Nov 282011
 

Normalmente non parlo di programmi per non fare pubblicità a questo o quel produttore, ma da qualche giorno mi trovo ad utilizzare sul mio iPhone un programmino scaricato gratuitamente dall’Apple Store (costa oggi 0,79€) incuriosito dalla sua descrizione.

Innanzitutto è un GPS, ossia un navigatore che attraverso una connessione satellitare, consente di raggiungere qualsiasi punto su di una mappa, purché conosciuto. In commercio ve ne sono tanti, ma i costi non sono proprio economici. Visto che per 24 ore il programma è stato dato in download gratuito, ne ho approfittato per capire quanto potesse essere utile al posto dei vari TomTom e Navigon.

Lo installo, scarico la componente vocale in italiano (il programma supporta i seguenti idiomi: Image:Au.png Australia Image:Br.png Brasil Image:Ca.png Canada Image:Cz.png Czech Image:Cy.png Cyprus Image:Dk.png Denmark Image:De.pngDeutsch Image:Ee.png Eesti Image:Es.png España Image:Fi.jpg Finland Image:Fr.png France Image:Ie.png Ireland Image:Il.png ישראל Indonesia Image:It.png Italy Image:Lv.png Latviešu  Lietuviškai Image:Hu.png Magyarország Image:Nl.png Nederland Image:Nz.png New Zealand Image:Pl.png Poland Image:Ro.png Romania Image:Ru.png Russia Image:Sk.png Slovakia Image:Za.png South Africa Image:Se.png Sweden Image:Gb.png United Kingdom Image:Us.png USA) e dopo pochi minuti di pratica mi si è aperto un mondo innanzi. Le caratteristiche di navigazione non sono migliori di quelle dei programmi più blasonati, ma il suo punto di forza è il carattere esplicitamente social. Infatti, una volta registrati, il programma ci indica sulla mappa gli altri wazer che sono vicino a noi. Questo non per scambiarci saluti, ma informazioni in tempo reale. Il programma, consente con pochi colpi di click di inserire, sulla nostra posizione geografica, informazioni sul traffico, incidenti, lavori in corso o addirittura di disegnare una strada mentre la percorriamo se questa non risulta sulla mappa di Waze.

Inoltre, possiamo diventare Area Manager, ossia amministratori di un’area geografica, fornendo per quella porzione di spazio le informazioni cartografiche necessarie a completare o migliorare la mappa.

Un Area Manager può, in pratica:

  • effettuare le modifiche della geometria strada quando la rete stradale subisce delle variazioni (inaugurazione nuove strade, modifica dei sensi di marcia, rimozione o chiusura di vecchie strade);
  • modificare le strade soggette a cantiere, in particolare chiudendole al transito, in modo che gli utenti non vengano indirizzati su di esse;
  • confermare le richieste di cancellazione di strade da parte di utenti non Area Manager;
  • rispondere alle richieste di aggiornamento della cartografia da parte degli utenti (Update Request) e aggiornamento della stessa;
  • aggiornare le segnalazioni degli autovelox e dei tutor da parte degli utenti e gestire i report degli utenti;
  • risolvere i problemi relativi alla cartografia segnalati dagli utenti e dalla piattaforma Waze;
  • agire da mentore per gli Area Manager novellini e fornire assistenza sul forum e per la cartografia, sulla base della propria esperienza.

Durante il percorso, si raccolgono punti “caramella” che serviranno a cambiare il nostro “umore”, ossia l’icona che ci rappresenterà nelle comunicazioni social e punti “help”, quelli che si ottengono aiutando altri wazer con le comunicazioni in tempo reale.

Che dire, oltre ad avere un navigatore a costo quasi zero, si partecipa ad una community che ci rende l’esperienza di percorrenza sulle caotiche strade cittadine un po’ più piacevole e a volte ci induce pure a sorridere.

Ricordo in breve qualche caratteristica del programma, ma il divertimento vero è scoprirlo passo dopo passo sul proprio smartphone:

  • navigatore “turn-by-turn” con voce maschile e femminile in italiano;
  • cartografia gratuita aggiornata dagli utenti e informazioni sul traffico in tempo reale;
  • ricerca della destinazione per nome di strade, luoghi, punti di riferimento e Google Local Search;
  • elementi aggiuntivi di gioco integrati con i maggiori social network (Facebook, Twitter e Foursquare);
  • classifica punti aggiornata in base alle esperienze di ogni utente.

