzabili all’interno dei suoi documenti, con le accortezze fin qui indicate. Buon lavoro a tutti e sperimentate…

Nov 012012
 

Nella mitologia i Titani erano dei giganti con forza e poteri illimitati, tanto da sfidare gli dei per potenza. Anzi, molti li definiscono più potenti degli dei stessi, tant’è che ancor oggi si parla di sforzo titanico per indicare qualcosa di veramente grande. E questo nome non deve essere stato scelto a caso dall’Oak Ridge National Laboratory in Tennessee per la realizzazione di “Titan“, il più veloce super-computer per gli studi scientifici al mondo secondo la Top 500 list.

Le prestazioni sono veramente da record. Titan supera i 20 petaflop (cioè 20 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo) – ottenuti grazie a 18.688 acceleratori su GPU Tesla K20 basati su processori di NVIDIA chiamati Kepler.
Titan rappresenta solo l’inizio di un percorso di crescita delle capacità di calcolo che ha come obiettivo finale la realizzazione di un super-computer da 1000 petaflop. Il consorzio che gestisce Titan, oltre che dall’Oak Ridge National Laboratory è costituito dal US Department of Energy e mette il super-computer a disposizione dell’open science, ossia dei ricercatori del mondo accademico, dei laboratori e delle aziende, i cui scopi saranno quelli di studiare i fenomeni fisici e biologici al fine di accelerare le procedure di sperimentazione attraverso la modellazione fisica sul calcolatore.
Titan è un gigante nei calcoli, ma un nano su altri aspetti. Infatti, pur essendo 10 volte più potente del suo predecessore, lo Jaguar da 2.3 petaflop, consente di risparmiare enormemente (5 volte meno) energia, occupando pressoché la stessa superficie di spazio fisico. Tutto questo grazie alla nuova GPU, la Tesla K20 di Nvidia che con la sua architettura consente enormi quantità di calcoli in più, consumando meno energia delle GPU con architettura precedente.

Lo sviluppo di Titan ha richiesto 3 anni di duro lavoro da parte di laboratori dell’Oak Ridge e rappresenta una pietra miliare nello sviluppo di super-computer per lo studio dei fenomeni fisici e naturali.

Chi sarà il prossimo sfidante di TITAN? Qualcuno riuscirà a batterlo nei calcoli? Vedremo quale altro mitologico computer sarà in grado di realizzare questa impresa. Noi staremo sempre attenti per raccontarvi tutto.