Waze è disponibile per iPhone, Android, Blackberry, Windows e Symbian.

Buon divertimento e mi raccomando MANI SEMPRE SUL VOLANTE.

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LINK

Nov 272011
 

United States Patent and Trademark Office, l’ente americano che certifica i brevetti alle società, ha assegnato ad Apple il 3D object recognition, cioè una tecnologia di riconoscimento tridimensionale che supera di gran lunga il riconoscimento del volto già inclusa in applicazioni come Apple iPhoto o nelle fotocamere per iOS 5. Questa tecnologia include un dispositivo che permette di “costruire” un volto o un oggetto 3D, analizzando la curve, contorni e le ombre partendo da un’immagine 2D.

Il brevetto è stato registrato a nome del professore Kahl Fredrik ma risulta iscritto anche il nome di Jan Eric Solem, che era al comando di Polar Rose, un’azienda che fu acquisita da Apple nel 2010. Le tecnologie Polar Rose vengono attualmente utilizzate per il riconoscimento facciale all’interno della fotocamera di iOS 5. La GPU PowerVR di Imagination Technologies, la nuova scheda grafica che dovrebbe essere implementata in iPhone e iPAD, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel prossimo futuro di Apple: grazie a tale tecnologia si potrebbero infatti ottenere degli avanzati rendering 3D.

La tecnica potrebbe essere utilizzata, ad esempio, per creare account di accesso biometrico che sbloccano il dispositivo solo quando il proprietario è stato identificato. Oppure per verificare dei sistemi di allarme o di sicurezza o semplicemente per riconoscere in modo più completo i volti e gli oggetti tramite apposite applicazioni per smartphones. La stessa tecnologia potrebbe, inoltre, essere integrata nell’applicazione Mappe per migliorarne l’esperienza di utilizzo.

Al di là delle considerazioni sulla sicurezza, le potenzialità di questa tecnologia sono immense e possono avere numerosi impieghi, che vanno dalla generazione più veloce di immagini 3D a giochi più realistici. Le impostazioni di un dispositivo o un account, potrebbero essere cambiate in automatico quando un utente, diverso dal proprietario, è di fronte al sistema. Il brevetto parla anche di usare la tecnologia per costruire modelli 3D da raggi X 2D, che implica possibili usi medici.

Staremo a vedere se Apple ci stupirà come al solito.

Nov 212011
 
Articolo scritto da un alunno della 3D/2012
Claudia Calanna, Francesco Trovato Manuncola

La fusione nucleare fredda, detta comunemente fusione fredda o fusione a freddo, oppure nella forma inglese di cold fusion (CF) è un nome attribuito a reazioni di natura nucleare, che si produrrebbero a pressioni e a temperature molto minori di quelle necessarie per ottenere la fusione nucleare “calda”, per la quale sono invece necessarie temperature dell’ordine del milione di gradi.

Il termine fusione fredda (“cold fusion”) fu coniato nel 1986 da Paul Palmer, della Brigham Young University, durante una ricerca di geo-fusione sulla possibilità di esistenza di fenomeni di fusione all’interno dei nuclei planetari.

La fusione nucleare a freddo, deriva da quella “calda” che, consiste nel fondere 2 atomi leggeri (due isotopi dell’idrogeno: deuterio e trizio) per formarne uno più pesante elio.

Processo di Fusione a Caldo

Il processo è analogo a quello che avviene nel Sole e nelle stelle e può teoricamente essere riprodotto artificialmente anche sulla Terra. Per far sì che la fusione avvenga, però, sono necessarie temperature elevatissime (milioni di gradi) che ancora oggi è quasi impossibile raggiungere. Dalla fusione nucleare si ottiene un’enorme quantità di energia: infatti, una volta che i due atomi si fondono, la loro massa non è pari alla somma delle masse dei due nuclei, ma minore. La differenza tra la somma delle masse di partenza e la massa finale si è convertita in energia secondo la legge di Einstein (E=mC2) dove E rappresenta l’energia, m la massa e Cuna costante, la velocità della luce pari a circa 300.000 km/s.

La possibilità teorica che queste reazioni possano avvenire a freddo è controversa. Secondo i sostenitori delle teorie che permetterebbero tale fenomeno, è necessario avvicinare i nuclei atomici di deuterio e trizio a distanze tali da vincere la reciproca forza di repulsione dei nuclei. Tuttavia, diversamente dalle reazioni di fusione termonucleare “calda”, essi affermano che si può raggiungere lo stesso risultato spendendo molta meno energia, grazie allo sfruttamento di un catalizzatore, come il palladio.

Video1

http://www.youtube.com/watch?v=e-oROrwpX2I&w=560&h=420&rel=0

L’ESPERIENZA ITALIANA

Anche in Italia gli studi in merito fervono e i risultati non mancano. Infatti, il 28 ottobre scorso Andrea Rossi ha mantenuto la prima delle sue promesse. In un container alla periferia di Bologna, l’ingegnere inventore della nuova fusione fredda italiana, ha presentato una mini centrale termica da un megawatt, apparentemente funzionante. È composta da 107 E-Cat (“Energy Catalyzer”), cioè catalizzatore di energia, il misterioso apparato che è il cuore della sua macchina e che consente di produrre, fino a 27 kW termici, attraverso una reazione di fusione nucleare (diversa dalla fissione delle tradizionali centrali nucleari) tra nichel e idrogeno, SENZA RADIAZIONI O SCORIE.

È davvero la soluzione dei tanti problemi energetici del pianeta, come qualcuno pensa?

Le prove non sono ancora sufficienti. Anche se la cosiddetta LENR, “Reazioni nucleari a debole energia”, e il fenomeno su cui è basata, ha ormai molti riscontri: in fenomeni come la cavitazione, il plasma elettrolitico o la sonoluminescenza.

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TOKAMACK (prof. BETTO)

Un tokamak è una macchina di forma toroidale che, attraverso il confinamento magnetico di isotopi di idrogeno allo stato di plasma, crea le condizioni affinché si verifichi, al suo interno, la fusione termonucleare allo scopo di estrarne l’energia prodotta. (Wikipedia).

Schema del Tokamack

L’idea è quella di realizzare un campo magnetico ad anello intorno a una forma geometrica a ciambella che impedisce alle particelle di uscire restando così confinate all’interno dello spazio magnetico. Il campo magnetico ad anello viene chiamato in linguaggio tecnico campo toroidale.

In un tokamak, come condizione iniziale viene creato un vuoto spinto o ultraspinto, mediante apposite pompe a vuoto. L’accensione della corrente di plasma nel contenitore toroidale avviene in tre tempi:

  1. si immette corrente nelle bobine di campo toroidale;
  2. viene immessa una piccolissima quantità di gas (generalmente una miscela di deuterio e trizio) di cui si vogliano studiare le proprietà.
  3. si immette corrente nel solenoide centrale, che occupa il buco centrale del toro, creando un flusso nel nucleo del Tokamak: esso costituisce il circuito primario di un trasformatore, di cui il toro costituisce il circuito secondario;

Gli atomi neutri vengono ionizzati, si crea una scarica con elettroni via via più numerosi per effetto degli urti fra elettroni e atomi neutri. Il gas non è più neutro, ma è diventato plasma: a questo punto la corrente elettrica, per effetto Joule, riscalda il plasma a temperature anche molto elevate (qualche milione di gradi).

La speranza è quella di poter estrarre energia da fusione nucleare, senza che questa rilasci scorie radioattive, né sia passibile di esplosioni o fughe di radiazione e in tal senso è un’energia completamente “pulita”.

Video1

http://www.youtube.com/watch?v=bA9r1UWwQlU&feature=related&w=560&h=420&rel=0
Nov 212011
 

Saipem 10000 è una nave di perforazione petrolifera, l’unica facente parte della flotta della Saipem, società del gruppo ENI, che opera nel mondo in aree on-shore e off-shore, talvolta anche particolarmente ostili, ed esegue, per conto delle più note aziende petrolifere, importanti campagne di perforazione in Europa, nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, nell’Africa Settentrionale e Occidentale, in Medio ed Estremo Oriente e nelle Americhe.

SAIPEM 10000 è stata progettata per l’esplorazione e lo sviluppo di giacimenti di idrocarburi con pozzi in profondità fino a 10000m e per operare in posizionamento dinamico in acque profonde fino a 3000m.

La nave ha un dislocamento di 97000t, è lunga 228m, larga 42m e alta all’incirca 120m inclusa la torre di perforazione. E’ dotata di attrezzature di perforazione, di sistemi di sicurezza e di protezione ambientale molto avanzati. Una caratteristica importante risiede nella capacità di stoccaggio di greggio fino a 140000 barili. La nave, infatti, è in grado di tenersi in posizione senza l’ausilio di ancore con la massima stabilità operativa grazie a 6 propulsori orientabili Wartsila da 7.000 kW ciascuno gestiti da computer collegati ad un sistema GPS che, consentono di compensare in tempo reale gli effetti di vento, onda e corrente.
Il modulo alloggi può ospitare fino a 160 tecnici in un ambiente altamente confortevole e comprende cabine, uffici, spogliatoi, locali vari e di ricreazione, cambusa e mensa oltre ad un ospedale e ad una infermeria. La nave dispone di un eliporto che può accogliere i più grandi elicotteri di tipo commerciale.

La nave è stata costruita nei cantieri coreani Samsung e consegnata nel 2000. Batte attualmente bandiera delle Bahamas.

DATI TECNICI

Dimensioni

  • Lunghezza: 228 m.
  • Larghezza: 42 m.
  • Pescaggio: 19 m.
  • Dislocamento: 96.455 t.

Possibilità operative 

  • Fondale massimo: oltre 10.000 piedi;
  • Profondità massima di perforazione: oltre 30.000 piedi;

Torre di perforazione 

  • Dimensioni alla base: 80 x 60 piedi
  • Dimensioni alla sommità: 60 x 20 piedi
  • Altezza: 200 piedi
  • Portata del gancio: 2.000.000 libbre
  • Dotata di sistema automatico di aggancio e rimozione in grado di manovrare dalle aste di perforazione (drill pipes) del diametro di 31/2pollici fino ai tubi di rivestimento (casing) del diametro di 13 3/8pollici;
  • Tavola rotary con apertura massima di 601/2pollici, azionata da un motore idraulico, con massimo carico di 907 t.

Altra attrezzatura operativa 

  • 4 gru con portata di 85 t. con braccio a 18,4 m.
  • Argano principale con freno a rigenerazione e freno a singolo disco, azionato da 3 motori elettrici da 1.420 HP ciascuno
  • Piattaforma di atterraggio per elicotteri;
  • Strutture residenziali per un equipaggio di 172 unità (l’equipaggio in condizioni operative normali è di 160 unità).

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Alunno/i autore/i dell’articolo:
C. CASTORINA-E. MUSCATO-E. LAURITANO-E. CORSELLI-G. REALI-E. PUGLISI
Classe e Anno: Argomento di Riferimento:
Terza D – 2012/13 PETROLIO
Nov 152011
 

Una nuova tecnologia sviluppata presso la facoltà di ingegneria della Northwestern University, pare possa rivoluzionare il mondo degli smartphone come noi li conosciamo. Infatti, gli ingegneri hanno trovato il modo per rendere molto più efficienti le attuali batterie agli ioni di litio utilizzate per far funzionare i nostri attuali telefonini. Questi, hanno lavorato su uno degli elettrodi della batteria, l’anodo (elettrodo sul quale avviene una reazione di ossidazione), riuscendo a garantire una durata superiore di circa dieci volte rispetto alle attuali batterie e ad abbattere i tempi di ricarica della stessa quantità. Questo ha consentito loro di aumentare la longevità delle batterie fino a 5 volte. In pratica una ricarica basterà per una settimana di lavoro e in pochi minuti la batteria sarà ricaricata e nuovamente pronta all’uso.

Una batteria agli ioni di litio viene caricata dagli elettroni che si muovono all’interno dell’elettrolito verso l’anodo. Più ioni di litio è possibile stoccare in ogni anodo, maggiore sarà la densità energetica della batteria, ossia la sua durata. Ad esempio, oggi le attuali batterie utilizzano un anodo composto da grafene che permette di immagazzinare un atomo di litio per sei atomi di carbonio. Utilizzando silicio al posto del carbonio si è aumentata questa densità, stoccando 4 atomi di litio per ogni atomo di silicio. Purtroppo, però, durante questo processo di ricarica la struttura del silicio si frattura per cui si ha una perdita progressiva di carica.

Il capo di questo promettente progetto è il professor Harold H. Kung, e i suoi studi hanno dato risultati entusiasmanti. In pratica, si è operato creando fori di dimensioni comprese tra 10 e 20 manometri, nei fogli di grafene, per velocizzare il processo di carica fino a 10 volte. Ottimizzato questo elemento, si lavorerà sul catodo e sull’elettrolito in modo da evitare che questo possa esplodere in caso di surriscaldamento.

C’è ancora molto da fare, ma i risultati dicono che siamo sulla buona strada. Non ci resta che stare a guardare e aspettare i risultati di questo lavoro.

Nov 082011
 

Le Proiezioni Ortogonali sono una tecnica di rappresentazione che consente di visualizzare un oggetto anche tridimensionale sul piano bidimensionale (il foglio da disegno). Si tratta di proiettare secondo tre punti di vista lo stesso oggetto, ortogonalmente (perpendicolarmente) a tre diversi piani, ottenendo così tre diverse viste, una dall’alto chiamata pianta, una frontale chiamata prospetto e una laterale chiamata profilo.

E’ una tecnica di disegno abbastanza antica, nasce ad opera di Gaspard Monge, studioso francese che teorizzò questo sistema rappresentativo per finalità militari tanto che inizialmente era considerato segreto.

Le proiezioni ortogonali, consentono di avere una visualizzazione chiara e intuitiva dell’oggetto da rappresentare, ma anche la sua quotatura, tracciando sul disegno le sue misure principali ossia, lunghezza, larghezza e altezza.

Per eseguire una proiezione ortogonale abbiamo, quindi, bisogno di tre elementi: l’oggetto, i piani di riferimento e il punto di vista.

Eseguire una proiezione ortogonale di un oggetto, significa in pratica, guardarlo da tre differenti punti di vista e disegnare sul foglio ciò che vediamo. Nella esecuzione di una proiezione ortogonale, l’oggetto e i piani di riferimento non dovranno mai essere modificati, ciò che cambierà ogni volta è soltanto il punto di vista da cui osserviamo l’oggetto.

Se consideriamo un oggetto, nell’esempio una barca a vela, dobbiamo fissare tre punti di vista, cioè i punti da cui lo osserveremo. Questi saranno sempre gli stessi: dall’alto, di fronte e di lato.

Scelto l’oggetto e fissati i punti di vista da cui guardarlo, rimane da capire come posizionare i piani di riferimento. Immaginiamo allora che, i tre piani di riferimento siano i tre lati di una scatola (la base e due pareti). Posizioniamo l’oggetto al centro di questa scatola, come nella figura qui a lato.

Ricordiamo che abbiamo scelto tre viste, dall’alto, di fronte e di lato e che la proiezione dovrà sempre essere perpendicolare ai tre piani. Per comprendere meglio questo procedimento, immaginiamo di illuminare l’oggetto da tre direzioni che coincidono con i punti di vista. L’oggetto, proietterà allora tre diverse ombre ognuna su un piano di riferimento.


Vista dall’alto

1 – Poniamo la sorgente luminosa in alto sopra l’oggetto. La barca proietterà la sua ombra sul piano sottostante che, per la sua posizione prenderà il nome di PIANO ORIZZONTALE. L’esempio qui a sinistra chiarisce meglio il concetto.


Vista di fronte

2 – Spostiamo la sorgente luminosa frontalmente all’oggetto; questo proietterà un’altra ombra sul piano posto alle sue spalle. Questo piano prende il nome di PIANO VERTICALE perchè disposto ortogonalmente a quello precedente.


Vista laterale

3 – Spostiamo, infine, la sorgente luminosa di fianco all’oggetto. Questo, proietterà un’ombra sul piano posto di lato che prende il nome di PIANO LATERALE.


Come detto precedentemente, l’oggetto e i piani di riferimento non debbono essere mai spostati; l’unica cosa che può cambiare la propria posizione è la sorgente luminosa che, coincide con il punto di vista dell’osservatore, cioè con il nostro occhio.

Proiezioni

Congruenza proiezioni

L’oggetto proietta sui piani di riferimento le sue tre ombre. Come si vede nel secondo schema, le tre proiezioni sono tra di loro legate (congruenti) perché riferite tutte allo stesso oggetto posizionato nella medesima posizione.

Fin qui abbiamo rappresentato un oggetto attraverso tre sue proiezioni su tre differenti piani di riferimento tra loro perpendicolari. Ora dobbiamo trasferire questa rappresentazione tridimensionale sul piano bidimensionale del foglio da disegno.

Immaginiamo di far coincidere il Piano Verticale (P.V.) della nostra scatola tridimensionale con il nostro foglio da disegno come nell’esempio 1 qui sotto:

1 – Clicca per ingrandire

A questo punto ruotiamo di 90°, attorno all’asse che lo unisce con P.V., il Piano Laterale (P.L.) fino a farlo divenire complanare con il P.V. come in figura 2:

2 – Ribaltamento del Piano Laterale

Infine, ruotiamo il Piano Orizzontale (P.O.) di 90°, attorno all’asse che lo unisce al P.V., fino a far diventare anch’esso complanare a P.V. stesso, come in figura 3:

3 – Ribaltamento del Piano Orizzontale

Ribaltati i piani, questi, si trovano ad essere tutti complanari cioè, giacenti su di uno stesso piano, come avviene sul nostro foglio da disegno. Vediamo di seguito il risultato finale della proiezione ortogonale della nostra barca (oggetto):

Proiezione ortogonale

 

 

 

 

 


GUARDA I VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=YEyGoNsT4xI
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Nov 022011
 

Due giorni fa, l’ex CEO (Chief Executive Officer) di Microsoft, Bill Gates, ha partecipato ad un’intervista su ABC News, durante la quale gli è stato chiesto di commentare le affermazioni rilasciate da Steve Jobs nella biografia ufficiale scritta da Walter Isaacson. In particolare gli è stato chiesto di soffermarsi sulla parte in cui afferma che Bill Gates non ha mai avuto idee originali e che si è arricchito solamente strappandone ad altri.

La risposta di Gates è stata abbastanza pesante. Ha detto che con Steve Jobs c’è stata una lunga storia e che la loro relazione da colleghi, trasformatasi poi in concorrenziale, è stata difficile, ma non ha dato alcuna colpa a Steve. Ciò che non convince molto è l’affermazione riguardo la creazione del Mac che, Gates, dice di essere un risultato della sua mente e di quella di Jobs.

Forse è esagerato affermare che abbia rubato solo idee altrui, ma da qua a dire che il Mac è una creazione di entrambi è paradossale. Ecco un passo dell’intervista:

Beh, Steve ed io abbiamo lavorato insieme, creando il Mac. Molta gente lavorava su di esso. Così, nel corso dei 30 anni abbiamo lavorato insieme, ha detto un sacco di cose belle su di me, ma anche un sacco di cose difficili da digerire. Voglio dire, ha dovuto affrontare più volte il fatto che i propri prodotti fossero venduti a prezzi così alti da non potersi neanche affacciare sul mercato. Quindi, il fatto che noi (di Microsoft) avevamo successo grazie ad elevati volumi di prodotti e una gamma di prezzi molto varia (dovuta alla collaborazione con più società), probabilmente non gli è mai andata giù.

In varie occasioni si è sentito assediato. Si sentiva come se fosse il buono e noi i cattivi. Molto comprensibile. Io rispetto Steve, abbiamo avuto modo di lavorare insieme. Ci siamo stimolati a vicenda, anche come concorrenti. Niente di tutto ciò mi preoccupa.

In quest’ultima affermazione forse c’è più di un minimo di verità. Steve, per come è stato ritratto negli anni, da film, articoli, biografie, ma anche dalle battute che lanciava dal palco dei suoi keynote, sentiva molto la pressione e la competitività dei propri concorrenti. Già nei primi anni il più grande nemico era IBM, un obiettivo da eliminare ad ogni costo perché considerato il cattivo per eccellenza, “gli uomini in giacca e cravatta” come li definiva lui. Jobs era un rivoluzionario e aveva idee tutte sue che, il presente ci dimostra, sono state davvero grandi e di grande successo.

Ovviamente, in questo campo buoni e cattivi non esistono; ma che Bill abbia fatto giochi sporchi, soprattutto con Steve, non ci piove. Ma anche Jobs, ricordiamo, prese spunto da altre idee per lo sviluppo di alcuni prodotti. Nonostante questo, non si può sostenere che Jobs e Gates abbiano lavorato insieme nello sviluppo del  Mac, ma con ruoli del tutto differenti. Non si può dire assolutamente che Gates divida il ruolo di creatore col genio di Cupertino.

Articolo scritto e pubblicato su www.lindano.com da Andrea Adesso (3I)